Casargo: in tanti alla serata con Alberto Pellai al CFPA
Un ospite d’onore è giunto ieri sera presso l’auditorium del CFPA di Casargo. Alberto Pellai, noto medico, psicoterapeuta e ricercatore, ha raggiunto l’Alta Valle per una serata di approfondimento dal titolo “Allenare alla vita”, ospite di InterValli APS (l’associazione dei genitori dell’ICS di Premana), che ha organizzato l’evento in collaborazione con lo stesso CPFA – Scuola Alberghiera. Evento che ha registrato il prezioso supporto anche delle Pro Loco di Crandola-Vegno, Casargo, Pagnona, Premana, di AVIS Bellano (gruppi di Margno e Premana) e di StaFFFeste.

La serata rappresenta la prima di un ciclo di iniziative, dal titolo “Generazioni in cammino”, incentrate sul rapporto genitori-figli dall’infanzia all’adolescenza, che si estenderà nel periodo primaverile e che – ha spiegato il vicepresidente di InterValli, oltre che presidente del consiglio d’istituto dell’ICS di Premana, Stefano Ambrosioni – “testimonia lo sforzo formativo che l’associazione dei genitori vuole svolgere, al di là delle iniziative di raccolta fondi e similari”. Prima dell’inizio, il direttore del CFPA Alan Vaninetti è intervenuto ringraziando InterValli per aver organizzato l’incontro, sottolineando che “oggi i ragazzi hanno bisogno di riferimenti, valori e presenze, per poter indirizzare quel “fiume” che è la loro adolescenza. In questo senso, scuola e famiglia devono rappresentare i due preziosi argini in grado di condurre i ragazzi verso “il mare della vita””.
La serata è stata strutturata come una sorta di “chiacchierata” tra i genitori e il Dott. Pellai, incalzato quest’ultimo dalle domande di una mamma (Lisa Fazzini) e di un papà (Enrico Passoni, presidente di InterValli). Domande realizzate partendo dai temi che gli iscritti all’evento hanno voluto mettere sul tavolo comunicandoli agli organizzatori nei giorni precedenti, in modo che tutti gli input potessero essere presi in considerazione e affrontati nel corso della serata. “Come sostenere i figli nel percorso di crescita?” è stato l’interrogativo alla base di quanto trattato ieri sera presso il CFPA, con un incontro declinato in tre macrosezioni, delle quali cercheremo di restituirvi i contributi più significativi.
La prima, preziosa, immagine offerta da Pellai ai presenti è stata quella del “genitore come allenatore. Un allenatore che esige fatica da parte dei propri figli, in modo che questi possano diventare adulti competenti”. Riflettendo sull’iper-protezione talvolta “messa in atto” dai genitori di oggi, Pellai è andato dritto al punto con questa immagine: “al giorno d’oggi i bambini hanno molte meno ginocchia sbucciate e sono molto più fragili nel cuore e nella mente. Questo perché i genitori li proteggono dalla vita reale, dalle esperienze, dalle esplorazioni, dalle emozioni forti”.

