I luoghi della Prima Guerra Mondiale in Provincia di Lecco/4: salita serale sul ''Matitone'', vedetta contro i bombardamenti
Per il nostro tour lungo i luoghi della nostra Provincia che raccontano la Grande Guerra, questa volta non ci siamo avventurati sui sentieri trincerati dell’alto Lario ma siamo rimasti in centro Lecco, che più in centro non si può. La tappa che oggi vi raccontiamo ci ha portati infatti all’ombra del Matitone, o meglio: sul Matitone.
Da più di un secolo il campanile della Basilica di San Nicolò svetta tra il lago e il Resegone, e accompagna con i suoi rintocchi la vita della città. In tutti questi anni dall’altro dei suoi 96 metri – è la settima torre campanaria d’Italia per altezza – ha osservato l’indaffararsi di una Lecco che da piccolo borgo adagiato “nel punto in cui il lago cessa, e l’Adda ricomincia” si è trasformata in una città industriale, rialzandosi per ben 2 volte dalle fatiche delle guerre mondiali.
E anche durante i conflitti, il campanile non ha smesso di aiutare la sua gente: già durante la Grande Guerra una vedetta si posizionava sul terrazzino sommitale – che svettava ancor più che oggi sugli edifici alti pochi piani della città di allora – e scrutava l’orizzonte pronto a dare l’allarme non appena avesse avvistato eventuali aerei austro-ungarici.
Per la città è uno shock: fino ad allora la guerra era lontana, si combatteva tra il fango e le trincee del confine orientale, lontano dalle piazze e dalle strade del capoluogo meneghino.
Per questo, come dicevamo, il matitone divenne il punto di osservazione a difesa dei lecchesi, in collegamento con il Municipio che allora si trovava nel Palazzo Ghislanzoni di via Roma.
E, a quasi un secolo di distanza, anche noi abbiamo voluto risalire i 96 metri del campanile, accompagnando con i nostri passi quella “vedetta lombarda”, salendo i 380 gradini percorsi quasi un secolo fa – con animo ben diverso dal nostro - dell’intrepida sentinella.
Si parte dai sotterranei, che un tempo costituivano la base di una torre delle mura che circondavano il nucleo storico del cento, e si sale pian piano lungo la grande scala a chiocciola che segue l’interno del campanile vero e proprio, costruito a partire dal 1882.
Tante le notizie e gli aneddoti narrati dalle nostre due guide. E così abbiamo scoperto che la costruzione si bloccò nel 1894 per mancanza di fondi e il matitone rimase per 8 anni senza la sua punta.
Solo nel 1902 ripresero infatti i lavori e la notte di Natale del 1904 i lecchesi poterono ascoltare per la prima volta il suono delle 9 campane, che pesano in tutto 88 quintali.
La vista si apre intorno a noi letteralmente a 360°: uno spettacolo unico, di pura poesia. Da qui la vedetta scrutava i cieli, ascoltando con attenzione il sopraggiungere del rombo degli aerei nemici.
Nel 1917 l’allarme risuonò più di una volta in città, per i tentativi dei velivoli austriaci, andati sempre a vuoto, di colpire il ponte di San Michele a Paderno, dove passavano i convogli militari diretti al fronte, provenienti dai depositi e dalle caserme dall’Alta Lombardia.
Il 30 settembre e il primo ottobre 1944 le bombe degli alleati caddero su Erba provocando 56 vittime; il 21 novembre un bombardamento con mitragliamento uccise 6 persone a Civate e altre morirono in ospedale: l’obbiettivo vero erano i depositi di carburante a Valmadrera che vennero colpiti il giorno seguente, creando un inferno di fumo e fiamme, che durarono per ben tre giorni.
Ma nemmeno il capoluogo venne risparmiato. La prima incursione area sulla città fu un mitragliamento il 9 gennaio 1945. Da quel giorno altri attacchi cercarono di colpire il ponte Azzone, che – protetto dal Monte Barro - non venne nemmeno scalfito. Centrarono invece il loro obiettivo le bombe lanciate sulla Fiocchi Munizioni il 12 marzo 1945, causando 4 morti. Altri bombardamenti si susseguirono in quelle settimane. L’ultimo avvento fu a San Giovanni il 25 aprile 1945, quando ormai Lecco già respirava la libertà.
