Lezzeno: gli alpini ricordano i Caduti e il 'loro' don Carlo

Come ormai da tradizione, le penne nere lecchesi, questa mattina, al santuario di Lezzeno, a Bellano, hanno onorato il ricordo dei Caduti delle guerre e la memoria liturgica di don Carlo Gnocchi. 
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Sotto una pioggia incessante, gli alpini e le autorità presenti, hanno deposto un omaggio floreale al cippo commemorativo, prima di prendere posto all'interno per le allocuzioni e la funzione religiosa. 
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Primo a prendere la parola è stato il capogruppo Virgilio Vanalli che ha voluto ricordare don Gnocchi: "non fu solo un sacerdote ma un cappellano alpino, un compagno di marcia, un testimone del dolore e della grandezza umana. Fu accanto ai soldati sul fronte greco-albanese, sotto la neve della Russia, tra i feriti, i morenti, i dispersi. Non portava armi, ma portava conforto. Non dava ordini, ma dava speranza". Ha continuato ricordando come il cappellano al suo ritorno "portò con sé il volto dei suoi alpini, il peso delle loro sofferenze, il dovere di continuare a servire". Ha inoltre spiegato come questo sacerdote insegnò un sacrificio "mai inutile", operando con dei "gesti d'amore che continuano ancora oggi". 
Facendo riferimento a questo Vanalli ha indicato gli alpini come "testimoni di un sacrificio che non si chiude nella memoria, ma si apre alla solidarietà, in quanto custodi di valori che non arrugginiscono ovvero, onore, servizio, amicizia". Ha più raccontato come la fede di don Carlo fosse fatta di passi, camminando accanto agli alpini e inginocchiandosi accanto ai feriti, rialzandosi per costruire. Una fede - ha aggiunto ancora rivolgendosi ai commilitoni - che "cammina nei vostri cappelli con la penna, nei vostri canti, nei vostri abbracci". Ha terminato chiedendo di prendere don Gnocchi come esempio per essere "uomini di pace, di servizio e di fede".

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L'assessore Stefano Calvasina, al microfono, ha sottolineato come "la storia, il ricordo e la solidarietà siano azioni concrete che rendono la comunità più unita e solidale". Ha poi annunciato che l'anno prossimo - terminato l'iter legislativo - proprio nella frazione di Lezzeno, verrà dedicata una via a don Carlo Gnocchi, visto che all'interno del santuario è conservata una reliquia dello stesso. 
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Mattia Micheli, vicepresidente della Provincia di Lecco nel proprio intervento ha rimarcato come la presenza delle istituzioni sia "importante per sottolineare l'impegno costante degli alpini" sostenendo come gli stessi "rappresentano i nostri valori".
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Pierluigi Artana, sindaco di Pasturo e assessore alla protezione civile della comunità montana Valsassina, Val d'Esino, Valvarrone e Riviera ha raccontato la vita di don Carlo che, fin da piccolo, è stato messo di fronte a diverse perdite familiari, subito dopo è stato colpito da una malattia che lo ha portato lontano da casa per le cure, poi si è avvicinato alla fede ed è sempre rimasto vicino a quanti stessero soffrendo, sia in guerra che dopo. Una vita - quella di don Gnocchi - che è stata un continuo reinventarsi, con la malattia che ha fatto da sfondo a molti testi medici e l'espianto degli organi - donò le cornee - che portò alla legge sui trapianti. E' stato insomma uomo, un alpino, che è sempre stato presente, in diverse manifestazioni e momenti, come ciò che fanno le penne nere. 
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La chiosa è spettata al presidente della sezione ANA di Lecco, Emiliano Invernizzi che ha spiegato il senso della giornata odierna, ovvero, onorare quanti sono caduti nella storia che ha permesso a tutti noi di essere qui oggi. Una pace, conquistata con dolore, che dobbiamo sempre ricercare.
M.A.
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