Valmadrera: "L'infernu" di Dante nel dialetto locale

Un libro in grado di coniugare l’alta letteratura e le radici popolari del territorio lecchese. Questo è “La Divina Cumèdia – L’Infernu in del nòstr dialètt”, un volume che propone la traduzione dal volgare fiorentino al dialetto lecchese valmadrerese della prima cantica della Divina Commedia scritta da Dante. Il progetto è stato presentato nella mattinata di sabato 6 dicembre presso il Centro Culturale Fatebenefratelli a Valmadrera ed è stato accompagnato dall’inaugurazione dell’omonima mostra, testimoniando così il forte connubio tra scrittura e arte visiva.
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La realizzazione delle 100 copie dell’opera è stata possibile grazie al grande impegno e alla profonda dedizione dei curatori Gianbattista Magistris e Vincenzo Dell’Oro, due storici locali che si sono occupati negli ultimi anni di valorizzare il patrimonio storico e culturale di Valmadrera attraverso diverse pubblicazioni, tra cui “Valmadrera segreta”. Fondamentale anche la collaborazione con Romeo Sozzi, il quale si è dedicato alla realizzazione della quarantina di tavole illustrate che accompagnano il testo.
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Da sinistra Romeo Sozzi, Vincenzo Dell'Oro, Antonio Rusconi e Gianbattista Magistris

“Prima di questi due autori – ha dichiarato in apertura l’assessore Antonio Rusconi – ho sempre seguito il duro lavoro sul territorio di Achille Dell’Oro e Gino Brusadelli, due anime che non hanno mai smesso di scrivere articoli e libri sulla loro città. Ora Gianni e Vincenzo sono divenuti i loro eredi e questa pubblicazione ne è ancora una volta la prova. Il dialetto è una risorsa, ma presenta molti termini unici e difficili da tradurre, per questo più che traduzione sarebbe più opportuno parlare di rielaborazione. Nonostante queste difficoltà, il libro rappresenta un punto di contatto tra l’alta cultura e le radici che sono il patrimonio che vogliamo consegnare alle nuove generazioni, un ponte unico e necessario.”
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L’idea di realizzazione di quest’opera nasce da alcune curiosità tratte dai testi di Achille Dell’Oro custoditi all’interno dell’archivio comunale, i quali testimoniano come il primo film sulla Divina Commedia sia stato registrato a Valmadrera, in particolare dopo Parè. “Una coincidenza che non potevamo ignorare e che ci ha portato a scrivere le prime terzine nel 2024” ha raccontato Gianbattista Magistris. Ha poi descritto la divisione dei compiti necessaria durante la fase di progettazione: “Mi ritrovano con Vincenzo due o tre volte a settimana per confrontarci sugli sviluppi dell’opera. Lui si è occupato della traduzione in dialetto, aiutato da Gianfranco Scotti, io invece della parafrasi in un italiano moderno, diverso da quello ottocentesco presente nell’edizione che abbiamo utilizzato come riferimento e di cui però abbiamo mantenuto il formato e l’impaginazione. Romeo ha dimostrato grande talento e abilità artistica, innalzando la solennità e l’importanza del nostro lavoro.”

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Proprio Sozzi ha successivamente preso la parola, sottolineando come non si sia trattato di un lavoro semplice: “Componevo le tavole appena avevo un attimo di tempo, anche nelle pause o di notte. Ne ho strappate tante, fino ad arrivare a un punto in cui mi sentivo bloccato, tanto da pensare di mollare. Poi fortunatamente non l’ho mai fatto e disegnare in libertà mi ha reso davvero felice, sono contento di aver preso parte a questa iniziativa e a questa opportunità di crescita personale e comunitaria.”
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A chiusura della presentazione del volume è infine intervenuto Vincenzo Dell’Oro, raccontando una curiosità sul rapporto tra volgare fiorentino e dialetto valmadrerese: “Tutta questa operazione è stata un rischio, ma abbiamo in qualche modo una giustificazione particolare per la nostra scelta. Dante ha utilizzato circa 34 mila parole per scrivere l’Inferno e allo stesso modo Achille Dell’Oro ha impiegato lo stesso quantitativo di termini per descrivere, attraverso la sua produzione poetica, la Valmadrera di inizio Novecento. Siamo consapevoli di aver perso qualcosa per strada e ci scusiamo con Dante per questo, ma il tono della nostra rielaborazione è divenuto così più familiare, quasi un racconto che gli anziani trasmettono in eredità ai più piccoli mantenendo vive le tradizioni del territorio.”
È seguita la commovente lettura del primo canto da parte di Dell’Oro e la possibilità di acquistare il prezioso volume nella consapevolezza che il ricavato sarà destinato al fondo “Ultreya – In cammino con Luca”.
C.Fu.
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