Dervio-Esino: maltrattamenti durante le ore di religione? Il racconto in Aula di preside e genitori
E' proseguito quest'oggi al cospetto del collegio giudicante presieduto da Bianca Maria Bianchi – con a latere le colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta – il procedimento penale per ''maltrattamenti'' a carico di Francesco Cannavacciuolo, classe 1990, maestro di religione a Esino e Dervio durante l'anno scolastico 2017/2018.
Una vicenda giudiziaria che si trascina ormai da parecchio tempo. Se il fascicolo era originariamente approdato nel 2021 sulla scrivania dell'allora presidente della sezione penale del foro lecchese, Enrico Manzi, quest'ultimo dopo aver sentito le prime mamme chiamate a testimoniare in aula, aveva optato per la restituzione degli atti alla Procura affinché procedesse per l'ipotesi di reato di cui all'articolo 572 del codice penale, ben più grave di quella di "violenza privata" che sino a quel momento era contestata all'imputato.
A distanza di qualche tempo l'ingresso del palazzo di giustizia è stato varcato dagli ex alunni del docente, ragazzini oggi adolescenti (se non già maggiorenni), dai cui racconti sono scaturite le denunce che hanno portato all'apertura del fascicolo a carico dell'insegnante, ora 35enne e, già dall'anno successivo a quel 2017, non più in servizio nel lecchese.

Stamani ad accomodarsi sul banco dei testimoni è stata l'allora dirigente dell'istituto comprensivo di Bellano (di cui i plessi di Dervio ed Esino fanno parte ndr) Maria Luisa Montagna che nel rispondere alle domande postele dal pubblico ministero Chiara Stoppioni e dalle parti, ha ripercorso la delicata vicenda. Nel dicembre 2017, come riferito dalla preside, un'insegnante della primaria di Esino l'aveva informata di alcune confidenze da parte degli stessi alunni circa una condotta per così dire anomala dell'insegnante.
''I ragazzi non erano a proprio agio in classe'' ha detto la teste, spiegando di essersi recata a stretto giro alla stazione dei Carabinieri di Bellano per parlarne con l'allora comandante, il (compianto) luogotenente Doriano Furceri.
Seguì – proprio su consiglio del sottufficiale - un esposto scritto da parte della scuola, mentre la dirigente si premurò di contattare la scuola primaria di Dervio per testare la situazione e raccogliere altre eventuali segnalazioni. Se in un primo momento non parevano esserci criticità nella relazione degli alunni con il docente, poco alla volta emersero situazioni di disagio riportate alla scuola da alcuni genitori. Una vicenda esplosa intorno alla primavera, qualche settimana più tardi, con le famiglie allarmate e decise ad incontrare la preside per discutere la delicata questione.
''Feci anche una segnalazione alla Curia, chiedendo che venisse allontanato, ma ciò non avvenne. Seguì un periodo segnato da parecchie assenze da parte dell'insegnante e quindi manifestai anche il disagio per questa situazione che ci metteva in difficoltà'' ha aggiunto la dottoressa Montagna, spiegando di essersi recata personalmente in entrambi i plessi per monitorare la situazione, inviando poi al maestro un richiamo scritto, pur non avendo mai affrontato la situazione attraverso, ad esempio, un colloquio diretto con l'interessato, il quale ad un certo punto, consapevole delle ''accuse'' a suo carico, avrebbe manifestato un atteggiamento - per così dire -sfidante.

Terminata l'escussione della dirigente, ad accomodarsi dinnanzi al collegio sono state le mamme di tre alunni all'epoca dei fatti iscritti alla classe prima della scuola primaria di Dervio. ''Mia figlia non voleva più andare a scuola quando c'era l'ora di religione'' ha detto la donna, ricordando l'estremo disagio della figlia nel partecipare alla lezione tenuta dall'imputato. ''Scrissi alla preside e nel frattempo mi confrontai con altri genitori che vivevano una situazione simile''.
