Lecco: lo SPI Cgil in piazza per un welfare pubblico equo

Questa mattina, come in altre città, il sindacato pensionati della CGIL Lecco è sceso in piazza per rivendicare i diritti e ribadire bisogni, necessità, difficoltà della categoria di coloro che sono a “riposo” dal mondo del lavoro e che chiedono una sanità pubblica equa e universale, un potere di acquisto che non sia svilito ma al passo con i tempi.
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In piazza XX settembre una rappresentanza, guidata dal segretario generale Diego Riva e la segretaria di categoria Giuseppina Cogliardi, ha così posizionato il gazebo e ha iniziato, a partire dalle 9.30 un volantinaggio incontrando la popolazione e spiegando le ragioni di questo “presidio”.
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Giuseppina Cogliardi
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“Tutti i giorni come volontari siamo presenti nelle sedi del sindacato per raccogliere i bisogni degli iscritti e dare risposte” ha spiegato Giuseppina Cogliardi. “Oggi dedichiamo questa giornata ai problemi di noi pensionati. Ci sentiamo anzitutto sempre più poveri, con pensioni che non aumentano e non riescono a far fronte alle spese quotidiane. L’inflazione galoppa, il potere di acquisto è sempre più basso. Abbiamo poche tutele e tante preoccupazioni, a partire dal tema della salute che, con l’avanzare dell’età, diventa sempre più pressante e costringe e rivolgersi al privato poiché il pubblico non è in grado di dare risposte tempestive e adeguate. Ci sono poi la questione delle case di riposo, con rette altissime e non sostenibili a fronte del livello delle pensioni, e la tematica della non autosufficienza con una legge che non ha ancora avuto copertura economica”.
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Diego Riva con Luigia Valsecchi (segretaria organizzativa SPI)
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A prendere la parola è stato il segretario generale Diego Riva che ha spiegato come il presidio odierno sia propedeutico allo sciopero generale indetto per il 12 dicembre.
“Vogliamo spiegare alla cittadinanza che incontriamo nelle piazze che i bisogni delle persone anziane sono collegati ai bisogni dei giovani e dei lavoratori. La situazione nel nostro Paese non va bene. Si pensi alla pressione fiscale dove sono i soliti noti a pagare, cioè i pensionati e i lavoratori. E dove l’evasione si mangia una fetta di risorse che potrebbero essere recuperate per il welfare pubblico. Le risorse, invece, che si trovano vengono sempre dalle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”.
S.V.
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