''Capolavoro per Lecco'' apre le porte al Natale con Bellini e un viaggio sensoriale pensato per la città
A Palazzo delle Paure si è aperta ufficialmente la nuova edizione di Capolavoro per Lecco, un appuntamento che negli anni è diventato più di una mostra: un esercizio collettivo di memoria, identità e comunità. Quest’anno il titolo scelto – Lessico familiare – indica già la direzione del percorso: recuperare le parole che uniscono, i gesti che tramandano, le radici che tengono insieme una città. In un tempo in cui il Natale rischia di essere ingolfato da messaggi contraddittori e da una frenesia che svuota ogni significato, la proposta è chiara: ritrovare autenticità. Ritrovare casa.


Il viaggio creato a Palazzo delle Paure, spiegano i promotori, non vuole essere solo un’esposizione museale, ma un’esperienza sensoriale costruita nel dettaglio, frutto di mesi di studio, confronti e lavoro “di bottega” – proprio come accadeva nel Rinascimento. Nulla è improvvisato: materiali, luci, narrazioni, approfondimenti sono stati pensati per permettere ai visitatori di entrare davvero nella vita dei Bellini, la dinastia che ha segnato la storia della pittura veneziana tra Quattrocento e Rinascimento, e di coglierne un messaggio ancora attuale.


Giorgio Cortella; Giorgio Melesi; Mons Bortolo Uberti; Giacomo Alberto Calogero; Susanna De Maron; Laura Polo D'Ambrosio
La mostra porta a Lecco tre opere fondamentali: la Nascita della Vergine, giunta in mostra dalla Galleria Sabauda di Torino; la Madonna con Bambino di Jacopo Bellini, proveniente dal convento domenicano del corpus domini a Venezia; la Madonna con Bambino attribuita a Giovanni Bellini, del Pinacoteca Malaspina di Pavia.
Tre dipinti che dialogano tra loro e che raccontano un passaggio generazionale unico: Jacopo, maestro formato nella bottega di Gentile da Fabriano, traghetta la propria tradizione ai figli Giovanni e Gentile, ma il percorso – sottolinea lo studioso Giacomo Alberto Calogero – non è affatto unidirezionale. Nella bottega veneziana sono i figli stessi a spingere il padre verso nuove sensibilità rinascimentali, in un incontro vivo e reciproco tra generazioni differenti. Una storia familiare che diventa metafora della città: l’esperienza degli adulti che incontra lo sguardo dei giovani, la tradizione che si rinnova, la continuità che nasce dalla differenza.

A rendere ancora più speciale questa edizione è la partecipazione delle scuole lecchesi. Studenti dei licei Grassi, Manzoni, Volta e Parini – in particolare degli indirizzi artistici e turistici – accompagneranno i visitatori nel percorso, diventando parte attiva del progetto. Non solo guide: alcuni di loro proseguiranno l’esperienza anche sui social, raccontando il dietro le quinte e contribuendo a costruire quel ponte tra generazioni che Capolavoro per Lecco considera essenziale. È lo stesso spirito che anima i volontari storici della rassegna: “botteghe viventi” che, come i Bellini, tramandano conoscenza con passione e gratuità.

Il percorso, quest’anno, si apre anche alla fisicità della materia. Legno, ferro, argilla: materiali che appartengono alla storia del territorio e che diventano parte dell’allestimento, offrendo ai visitatori un’esperienza tattile e percettiva rara. Toccare, osservare da vicino, sentire la presenza concreta della materia aiuta a comprendere lo stesso gesto artistico dei Bellini, nato in bottega, fra mani che modellano e occhi che imparano. Un invito a riscoprire la concretezza dei legami, perché – come ricordano i curatori – spesso un ricordo passa proprio attraverso una sensazione: il calore di un materiale, la superficie ruvida, la mano che guida.

Il percorso si chiude con un video realizzato dal regista Marco Rognoni insieme ad Alessia Bologna, un racconto che dà voce alle dinamiche familiari e creative dei Bellini e che traduce in immagini ciò che la mostra vuole restituire alla città: la bellezza del dialogo, la forza delle relazioni, la continuità di un linguaggio che ci appartiene.


Per Lecco, sottolineano i curatori, poter ospitare tre dipinti di questo livello – opere che potrebbero figurare in qualunque grande capitale europea – è un’occasione culturale straordinaria. Non solo per il prestigio, ma per il valore che questa iniziativa porta alla città: un invito a sentirsi comunità, a riconoscersi dentro un “lessico” comune, a riscoprire la bottega come luogo in cui gli adulti condividono esperienza e i giovani portano entusiasmo.
Una mostra che parla al presente, attraversando il passato per restituire senso al futuro. E che, ancora una volta, ricorda come l’arte – quando è accompagnata, raccontata, pensata – possa diventare davvero un capolavoro per la città.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino all'8 marzo 2026. Per info: https://capolavoroperlecco.it/
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino all'8 marzo 2026. Per info: https://capolavoroperlecco.it/
C.C.