''Mia figlia non mi aveva detto nulla: venni a conoscenza della situazione da alcuni genitori'' ha affermato un'altra mamma, riferendo di atteggiamenti non appropriati da parte del maestro e di un clima di profondo disagio in classe.
''Da altre famiglie ho saputo che l'insegnante aveva preso in braccio mio figlio durante la lezione: quando ho chiesto conferma al bambino, inizialmente ha negato, ma in un secondo tempo è scoppiato a piangere, spiegandomi di non essersi sentito bene in quella circostanza'' il racconto di una terza mamma. ''Ha avuto incubi ripetuti e continui per diversi mesi, non voleva fare religione. Sono arrivata al punto di non sentirmi tranquilla: volevo che in aula ci fosse qualcun altro. Poi a seguito di una visita neuropsichiatrica ho deciso di esonerarlo dalla lezione''.
Una scelta quest'ultima, assunta anche da altre famiglie, allarmate dalla situazione e intenzionate ad evitare i contatti tra i loro figli e l'imputato.
Una serie di condotte – fra presunte urla ingiustificate, severità eccessiva e altri atteggiamenti ritenuti inappropriati – che l'insegnante non avrebbe però messo in atto alla scuola dell'infanzia di Dervio, altro plesso del medesimo istituto comprensivo con il quale collaborava.
Stamani dinnanzi al collegio sono sfilate infatti due ex colleghe del docente che hanno riferito di non aver raccolto alcuna segnalazione di criticità né dai bambini, né dai genitori, anzi considerando positiva l'esperienza in classe del maestro che teneva la propria lezione sempre alla presenza di altre colleghe, trattandosi di una figura esterna, che collaborava solo per qualche ora alla settimana.
''Apprezzavo la sua metodologia di insegnamento e il suo approccio: non è affatto semplice se non hai esperienze pregresse con bambini così piccoli'' ha detto una delle testimoni parlando di ''clima sereno''.
La lunga udienza odierna è stata aggiornata al prossimo 22 gennaio per l'escussione dei testi residui (inclusi quelli della parte civile), con l'istruttoria che proseguirà a maggio prima di avviarsi verso le battute finali.
Una vicenda giudiziaria che si trascina ormai da parecchio tempo. Se il fascicolo era originariamente approdato nel 2021 sulla scrivania dell'allora presidente della sezione penale del foro lecchese, Enrico Manzi, quest'ultimo dopo aver sentito le prime mamme chiamate a testimoniare in aula, aveva optato per la restituzione degli atti alla Procura affinché procedesse per l'ipotesi di reato di cui all'articolo 572 del codice penale, ben più grave di quella di "violenza privata" che sino a quel momento era contestata all'imputato.
A distanza di qualche tempo l'ingresso del palazzo di giustizia è stato varcato dagli ex alunni del docente, ragazzini oggi adolescenti (se non già maggiorenni), dai cui racconti sono scaturite le denunce che hanno portato all'apertura del fascicolo a carico dell'insegnante, ora 35enne e, già dall'anno successivo a quel 2017, non più in servizio nel lecchese.

Stamani ad accomodarsi sul banco dei testimoni è stata l'allora dirigente dell'istituto comprensivo di Bellano (di cui i plessi di Dervio ed Esino fanno parte ndr) Maria Luisa Montagna che nel rispondere alle domande postele dal pubblico ministero Chiara Stoppioni e dalle parti, ha ripercorso la delicata vicenda. Nel dicembre 2017, come riferito dalla preside, un'insegnante della primaria di Esino l'aveva informata di alcune confidenze da parte degli stessi alunni circa una condotta per così dire anomala dell'insegnante.
''I ragazzi non erano a proprio agio in classe'' ha detto la teste, spiegando di essersi recata a stretto giro alla stazione dei Carabinieri di Bellano per parlarne con l'allora comandante, il (compianto) luogotenente Doriano Furceri.
