Lecco: in basilica illustrato il restauro dell'antico dipinto dedicato a San Carlo Borromeo

Nella basilica di San Nicolò a Lecco è tornata a risplendere una delle sue opere più preziose: il dipinto ''San Carlo Borromeo in adorazione di Cristo morto'', realizzato intorno al 1615 da Gerolamo Cotica da Premana. L’occasione della presentazione ufficiale del restauro, tenutasi nella serata di domenica, ha riunito studiosi, restauratori e fedeli in un momento di riflessione e di gratitudine per un patrimonio che, ancora oggi, sa parlare alla comunità.
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L'opera oggetto del restauro

Ad aprire l’incontro è stato monsignor Bortolo Uberti, che ha sottolineato come la fede non si trasmetta solo attraverso la parola o la liturgia, ma anche attraverso l’arte, l’architettura e la bellezza. ''I nostri antenati ci hanno lasciato opere che comunicano la fede – ha detto – e custodirle è nostro dovere, ma anche nostro compito è crearne di nuove. L’arte è un linguaggio che racconta Dio, e ogni tempo deve esprimere il proprio volto dell’Eterno''.
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Monsignor Bortolo Uberti fra il maestro Giacomo Luzzana e Giovanna Virgilio

Giacomo Luzzana
, restauratore dell’opera, ha poi illustrato gli interventi eseguiti, descrivendo con semplicità e passione il lavoro di recupero.
''Un’opera d’arte comincia a vivere davvero quando la si cura – ha spiegato il maestro  – Abbiamo operato con delicatezza, senza forzare il colore, cercando di restituire alla tela la sua luce originale. Il tono cromatico ora è più pieno''.
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L’intervento di restauro, come illustrato anche nella documentazione esposta, ha previsto la pulitura delle vernici alterate, la rimozione di vecchie foderature inidonee, la sutura di una lacerazione nella parte inferiore e la sostituzione del telaio con una nuova intelaiatura in legno. Operazioni minuziose che hanno permesso di restituire alla tela la sua tensione e la sua integrità, restituendola finalmente alla contemplazione dei fedeli.
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A seguire, la storica dell’arte Giovanna Virgilio ha tracciato un profilo storico e spirituale dell’opera, sottolineando come essa rappresenti una precoce testimonianza del culto di San Carlo a Lecco, a pochi anni dalla sua canonizzazione avvenuta nel 1610.
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''Questa tela – ha ricordato – richiama una consuetudine che nel Seicento era viva nel Duomo di Milano, dove ogni anno venivano esposti i grandi quadroni raffiguranti la vita e i miracoli del santo. Ma qui San Carlo è rappresentato in modo diverso, più raccolto, più meditativo: in adorazione di Cristo morto, come nell’episodio della sua visita al Sacro Monte di Varallo, quando, poco prima della morte, sostava in preghiera davanti alla statua del Cristo deposto''.
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L’opera, attribuita a Gerolamo Cotica da Premana, pittore lombardo e terziario francescano attivo tra il 1580 e il 1628, è intrisa di un’intensa spiritualità francescana, che si manifesta nella dolcezza dei toni e nella sobria compostezza della scena.
Come ha spiegato Virgilio, ''il gesto di San Carlo non è solo un atto di penitenza, ma un atto d’amore e di abbandono, un dialogo silenzioso tra il santo e il Cristo morto, che diventa per lo spettatore un invito alla meditazione''.
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Il dipinto, ora collocato nella prima cappella sulla sinistra, torna così a occupare il suo posto nel cuore della basilica, come segno tangibile di una memoria che si rinnova. Nelle parole dei relatori e nello sguardo di chi ha assistito alla presentazione, si è colta la consapevolezza di un legame profondo tra arte, fede e comunità: un’eredità da custodire, ma anche un orizzonte da continuare a costruire.
G.D.
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