Lecco: vino per 10.000 euro pagato con un assegno 'a vuoto', la truffa in Aula

Si sarebbe fatto preparare una fornitura di vini pregiati con la scusa di dover preparare dei cesti natalizi per la propria azienda, pagando con un assegno, che, però, risultava collegato a un conto chiuso ormai dal 2015: è l'imputazione che pende davanti al Tribunale di Lecco nei confronti di D.G., milanese difeso dall'avvocato Marco Martini del foro di Monza. Il 46enne è accusato di truffa dalla Procura della Repubblica di Lecco.
I fatti, risalenti a dicembre 2020, si sarebbero consumati nei locali di una nota enoteca lecchese, ai danni di G.V e sua sorella O.V..
Oggi, in aula, dopo la recente scomparsa di entrambi, si è costituito parte civile (tramite l'avvocato Andrea Spreafico) il figlio di lei, che ha preso il suo posto anche nell'azienda di famiglia.
La titolare dell'attività – ha spiegato oggi in aula il marito di O.V., in qualità di testimone – a ridosso delle festività per l'Immacolata di cinque anni fa, aveva ricevuto tramite telefono un grosso ordine di vini di qualità da un sedicente conoscente del fratello (già malato da tempo): “Lui era felice perché nonostante la malattia era riuscito a rendersi utile” ha detto il testimone. “Era riuscito a portare un cliente”.
Dopo essersi accordato con O.V. per andare a ritirare la grossa partita di vini e cesti regalo, l'imputato, nella ricostruzione accusatoria, si sarebbe presentato in cantina a bordo di una Fiat 500 (“aveva detto che sarebbe venuto con un furgone, ma che si era guastato” ha ricordato il teste escusso quest'oggi) e avrebbe firmato un assegno per oltre 10 mila euro per poi andarsene con l'auto piena.
L'indomani era stato proprio il marito della signora O.V. a recarsi in banca per versare gli incassi dei giorni precedenti e incassare l'assegno in questione facendo poi l'amara sorpresa: il blocchetto da cui era stato staccato risultava collegato al conto corrente – bloccato dal 2015 - intestato ad una società che nulla c'entrava con D.A.
Pochi giorni dopo la denuncia sporta dai titolari dell'enoteca lecchese, l'uomo era stato rintracciato e fermato ad un posto di blocco a bordo dell'autovettura segnalata, che custodiva ancora nel baule una cassa da sei bottiglie semivuota. 
“Dopo le perquisizioni dei Carabinieri ci è stata restituita merce per un valore pari a 700 euro” ha spiegato il marito di O.V. “il resto della merce era andata persa o non si poteva più rimettere in commercio”.
A febbraio 2026 si tornerà in Aula per la chiusura dell'istruttoria.
F.F.
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