PAROLE CHE PARLANO/258

Pomeriggio

Ecco una parola che non ha certo bisogno di spiegazioni, visto che la usiamo quotidianamente per indicare la parte del giorno che segue il mezzogiorno fino a sera. Deriva infatti dal latino post meridiem, dopo le ore dodici. Quel -meriggio deriva proprio da meridies e ci passa una particolarissima informazione: nella lingua d’uso comune, sopravvive il “dopo” di qualcosa che non si nomina quasi più, lasciando nella parola un piccolo fossile linguistico del passato.

In effetti, nell’italiano medievale, per indicare il mezzogiorno, troviamo varianti di meridies come meridie, merigge, meriggio. 

Dante stesso impiega meriggio in senso sia temporale sia simbolico, come vertice della luce. Scrive nel Purgatorio: Ché ’l sole avëa il cerchio di merigge cioè “il sole aveva raggiunto il suo culmine”. 

Anche Ariosto, nell’Orlando Furioso: Il merigge facea grato l’orezzo al duro armento et al pastore ignudo: il mezzogiorno, mitigato da una fresca brezza chiamata “orezzo”, fa sì che anche il bestiame robusto e il pastore scalzo o poco vestito trovino sollievo.

A partire dal XVI-XVII secolo, con il diffondersi di una lingua più vicina all’uso quotidiano, pomeriggio comincia a farsi strada, mentre meriggio cade in disuso. Quindi, col tempo, meriggio è rimasto solo come termine letterario o regionale (è ancora presente in alcuni dialetti del centro Italia), mentre pomeriggio è diventato lo standard dell’italiano contemporaneo.

Una curiosità. Nell'inglese formale, per gli orari, "p.m." è proprio l'abbreviazione di "post meridiem", un prestito colto dal latino che ha avuto fortuna internazionale.
Rubrica a cura di Dino Ticli
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