Seguì – proprio su consiglio del sottufficiale - un esposto scritto da parte della scuola, mentre la dirigente si premurò di contattare la scuola primaria di Dervio per testare la situazione e raccogliere altre eventuali segnalazioni. Se in un primo momento non parevano esserci criticità nella relazione degli alunni con il docente, poco alla volta emersero situazioni di disagio riportate alla scuola da alcuni genitori. Una vicenda esplosa intorno alla primavera, qualche settimana più tardi, con le famiglie allarmate e decise ad incontrare la preside per discutere la delicata questione.
''Feci anche una segnalazione alla Curia, chiedendo che venisse allontanato, ma ciò non avvenne. Seguì un periodo segnato da parecchie assenze da parte dell'insegnante e quindi manifestai anche il disagio per questa situazione che ci metteva in difficoltà'' ha aggiunto la dottoressa Montagna, spiegando di essersi recata personalmente in entrambi i plessi per monitorare la situazione, inviando poi al maestro un richiamo scritto, pur non avendo mai affrontato la situazione attraverso, ad esempio, un colloquio diretto con l'interessato, il quale ad un certo punto, consapevole delle ''accuse'' a suo carico, avrebbe manifestato un atteggiamento - per così dire -sfidante.

Terminata l'escussione della dirigente, ad accomodarsi dinnanzi al collegio sono state le mamme di tre alunni all'epoca dei fatti iscritti alla classe prima della scuola primaria di Dervio. ''Mia figlia non voleva più andare a scuola quando c'era l'ora di religione'' ha detto la donna, ricordando l'estremo disagio della figlia nel partecipare alla lezione tenuta dall'imputato. ''Scrissi alla preside e nel frattempo mi confrontai con altri genitori che vivevano una situazione simile''.
''Mia figlia non mi aveva detto nulla: venni a conoscenza della situazione da alcuni genitori'' ha affermato un'altra mamma, riferendo di atteggiamenti non appropriati da parte del maestro e di un clima di profondo disagio in classe.
''Da altre famiglie ho saputo che l'insegnante aveva preso in braccio mio figlio durante la lezione: quando ho chiesto conferma al bambino, inizialmente ha negato, ma in un secondo tempo è scoppiato a piangere, spiegandomi di non essersi sentito bene in quella circostanza'' il racconto di una terza mamma. ''Ha avuto incubi ripetuti e continui per diversi mesi, non voleva fare religione. Sono arrivata al punto di non sentirmi tranquilla: volevo che in aula ci fosse qualcun altro. Poi a seguito di una visita neuropsichiatrica ho deciso di esonerarlo dalla lezione''.
Una scelta quest'ultima, assunta anche da altre famiglie, allarmate dalla situazione e intenzionate ad evitare i contatti tra i loro figli e l'imputato.
Una serie di condotte – fra presunte urla ingiustificate, severità eccessiva e altri atteggiamenti ritenuti inappropriati – che l'insegnante non avrebbe però messo in atto alla scuola dell'infanzia di Dervio, altro plesso del medesimo istituto comprensivo con il quale collaborava.
Stamani dinnanzi al collegio sono sfilate infatti due ex colleghe del docente che hanno riferito di non aver raccolto alcuna segnalazione di criticità né dai bambini, né dai genitori, anzi considerando positiva l'esperienza in classe del maestro che teneva la propria lezione sempre alla presenza di altre colleghe, trattandosi di una figura esterna, che collaborava solo per qualche ora alla settimana.
''Apprezzavo la sua metodologia di insegnamento e il suo approccio: non è affatto semplice se non hai esperienze pregresse con bambini così piccoli'' ha detto una delle testimoni parlando di ''clima sereno''.
La lunga udienza odierna è stata aggiornata al prossimo 22 gennaio per l'escussione dei testi residui (inclusi quelli della parte civile), con l'istruttoria che proseguirà a maggio prima di avviarsi verso le battute finali.
G.C.














