Matrimoni di comodo con cinesi: prosciolti due lecchesi

Con una sentenza di doppio proscioglimento, la Corte d’Assise d'Appello di Milano ha ribaltato il verdetto di primo grado dell’inchiesta "Promessi Sposi", dichiarando il “non doversi procedere” nei confronti dei lecchesi Marco Sirianni e Michela Mannina per intervenuta prescrizione, previa derubricazione del reato in contestazione da favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata ad ipotesi di reato “semplice”. 
L’inchiesta, nata nel 2014 dall’Ufficio Immigrazione della Questura di Lecco su matrimoni sospetti tra italiani e cinesi celebrati tra Olginate e Calolziocorte (condotte collocate fra il 2011 e il 2013), aveva portato allo smantellamento di una rete per l’ingresso e la permanenza illegale di cittadini cinesi tramite unioni con cittadini italiani compiacenti, assunzioni fittizie e contratti di locazione altrettanto fasulli, tutti presupposti per ottenere permessi di soggiorno.
In primo grado, la Corte d’Assise di Milano (nel febbraio di quest'anno) aveva condannato Sirianni (calolziese, classe 1980, difeso dall'avvocato Massimo Grandona) a 7 anni e Mannina (di Bulciago, classe 1989, assistita dall'avvocato Ilaria Guglielmana del foro di Lecco) a 4 anni. I due, che pure avevano contratto matrimonio in Cina con soggetti stranieri, erano stati ritenuti responsabili di aver pianificato, organizzato e finanziato matrimoni di comodo fra cittadini italiani e cinesi. Secondo il quadro accusatorio proposto dalla pubblica accusa, ogni regolarizzazione portata a termine rendeva almeno 500 euro a operazione.
Era stato invece mandato assolto già in primo grado un terzo lariano, Giovanni Ripamonti.  
Nella scorsa settimana la pronuncia della Corte d’Assise d'Appello, che ha derubricato l’imputazione in favoreggiamento semplice, con conseguente estinzione dei reati per decorrenza dei termini di prescrizione.
F.F.
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