Rimanendo nel primo ambito di discussione, l’esperto ha spiegato che “il genitore deve essere autorevole, agendo come fornitore di “ti serve”, contro la ricerca continua del “mi piace” da parte dei bambini. Allenare un figlio significa infatti toglierlo dalla comfort zone, permettergli di compiere un “salto di crescita”, insegnandoli a tollerare la frustrazione e la noia, a passare dal principio del piacere al principio di realtà”. Tenendo poi a precisare che “la competenza educativa del genitore deve essere nello sguardo, non nelle mani, deve essere un “potere competente” e credibile, non un potere cattivo”. In conclusione, l’ospite ha esteso il ragionamento allo sport e alla scuola, ambienti dove il genitore dove osservare, conoscere e valorizzare il percorso del figlio, non solo il risultato. In questo ambito, “la scuola agisce di concerto, facendo da allenatore che non abbassa l’asticella, ma, al contrario, aspetta che il ragazzo ce la faccia, supportandolo in questo cammino”.
Tra i temi più sentiti all’interno del dibattito educativo odierno, l’equilibrio tra la vita reale e quella digitale è stato al centro della seconda parte della serata. Pellai ha spiegato l’operazione “meschina” compiuta con l’avvento del digitale, che ha preso e riproposto in un ambiente virtuale i due aspetti che diventano negoziabili quando un bambino entra nella fase della preadolescenza, e che ne determinano autonomia e costruzione dell’identità. Il diritto al gioco (scegliere cosa fare nel tempo libero) lo ha incorporato nei videogiochi, il diritto alle relazioni (la scelta degli amici) lo ha incapsulato nei social media. In questo modo, il centro della vita dei preadolescenti è stato traslato dal mondo reale a quello virtuale. Con una conseguenza molto negativa. “I videogiochi, a differenza dei giochi “fisici” danno un’enorme scarica di dopamina al cervello, causando, di fatto, dipendenza”.
Per questo motivo, “il genitore deve presidiare e incoraggiare la vita nel mondo reale, là fuori, facilitando e favorendo la socializzazione” ha aggiunto Pellai, illustrando poi il ruolo che i “patti digitali di comunità” (accordi informali sulla regolazione del digitale, tra gruppi più o numerosi di famiglie presenti sul territorio) possono favorire nel diffondere consapevolezza e sensibilità comuni sul tema. Riflettendo sull’influenza che i videogiochi possono avere sull’attenzione dei più piccoli, l’ospite ha indagato la logica sottesa al gaming. Una logica “che è il contrario della vita reale, dove il supereroe è chi uccide più persone. E che si basa sull’istinto, sull’iperattivismo, mentre i bambini imparano a rimanere attenti e concentrati nella lentezza. A differenza dei videogiochi, le esperienze nel mondo reale permettono di acquisire dei limiti autoregolativi, che insegnano a controllare le proprie pulsioni”.
In coda alla sezione, Pellai ha riflettuto sulla “scuola digitale”, dichiarando che “nell’età dello sviluppo cognitivo, l’apprendimento analogico è senza dubbio migliore, dal mio punto di vista”.

“Per crescere un bambino serve un villaggio. Un villaggio reale. Un villaggio che non deve essere (e non sarà) esattamente “come lo voglio io”, cioè sintonizzato con i genitori e la famiglia”. È con queste parole che Pellai ha introdotto l’ultima parte della serata, quella dedicata al ruolo della comunità educante. Una comunità che, innanzitutto, deve essere empatica, non un “tutti contro tutti”. Una comunità che permetta di vivere quelle esperienze dirette che sono certamente il miglior modo per diventare competenti, come illustra chiaramente l’evoluzione del nostro cervello.
“Dobbiamo rendere forti i gruppi e allenare bambini e ragazzi a tenere relazioni e dialoghi funzionali a gestire un conflitto” ha esortato Pellai, chiudendo la serata con il seguente pensiero. “Aiutare i figli a crescere non vuol dire vederli vincenti, ma capaci. Le cadute fanno bene, dobbiamo rendere i figli in grado di stare nei percorsi, dove si prova e si riprova e si impara dagli errori”.
I saluti e i ringraziamenti del direttivo di InterValli APS, accompagnati da un forte applauso dei presenti, hanno chiuso un’intensa e significativa serata di formazione e di confronto.
La serata rappresenta la prima di un ciclo di iniziative, dal titolo “Generazioni in cammino”, incentrate sul rapporto genitori-figli dall’infanzia all’adolescenza, che si estenderà nel periodo primaverile e che – ha spiegato il vicepresidente di InterValli, oltre che presidente del consiglio d’istituto dell’ICS di Premana, Stefano Ambrosioni – “testimonia lo sforzo formativo che l’associazione dei genitori vuole svolgere, al di là delle iniziative di raccolta fondi e similari”. Prima dell’inizio, il direttore del CFPA Alan Vaninetti è intervenuto ringraziando InterValli per aver organizzato l’incontro, sottolineando che “oggi i ragazzi hanno bisogno di riferimenti, valori e presenze, per poter indirizzare quel “fiume” che è la loro adolescenza. In questo senso, scuola e famiglia devono rappresentare i due preziosi argini in grado di condurre i ragazzi verso “il mare della vita””.

