Abbadia: una tesi di laurea 'riprogetta' il Sentiero del Viandante
Il Sentiero del viandante come una spina dorsale per il paese di Abbadia. E’ il progetto contenuto nella tesi con la quale si sono laureate in ingegneria edile-architettura due studentesse del Politecnico: la monzese Sara Redaelli e la lecchese Elisa Stefanoni (relatore, il professor Paolo Bossi).
Non solo dunque un percorso escursionistico che attraversa il territorio quasi casualmente, senza particolari relazioni con il tessuto urbano, diretto com’è verso l’Alto lago e verso tratti forse più memorabili, come sanno i camminatori.

Le due neoingegnere parlano di una vera e propria ricucitura tra l’abitato di Abbadia e uno degli itinerari più antichi nonostante la riscoperta e la sua valorizzazione siano storia recente.
Lungo il tracciato, Redaelli e Stefanoni hanno previsto la posa di una cartellonistica che spieghi al “viandante” i luoghi che attraversa, invitandolo magari a soffermarcisi un po’ più a lungo. Creando così un collegamento con il paese. Non a caso sono state previste aree di sosta e panchine.

Inoltre, viene ipotizzata una pavimentazione differente che renda evidente il sentiero nel paesaggio circostante così da essere individuabile anche in qualche punto un po’ più critico per le ragioni più diverse. Soprattutto, il sentiero dovrebbe essere ciclabile, percorribile quindi da bicilette comuni e non solo mountain-bike. Con la prospettiva di essere collegato direttamente con l’agognata pista ciclabile che dovrebbe unire Lecco con Abbadia. Dopo anni di false partenze e rinvii, sembra infatti essere arrivata la volta buona, considerata che per la posa della prima pietra, proprio nei giorni scorsi, si è scomodato addirittura lo stesso ministro Matteo Salvini.
In quel punto, che appartiene alla frazione di Borbino, la pista ciclabile realizzata a margine della Statale, andrebbe a congiungersi con il Sentiero ormai da tempo percorribile fin da Lecco (dal rione di Santo Stefano lungo la pista del vallo paramassi fino a Pradello e da qui lungo il tracciato che corre all’ombra dei contrafforti del monte San Martino e dei Torrioni di Rialba, sbucando appunto a Borbino).

La grande scommessa del progetto è attorno alla vecchia chiesa di San Martino, situata appena all’inizio del paese, allo sbocco dello svincolo in uscita dalla superstrada. Un edificio del cui recupero si parla da tempo ma che per il momento rimane quasi abbandonato. Tra le varie ipotesi emerse nel corso del tempo si è parlato anche della possibilità di allestirvi un punto di informazioni proprio rivolto agli escursionisti che imboccano il Sentiero del viandante.

E anche nella tesi di Redaelli e Stefanoni, la chiesa è indicata come tale. Con qualcosa di più. Oltre ai necessari lavori di recupero, consolidamento e restauro della struttura, nella tesi si ipotizza la collocazione di un arredamento flessibile e di sedute a scomparsa nel pavimento, di modo che lo spazio possa anche diventare alla bisogna sala di conferenze. Trasformando quindi la chiesa in un vero e proprio punto di riferimento culturale e sede di attività diverse.

La chiesa ha origini che si perdono nel tempo: esisteva già nel XIII secolo, ha poi subito una serie di rimaneggiamenti nel corso del tempo ed è poi finita nel degrado che ha portato alla perdita della serie di affreschi che ne decoravano le pareti interne.

