La vita è adesso. Per i lavori pubblici è sempre domani

In questo scorcio di chiusura dell’anno, oltre a riaprire il Teatro della Società di Lecco, dopo otto anni per restauri, non si può fare a meno di riflettere su un mondo in rapido cambiamento. I cinesi sono diventati i primi produttori di auto elettriche e hanno abbassato il livello di inquinamento dell’aria. A Pechino, se prima era impossibile vedere il blu del cielo, oggi si possono osservare le stelle: le candide stelle.

A Lecco, per costruire la disperata e patologica galleria della Lecco-Bergamo, ci vogliono quarant’anni – tre generazioni-.

Per fare un pezzo di ciclabile, tra la zona Pradello- Abbadia, altri decenni di sospiro e ciclisti morti. Poi ci si domanda come mai la produzione diminuisce e la gente non va a votare.

Lasciamo stare il monumento all’inutilità dell’ex Mutua – Prefettura-. É lì, immobile, come una sfinge imbalsamata che attende un colpo di fulmine per cadere al suolo e liberare dello spazio per lo stadio malconcio, che gorgheggia e scintilla, con il suo grande motore inquinante a diesel, che gioca con le ombre dei giocatori, come nel teatrino di Peter Pan.

La situazione di Villa Eremo, in dote all’ASST di Lecco, per essere curata e sistemata, è costretta a una lunga attesa. É come per le infinite file per un appuntamento: “ Mi scusi, l’agenda è chiusa, aspettiamo che si riapra”. Ma quando? “Non lo sappiamo, abbia un po’ di pazienza!”. Sì, ma sono mesi che aspetto l’Innominato; mi scusi, per trovarlo, devo fare la Scala Santa verso San Gerolamo?”

Ora, l’attesa è per il quarto ponte – una, due tre corsie…si vedrà come andrà la partita–.

Per non parlare della SS36. Lecco-Colico è un polmone infiammato, con catarro, muco che fatica a respirare: “ Dica trentatré, mi scusi, volevo dire trentasei “

L’elenco delle criticità è lungo, ma, alla fine dell’anno, bisogna essere buoni nello spirito, e accontentarsi della solita pista del ghiaccio, che piace tanto ai grandi e ai piccoli, e gironzolare tra le casette in piazza con qualche luminaria per immaginare di essere in un presepe vivente fatto di balocchi, dolci, profumi, orpelli vari. Poi, il gioco scenografico delle luminarie proiettate sulle facciate, offre uno scorcio di estraneazione dalla realtà: “ Dove parcheggio l’auto? Ho sbagliato, dovevo lasciarla a casa. Sono poco ecologico”.

Erano questi farlocchi pensieri che affastellavano la mia mente, seduto dalla postazione riservata, stampa, per l’apertura del Teatro della Società. Guardavo gli uomini –poche donne- che governano questa Provincia e città. Mentre dentro, giustamente, si festeggiava l’evento, fuori i cittadini erano a contatto con una serie di disagi storici, come il ritardo atavico del Palazzo di Giustizia in carico al Provveditorato Interregionale Per le Opere Pubbliche. È chiuso da vent’anni. Ci sono delle responsabilità storiche interconnesse tra le varie Istituzioni: il Comune fa quello che può.

In futuro, chiunque governi, è necessario che le Benemerenze Civiche valorizzino i cittadini attivi, in vita, che hanno dimostrato un valore aggiunto: insegnanti, professionisti, operatori culturali, operai, assistenti della cura, medici, studenti.

C’è un mondo di innovazione, creatività che richiede essere valorizzato. In memoria di, ne basta uno. Basta con i catafalchi.  È necessario valorizzare l’hic et nunc, per avvicinare il cittadino alla vita reale.

 “La vita è adesso/nel vecchio albergo della terra/ e ognuno in una stanza/ e in una storia/ di mattini più leggeri/ e cieli smarginati di speranza/e di silenzi da ascoltare/ e ti sorprenderai a cantare. (Claudio Baglioni)
Dr. Enrico Magni Psicologo, giornalista
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