Lecco in tanti per le mummie e 'Conservare la memoria'

Grande (ma anche inaspettato, vista la tematica particolare) riscontro di pubblico ha avuto l’iniziativa “Conservare la memoria", proposta dall'Associazione Giuseppe Bovara – Archivi di Lecco e della Provincia e da Officina Gerenzone aps col patrocinio del Comune di Lecco.
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Il progetto, coordinato dagli assessori alla Cura della città e Lavori pubblici Maria Sacchi e ai Servizi istituzionali e generali Roberto Pietrobelli, ha avuto come obiettivo la “conservazione" della memoria, intesa nell’accezione di cura e doveroso rispetto verso i cimiteri che, al di là del mero e comunque importante aspetto artistico, rappresentano e simboleggiano in ogni città lo scrigno dei propri valori identitari.
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Il primo momento si è svolto venerdì sera con la presentazione del saggio Lo spazio di un mattino, dedicato alla mummia “più bella del mondo” ovvero Rosalia Lombardo (tuttora esposta presso le celebri Catacombe dei Cappuccini di Palermo), mancata all’età di due anni ed eternata per volere dei genitori dall’imbalsamatore Salafia.
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Presente eccezionalmente l’autore, il prof. Dario Piombino-Màscali dell’Università di Vilnius che, in dialogo con Umberto Calvi, ha sviluppato una riflessione più generale sulle “mummie bambine”, presentando al folto pubblico intervenuto gli interessanti risultati biomedici e antropologici delle analisi condotte su un gruppo di infanti imbalsamati palermitani, dai quali emergono notevoli risultanze scientifiche su cause della morte, stato sociale ed abitudini nutrizionali.
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Il dialogo si è concentrato a seguire sull’esperienza del lecchese Carlo Vercelloni, ragioniere e naturalista per passione, fondatore del primo nucleo degli attuali Musei Civici. Partendo dall’esperienza di tassidermista (ovvero di imbalsamatore di animali destinati a uso scientifico e scolastico), Vercelloni ideò a fine Ottocento un metodo per conservare le persone mancate ai vivi senza bisogno di “toccarle”, come invece avveniva con i sistemi fino ad allora praticati.
Il sistema (basato a quanto riportano le fonti su una polvere che, collocata nella cassa, creava un’atmosfera chimica che accelerava il processo di mummificazione senza deformare i corpi) ebbe grande risonanza internazionale e il plauso degli ambienti clericali, giacché interveniva nell’acceso dibattito sulla cremazione, proponendo un’alternativa che “eternava” i feretri, salvandoli dallo sgradevole processo di decomposizione. La prima prova, autorizzata dalle autorità, fu condotta nel 1895 su un bambino spirato all’Ospedale Maggiore di Milano. L’esito fu positivo, tanto che nacque un società per produrre le “casse igieniche auto-conservatrici” di Vercelloni: primo “cliente” ufficiale fu il prevosto di Lecco Pietro Galli, morto nel 1902.
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Il secondo momento si è svolto il giorno seguente presso il Cimitero Monumentale di Lecco dove, per tutta la giornata (e col favore di uno splendido sole), si sono tenute delle passeggiate che hanno presentato ai numerosi visitatori non solo i lavori di messa in sicurezza da poco conclusi nell’ala est delle vecchie cappelle di famiglia ma anche diversi protagonisti dell’epopea industriale legata alla Valle del Gerenzone e al territorio lecchese come Natale e Giulio Mattarelli, Pio Scatti, Giuseppe Ongania, Giuseppe e Felice Cima.
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Con l’occasione è stato stampato da Paolo Cattaneo editore un pieghevole con l’indicazione di nove delle documentate “mummie” trattate col metodo Vercelloni attualmente ancora esistenti al Monumentale (non visibili perché chiuse entro loculi). I giri si sono comunque eccezionalmente conclusi con un saluto proprio alla più “piccola” di loro, ovvero il bambino che fu oggetto della prima prova testata da Vercelloni nel 1895 all’Ospedale Maggiore di Milano. Collocato nella suggestiva cappella centrale ottagonale allestita con il sostegno della Casa Funeraria Galli, perfettamente conservato e protetto da una teca lignea (fino almeno agli anni Quaranta era esposto al pubblico), ha letteralmente incantato i visitatori che coralmente l’hanno consacrato come una tra “le più belle mummie del mondo” oltreché bene culturale di eccezionale valore scientifico e umano. E, se per doveroso senso di riguardo, ne sono state vietate le fotografie, con grande rispetto è stato consentito a uno dei visitatori di posare un fiore ai suoi piedi.
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Le libere offerte raccolte nel corso di questo evento sono state interamente devolute al progetto di restauro della Diga del Paradone, promosso da Officina Gerenzone aps.
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