Non solo la chiesa, però. Il progetto contenuto nella tesi parla anche di una maggiore relazione con il lago sottostante. Sulla piccola spiaggia potrebbe infatti sorgere un bar dalla posizione indubbiamente invidiabile, considerato il maestoso paesaggio che si gode da quel punto, collegato direttamente con la chiesa attraverso un ponte e una scala a chiocciola, mentre per ciclisti e disabili è previsto un ascensore.
Un punto quasi insignificante del paese, condizionato come dalla strada statale che si infila sotto terra e la provinciale che costeggia il lago, diventerebbe in questo modo un luogo di particolare vivacità. Oltre che appoggio per le gite in bicicletta e le escursioni.
Non solo dunque un percorso escursionistico che attraversa il territorio quasi casualmente, senza particolari relazioni con il tessuto urbano, diretto com’è verso l’Alto lago e verso tratti forse più memorabili, come sanno i camminatori.

Sara Redaelli

Elisa Stefanoni
Lungo il tracciato, Redaelli e Stefanoni hanno previsto la posa di una cartellonistica che spieghi al “viandante” i luoghi che attraversa, invitandolo magari a soffermarcisi un po’ più a lungo. Creando così un collegamento con il paese. Non a caso sono state previste aree di sosta e panchine.
Inoltre, viene ipotizzata una pavimentazione differente che renda evidente il sentiero nel paesaggio circostante così da essere individuabile anche in qualche punto un po’ più critico per le ragioni più diverse. Soprattutto, il sentiero dovrebbe essere ciclabile, percorribile quindi da bicilette comuni e non solo mountain-bike. Con la prospettiva di essere collegato direttamente con l’agognata pista ciclabile che dovrebbe unire Lecco con Abbadia. Dopo anni di false partenze e rinvii, sembra infatti essere arrivata la volta buona, considerata che per la posa della prima pietra, proprio nei giorni scorsi, si è scomodato addirittura lo stesso ministro Matteo Salvini.
In quel punto, che appartiene alla frazione di Borbino, la pista ciclabile realizzata a margine della Statale, andrebbe a congiungersi con il Sentiero ormai da tempo percorribile fin da Lecco (dal rione di Santo Stefano lungo la pista del vallo paramassi fino a Pradello e da qui lungo il tracciato che corre all’ombra dei contrafforti del monte San Martino e dei Torrioni di Rialba, sbucando appunto a Borbino).
La grande scommessa del progetto è attorno alla vecchia chiesa di San Martino, situata appena all’inizio del paese, allo sbocco dello svincolo in uscita dalla superstrada. Un edificio del cui recupero si parla da tempo ma che per il momento rimane quasi abbandonato. Tra le varie ipotesi emerse nel corso del tempo si è parlato anche della possibilità di allestirvi un punto di informazioni proprio rivolto agli escursionisti che imboccano il Sentiero del viandante.
E anche nella tesi di Redaelli e Stefanoni, la chiesa è indicata come tale. Con qualcosa di più. Oltre ai necessari lavori di recupero, consolidamento e restauro della struttura, nella tesi si ipotizza la collocazione di un arredamento flessibile e di sedute a scomparsa nel pavimento, di modo che lo spazio possa anche diventare alla bisogna sala di conferenze. Trasformando quindi la chiesa in un vero e proprio punto di riferimento culturale e sede di attività diverse.
La chiesa ha origini che si perdono nel tempo: esisteva già nel XIII secolo, ha poi subito una serie di rimaneggiamenti nel corso del tempo ed è poi finita nel degrado che ha portato alla perdita della serie di affreschi che ne decoravano le pareti interne.

Non solo la chiesa, però. Il progetto contenuto nella tesi parla anche di una maggiore relazione con il lago sottostante. Sulla piccola spiaggia potrebbe infatti sorgere un bar dalla posizione indubbiamente invidiabile, considerato il maestoso paesaggio che si gode da quel punto, collegato direttamente con la chiesa attraverso un ponte e una scala a chiocciola, mentre per ciclisti e disabili è previsto un ascensore.
Un punto quasi insignificante del paese, condizionato come dalla strada statale che si infila sotto terra e la provinciale che costeggia il lago, diventerebbe in questo modo un luogo di particolare vivacità. Oltre che appoggio per le gite in bicicletta e le escursioni.
D.C.














