La Colico contadina di inizio Novecento nelle pagine di un libro

Le opere e le tradizioni della Colico contadina in un libro. Intitolato proprio così. Il volume, edito nei mesi scorsi, è stato realizzato grazie al materiale raccolto dal Museo della Cultura contadina e un articolato lavoro di ricerca e catalogazione. Lo curano Mauro Branchini e Roberto Pozzi. Di pagina in pagina ripercorrono la prima metà del Novecento con l'intenzione di restituire un quadro della vita della gente del colichese: sofferenze e gioie, speranze e fede e, soprattutto, i legami che mantenevano unita la comunità. 
Il libro è insomma un romanzo del quotidiano. Si presentano le vicende della famiglia contadina snodate nell'arco di un anno, raccontate mese per mese. Esistenze trascorse nella stalla con le bovine ed in casa attorno al focolare, nei campi di granoturco, nelle vigne, sui prati e nei boschi. Alle attività di ruotine si intrecciano le feste intese non tanto come interruzione del lavoro, ma come incontro comunitario con il sacro nella chiesa e fuori di essa. 
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La copertina del libro

Una vita che segue i ritmi della natura, si semina e si aspetta che germoglino i cereali e maturino i frutti, per poi raccoglierli. Le pannocchie si fanno essiccare e poi si porta il grano al mulino perché il mugnaio lo trasformi in farina e la farina, con l'acqua attinta alle fontane e messa a bollire in un paiolo sul focolare, si trasformi in una fumante e profumata polenta. Si pota la vite mentre è in letargo e si attende che ritorni "attiva" in primavera, produca i grappoli in estate che si vendemmiano, si pigiano e si torchiano in autunno per ottenere il vino. Al termine di questo lavoro ci si prepara al Natale e lo si festeggia con grande gioia, poi arrivano i Re magi con i doni per i bambini. 
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Una delle pagine del volume dedicata al mese di agosto

Mentre persiste il freddo e la campagna dorme sotto la neve, si aspetta il Carnevale e subito dopo il tempo di penitenza della Quaresima. Con la Pasqua di Resurrezione, seguita dalle processioni in mezzo alla campagna per chiedere l’intercessione di Dio con la fecondità dei campi e delle bovine. 
Con il risveglio della natura riprendono i lavori sui campi concimati in inverno, che si tingono di verde e la prima erba ondeggia al vento di aprile. Mentre l'erba, risvegliata dal suono dei campanacci, cresce e attende di essere tagliata, ci si ritrova tutte le sere di maggio per pregare la Madonna. Durante questo mese si celebra san Bernardino, il patrono di Villatico. Il lavoro si intensifica ancora nella campagna, ma già si cominciano a raccogliere i frutti di tanta fatica. Tuttavia, occorre che il Signore con la solenne processione del Corpus Domini, visiti ogni località e assicuri un buon raccolto. 
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Foto tratte dal libro

L’attenzione dunque si sposta sulle feste agostane: popolari e, al contempo, religiose in onore della Madonna, di San Rocco e di Sant'Elena. Si organizzano cortei, regali per il passaggio dei simulacri tra le vie del paese e si annegano nel vino fatiche, le preoccupazioni e i dolori. A settembre e a ottobre ci sono il granoturco da tagliare, la raccolta delle castagne e vendemmia, ma anche in questi mesi continuano gli incontri, in chiesa e lungo le vie, con la processione della Madonna del Rosario e le patronali a Laghetto e a Curcio. 
Si giunge così alla vigilia di novembre, con l'uggioso autunno che riporta il pensiero alla conclusione del ciclo del natura, ma anche della vita umana. È il momento di ricordare o, meglio, di commemorare assieme, tutti i defunti della famiglia e della comunità. La riflessione sulla morte, aiuta a contenere quanto può distrarre da tutto ciò. E cosi, dopo la festa dell'Immacolata, si ritorna a pensare alla nascita di Gesù. 
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Questo libro, come spiegano gli autori “può essere paragonato a quelle coperte fatte dalle nostre anziane tanti anni fa, alla luce della candela o della lucerna, magari al caldo delle bovine nella stalla. Creando testi di lana di vario colore, lavorata ad uncinetto, esse confezionavano dei quadrotti che poi cucivano assieme creando così una calda coperta variopinta. Anche noi abbiamo raccolto testi, "brani di esistenze passate", li abbiamo imbastiti insieme, dando loro un significato e un interpretazione. Essi costituiscono il substrato di quello che chiamiamo "cultura contadina””. Alla fine di questo lavoro – sempre per restare nel tema del lavoro a maglia - ne è uscita una coperta con un grande disegno che vuole rappresentare la vita quotidiana e festiva delle varie comunità che hanno abitato questa terra allo sbocco di due grandi valli, la Valtellina e la Valchiavenna, e che si distende tra il Legnone e il capo del Lario. Ogni comunità era stretta attorno al proprio campanile. Non era tutte omogenee e concordi tra loro, anzi a volte erano in antagonismo, come spesso succede tra paesi confinanti. Villatico e Curcio erano più collegati alla Valtellina e alla Valvarrone, mentre Olgiasca, Laghetto e Colico Piano un po' più orientati verso i paesi delle due sponda del lago. Queste comunità fino alla metà del secolo scorso, erano legate principalmente alla campagna, con qualche eccezione per Laghetto e Olgiasca dove le cave e la pesca assorbivano una parte della popolazione. Tuttavia, il lavoro della terra le manteneva unite e collaborative e modellava le loro vite. Basti pensare che uno dei lavori come la vendemmia "costringevano" tutte le famiglie a lavorare insieme e tutti coglievano l'uva di tutti. Lo stesso si può dire per la produzione e la lavorazione da latte che "obbligava" le varie famiglie a unirsi in latterie sociali o turnarie. Anche i mulini condividevano la "forza idraulica della roggia mulinera” di Villatico. Quando negli orti maturavano le verdure tutte di un colpo, ecco che iniziava la gara degli scambi tra famiglie: alcuni chili di pomodori dati al pescatore per alcuni pesci freschi o l'insalata in cambio di uova e così via. Anche le disgrazie, purtroppo, erano collettive: la siccità e la grandine colpivano, non guardavano in faccia nessuno e quindi univano la comunità che chiedeva sui campi la protezione dei patroni. Una ricerca che ha messo in evidenza come le famiglie fossero più unite di oggi e come la ormai sepolta cultura contadina “serba valori che ci tornano utili anche nella "nuova cultura", la nostra, di noi che viviamo a cavallo degli anni 2000. Bisogna però inventare uno stile nuovo, un nuovo modo di mettersi in relazione perché la comunità si mantenga unita nella diversità delle nuove identità non più legate alla coltivazione della terra. Occorre inventare nuovi legami su valori condivisi che diano solidità alla comunità colichese, ad un "Comune" che non sia un'accozzaglia di persone che si agitano per non affogare nella solitudine prodotta dal benessere di questi anni”. 
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Gli autori, invitando ad acquistare il volume, chiosano: “ci auguriamo che la lettura di questo strano libro, di questa variegata coperta fatta di fotografie, possa non certo alimentare nostalgia di un passato che torna più, ma possa provocare qualche riflessione utile per costruire il futuro”. 
Per acquistare il volume è possibile rivolgersi al Museo della storia contadina al numero 3395289163
M.A.
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