Lecco: omaggio a Graziano Tubi a duecento anni dalla nascita

Si è svolto nel pomeriggio di sabato 8 novembre, nel salone Neogotico di Officina Badoni a Lecco, il piccolo convegno/spettacolo dedicato al bicentenario di Graziano Tubi organizzato dall’Associazione Giuseppe Bovara – “Archivi di Lecco e della Provincia” in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Lecco e con il patrocinio di Officina Gerenzone aps e di Confindustria Lecco Sondrio.
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Nel corso di due ore, molto intense, sono state presentate al numeroso pubblico intervenuto alcuni aspetti che caratterizzarono la vita e l’operato di Graziano Tubi (1825-1904) industriale, meccanico, inventore, enologo (e altro ancora) di origini milanesi ma diventato lecchese d'adozione dopo il 1868, quando impiantò a Lecco la nota fabbrica per la costruzione di armonium. Presente anche una delegazione del comune cremonese di Agnadello, legatissimo alla memoria di Tubi (vi possedeva una grande filanda che dava lavoro a tutto il paese) e di sua madre, Angela Sansoni, alla quale è dedicato l’asilo locale.
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L’incontro è stato introdotto dal saluto dell’ingegnere Adriano Alderighi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Lecco, che ha ricordato il trentesimo del sodalizio professionale ringraziando per il coinvolgimento in questo particolare evento dedicato a un personaggio che non era ingegnere (Tubi si laureò in legge) ma che volle approfondire per conto suo (e a proprie spese) le materie meccaniche – tanto da essere chiamato nei documenti "Signor Ingegnere". Il coinvolgimento dell'Ordine e dei numerosi ingegneri intervenuti si giustifica del resto per la ricorrenza, nelle vicende biografiche di Tubi, dei concetti di “formazione” e di "progresso civile", valori che tuttora sono importanti per lo sviluppo positivo della società.
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Filo conduttore dell’incontro è stato il diario scritto nel 1857 da Tubi durante il suo viaggio in Algeria, letto in diversi momenti da Gianfranco Scotti che con la sua interpretazione ha calato gli ascoltatori ne’atmosfera vivacemente descritta dall'allora giovane imprenditore milanese. Lo ha affiancato con pezzi musicali suonati all’armonium (uscito peraltro dalla celebre ditta fondata nel 1868/69 da Graziano a Lecco nella via che ancora porta il suo nome) dal maestro Marco Dell’Oro, che ha anche spiegato l’origine e la meccanica di questo particolare strumento.
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I molteplici aspetti di Tubi sono stati raccontati e approfonditi da diversi relatori: Umberto Calvi ha ricostruito i tratti biografici del personaggio e la esperienza di formazione, cominciata nella casa paterna (ancora si conservano i giochi da tavolo che gli vennero regalati per “esercitare” la mente).
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Matteo Possenti ha illustrato la complessa vicenda dell’elice applicata alle locomotive per il superamento delle pendenze: una vera e propria sfida tecnologica che vide concorrere diverse società, salvo poi cadere a vuoto per problemi di pratica realizzazione. Paolo Colombo ha invece commentato l’opuscolo firmato da Tubi dedicato a una prima analisi urbanistica del territorio di Lecco, rimarcando come le criticità rilevata da Tubi sono state completamente disattese generando un tessuto urbano disordinato e confuso, ancora in attesa di una propria identità.
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Della notoria filantropia di Tubi in campo musicale si è occupata Anna Maria Molinari che ha narrato la particolare vicenda riguardante la genesi dell’opera I Promessi Sposi di Errico Petrella, arrivata a compimento grazie al generoso sostegno economico di Tubi che intervenne di sua tasca non solo finanziando il lavoro operistico  ma regolando il conto salato presentato dalla famiglia Scola per la permanenza del compositore in Villa Manzoni.
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Francesco D'Alessio ha sottolineato la precocità di Graziano nel mettere l'accento, in qualità di Deputato del Regno, sulle problematiche connesse alla sicurezza nei luoghi di lavoro, lamentando la scarsa formazione degli operai nel campo della sicurezza e sottolineando la necessità di istituire una commissione esterna di vigilanza.
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Al termine del partecipato incontro è stato offerto un simpatico e cospicuo buffet ispirato alla cultura algerina e dedicato all’opera rossiniana “L'italiana in Algeri”: il modo giusto per concludere la celebrazione di un personaggio che, come ricordava l’amico scapigliato Vespasiano Bignami, era sì schivo ma pronto ai momenti conviviali con gli amici.
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