Al microfono, il dott. Pellai
La serata è stata strutturata come una sorta di “chiacchierata” tra i genitori e il Dott. Pellai, incalzato quest’ultimo dalle domande di una mamma (Lisa Fazzini) e di un papà (Enrico Passoni, presidente di InterValli). Domande realizzate partendo dai temi che gli iscritti all’evento hanno voluto mettere sul tavolo comunicandoli agli organizzatori nei giorni precedenti, in modo che tutti gli input potessero essere presi in considerazione e affrontati nel corso della serata. “Come sostenere i figli nel percorso di crescita?” è stato l’interrogativo alla base di quanto trattato ieri sera presso il CFPA, con un incontro declinato in tre macrosezioni, delle quali cercheremo di restituirvi i contributi più significativi.
La prima, preziosa, immagine offerta da Pellai ai presenti è stata quella del “genitore come allenatore. Un allenatore che esige fatica da parte dei propri figli, in modo che questi possano diventare adulti competenti”. Riflettendo sull’iper-protezione talvolta “messa in atto” dai genitori di oggi, Pellai è andato dritto al punto con questa immagine: “al giorno d’oggi i bambini hanno molte meno ginocchia sbucciate e sono molto più fragili nel cuore e nella mente. Questo perché i genitori li proteggono dalla vita reale, dalle esperienze, dalle esplorazioni, dalle emozioni forti”.
Rimanendo nel primo ambito di discussione, l’esperto ha spiegato che “il genitore deve essere autorevole, agendo come fornitore di “ti serve”, contro la ricerca continua del “mi piace” da parte dei bambini. Allenare un figlio significa infatti toglierlo dalla comfort zone, permettergli di compiere un “salto di crescita”, insegnandoli a tollerare la frustrazione e la noia, a passare dal principio del piacere al principio di realtà”. Tenendo poi a precisare che “la competenza educativa del genitore deve essere nello sguardo, non nelle mani, deve essere un “potere competente” e credibile, non un potere cattivo”. In conclusione, l’ospite ha esteso il ragionamento allo sport e alla scuola, ambienti dove il genitore dove osservare, conoscere e valorizzare il percorso del figlio, non solo il risultato. In questo ambito, “la scuola agisce di concerto, facendo da allenatore che non abbassa l’asticella, ma, al contrario, aspetta che il ragazzo ce la faccia, supportandolo in questo cammino”.
Tra i temi più sentiti all’interno del dibattito educativo odierno, l’equilibrio tra la vita reale e quella digitale è stato al centro della seconda parte della serata. Pellai ha spiegato l’operazione “meschina” compiuta con l’avvento del digitale, che ha preso e riproposto in un ambiente virtuale i due aspetti che diventano negoziabili quando un bambino entra nella fase della preadolescenza, e che ne determinano autonomia e costruzione dell’identità. Il diritto al gioco (scegliere cosa fare nel tempo libero) lo ha incorporato nei videogiochi, il diritto alle relazioni (la scelta degli amici) lo ha incapsulato nei social media. In questo modo, il centro della vita dei preadolescenti è stato traslato dal mondo reale a quello virtuale. Con una conseguenza molto negativa. “I videogiochi, a differenza dei giochi “fisici” danno un’enorme scarica di dopamina al cervello, causando, di fatto, dipendenza”.

In coda alla sezione, Pellai ha riflettuto sulla “scuola digitale”, dichiarando che “nell’età dello sviluppo cognitivo, l’apprendimento analogico è senza dubbio migliore, dal mio punto di vista”.

“Per crescere un bambino serve un villaggio. Un villaggio reale. Un villaggio che non deve essere (e non sarà) esattamente “come lo voglio io”, cioè sintonizzato con i genitori e la famiglia”. È con queste parole che Pellai ha introdotto l’ultima parte della serata, quella dedicata al ruolo della comunità educante. Una comunità che, innanzitutto, deve essere empatica, non un “tutti contro tutti”. Una comunità che permetta di vivere quelle esperienze dirette che sono certamente il miglior modo per diventare competenti, come illustra chiaramente l’evoluzione del nostro cervello.
I saluti e i ringraziamenti del direttivo di InterValli APS, accompagnati da un forte applauso dei presenti, hanno chiuso un’intensa e significativa serata di formazione e di confronto.
A.Te.














