Lecco: primi tre pagamenti in Bitcoin per comprare... sushi
A Lecco, da circa un mese, il sushi si può pagare utilizzando le criptovalute. Un ristorante del settore – Shabu – ha introdotto, quale primo e (per ora) unico locale della provincia, la possibilità di saldare il conto in Bitcoin.
Una scelta, quella di attivare questo moderno e poco comune metodo, dettata da molteplici ragioni, come ci ha spiegato l’amministratore del ristorante, Cristian Accardi (il quale ormai da anni si interessa al mondo delle “cripto” e detiene personalmente Bitcoin). “Da appassionato e conoscitore di questa realtà, dopo aver partecipato lo scorso ottobre al Plan ₿ Forum di Lugano (una conferenza internazionale dedicata a Bitcoin, innovazione e libertà finanziaria promossa dall’amministrazione cittadina e da Tether, in una città dove il pagamento in criptovalute è diffusissimo), mi sono detto: perché non introdurre Bitcoin anche nel mio ristorante?” ci ha spiegato, citando “visibilità, comodità e risparmio quali fattori legati a una scelta di questo tipo”. In primis, “non ho nessuna spesa aggiuntiva e, anzi, pagare in Bitcoin significa eliminare tutti i costi relativi alla transazione tipici di un pagamento tramite POS”.
Il funzionamento del sistema – basato sulla tecnologia Lightning Network – è inoltre molto semplice: il ristoratore fornisce un QR code da inquadrare con il proprio smartphone, così da poter effettuare la transazione, che in pochi istanti trasferisce i Bitcoin dal “conto” del cliente e quello del ristorante, senza commissioni per le due parti o intermediari. Un processo che valorizza anche quel concetto di decentralizzazione e quel valore di libertà finanziaria spesso al centro dei discorsi intorno al mondo delle valute virtuali.
Una scelta, quella di Shabu, che ha lo scopo non solo di “intercettare” quel mercato di possessori di Bitcoin - i quali, tra l’altro, hanno spesso poche possibilità di utilizzare le criptovalute, trovandosi dunque “costretti” a conservarle, oppure a convertirle in euro (con relativi costi) - ma anche di mostrare l’esistenza di un intero universo sconosciuto ai più, quello delle valute virtuali, con le loro peculiarità e i vantaggi che possono essere legati a questo tipo di sistema. Quella messa in campo dal ristorante lecchese è una svolta che, a un mese dall’introduzione, sembra aver portato alcuni primi frutti. In particolare “già tre persone hanno usufruito del pagamento in Bitcoin nelle scorse settimane. Tra di loro, una coppia di giovani mi ha particolarmente colpito, perché mentre effettuavamo la transazione la ragazza ha esclamato “era cinque anni che aspettavamo un posto dove poter pagare in cripto!””.
Oltre ai primi pagamenti in Bitcoin, Accardi ha potuto registrare con piacere anche un crescente interesse verso l’argomento: “in tanti mi hanno fatto domande, chiedendomi come funziona il sistema. Anche un ristoratore del territorio mi ha contattato per avere informazioni”. “Tutti segnali, questi ultimi, di una crescente attenzione o quantomeno curiosità verso il mondo delle criptovalute, del quale mi sto facendo in un certo senso promotore, perché credo che le monete digitali rappresentino il futuro” ha asserito ancora l’amministratore di Shabu.
Una scelta, quella di attivare questo moderno e poco comune metodo, dettata da molteplici ragioni, come ci ha spiegato l’amministratore del ristorante, Cristian Accardi (il quale ormai da anni si interessa al mondo delle “cripto” e detiene personalmente Bitcoin). “Da appassionato e conoscitore di questa realtà, dopo aver partecipato lo scorso ottobre al Plan ₿ Forum di Lugano (una conferenza internazionale dedicata a Bitcoin, innovazione e libertà finanziaria promossa dall’amministrazione cittadina e da Tether, in una città dove il pagamento in criptovalute è diffusissimo), mi sono detto: perché non introdurre Bitcoin anche nel mio ristorante?” ci ha spiegato, citando “visibilità, comodità e risparmio quali fattori legati a una scelta di questo tipo”. In primis, “non ho nessuna spesa aggiuntiva e, anzi, pagare in Bitcoin significa eliminare tutti i costi relativi alla transazione tipici di un pagamento tramite POS”.
Il funzionamento del sistema – basato sulla tecnologia Lightning Network – è inoltre molto semplice: il ristoratore fornisce un QR code da inquadrare con il proprio smartphone, così da poter effettuare la transazione, che in pochi istanti trasferisce i Bitcoin dal “conto” del cliente e quello del ristorante, senza commissioni per le due parti o intermediari. Un processo che valorizza anche quel concetto di decentralizzazione e quel valore di libertà finanziaria spesso al centro dei discorsi intorno al mondo delle valute virtuali.
Una scelta, quella di Shabu, che ha lo scopo non solo di “intercettare” quel mercato di possessori di Bitcoin - i quali, tra l’altro, hanno spesso poche possibilità di utilizzare le criptovalute, trovandosi dunque “costretti” a conservarle, oppure a convertirle in euro (con relativi costi) - ma anche di mostrare l’esistenza di un intero universo sconosciuto ai più, quello delle valute virtuali, con le loro peculiarità e i vantaggi che possono essere legati a questo tipo di sistema. Quella messa in campo dal ristorante lecchese è una svolta che, a un mese dall’introduzione, sembra aver portato alcuni primi frutti. In particolare “già tre persone hanno usufruito del pagamento in Bitcoin nelle scorse settimane. Tra di loro, una coppia di giovani mi ha particolarmente colpito, perché mentre effettuavamo la transazione la ragazza ha esclamato “era cinque anni che aspettavamo un posto dove poter pagare in cripto!””.
Oltre ai primi pagamenti in Bitcoin, Accardi ha potuto registrare con piacere anche un crescente interesse verso l’argomento: “in tanti mi hanno fatto domande, chiedendomi come funziona il sistema. Anche un ristoratore del territorio mi ha contattato per avere informazioni”. “Tutti segnali, questi ultimi, di una crescente attenzione o quantomeno curiosità verso il mondo delle criptovalute, del quale mi sto facendo in un certo senso promotore, perché credo che le monete digitali rappresentino il futuro” ha asserito ancora l’amministratore di Shabu.
A.Te.