Ma questi pensieri lasciano presto spazio alla meraviglia del panorama. Le piazze del centro brulicano di visitatori, le luci di Malgrate tremano nel loro riflesso sulle acque, il Resegone vigila sui quartieri di Lecco, dove migliaia di finestre accese catturano i nostri sguardi. E persino Venere e Giove ci donano un incredibile spettacolo, avvicinandosi fino a baciarsi.
Ci godiamo in silenzio questa meraviglia.
Le notizie storiche sono tratte dal libro “Il cortile delle botti e dei sassi” di Aloisio Bonfanti.
Da più di un secolo il campanile della Basilica di San Nicolò svetta tra il lago e il Resegone, e accompagna con i suoi rintocchi la vita della città. In tutti questi anni dall’altro dei suoi 96 metri – è la settima torre campanaria d’Italia per altezza – ha osservato l’indaffararsi di una Lecco che da piccolo borgo adagiato “nel punto in cui il lago cessa, e l’Adda ricomincia” si è trasformata in una città industriale, rialzandosi per ben 2 volte dalle fatiche delle guerre mondiali.
E anche durante i conflitti, il campanile non ha smesso di aiutare la sua gente: già durante la Grande Guerra una vedetta si posizionava sul terrazzino sommitale – che svettava ancor più che oggi sugli edifici alti pochi piani della città di allora – e scrutava l’orizzonte pronto a dare l’allarme non appena avesse avvistato eventuali aerei austro-ungarici.
Per la città è uno shock: fino ad allora la guerra era lontana, si combatteva tra il fango e le trincee del confine orientale, lontano dalle piazze e dalle strade del capoluogo meneghino.
Per questo, come dicevamo, il matitone divenne il punto di osservazione a difesa dei lecchesi, in collegamento con il Municipio che allora si trovava nel Palazzo Ghislanzoni di via Roma.
E, a quasi un secolo di distanza, anche noi abbiamo voluto risalire i 96 metri del campanile, accompagnando con i nostri passi quella “vedetta lombarda”, salendo i 380 gradini percorsi quasi un secolo fa – con animo ben diverso dal nostro - dell’intrepida sentinella.
Si parte dai sotterranei, che un tempo costituivano la base di una torre delle mura che circondavano il nucleo storico del cento, e si sale pian piano lungo la grande scala a chiocciola che segue l’interno del campanile vero e proprio, costruito a partire dal 1882.
Tante le notizie e gli aneddoti narrati dalle nostre due guide. E così abbiamo scoperto che la costruzione si bloccò nel 1894 per mancanza di fondi e il matitone rimase per 8 anni senza la sua punta.
Solo nel 1902 ripresero infatti i lavori e la notte di Natale del 1904 i lecchesi poterono ascoltare per la prima volta il suono delle 9 campane, che pesano in tutto 88 quintali.
La vista si apre intorno a noi letteralmente a 360°: uno spettacolo unico, di pura poesia. Da qui la vedetta scrutava i cieli, ascoltando con attenzione il sopraggiungere del rombo degli aerei nemici.
Nel 1917 l’allarme risuonò più di una volta in città, per i tentativi dei velivoli austriaci, andati sempre a vuoto, di colpire il ponte di San Michele a Paderno, dove passavano i convogli militari diretti al fronte, provenienti dai depositi e dalle caserme dall’Alta Lombardia.
Il 30 settembre e il primo ottobre 1944 le bombe degli alleati caddero su Erba provocando 56 vittime; il 21 novembre un bombardamento con mitragliamento uccise 6 persone a Civate e altre morirono in ospedale: l’obbiettivo vero erano i depositi di carburante a Valmadrera che vennero colpiti il giorno seguente, creando un inferno di fumo e fiamme, che durarono per ben tre giorni.
Ma nemmeno il capoluogo venne risparmiato. La prima incursione area sulla città fu un mitragliamento il 9 gennaio 1945. Da quel giorno altri attacchi cercarono di colpire il ponte Azzone, che – protetto dal Monte Barro - non venne nemmeno scalfito. Centrarono invece il loro obiettivo le bombe lanciate sulla Fiocchi Munizioni il 12 marzo 1945, causando 4 morti. Altri bombardamenti si susseguirono in quelle settimane. L’ultimo avvento fu a San Giovanni il 25 aprile 1945, quando ormai Lecco già respirava la libertà.
Ma questi pensieri lasciano presto spazio alla meraviglia del panorama. Le piazze del centro brulicano di visitatori, le luci di Malgrate tremano nel loro riflesso sulle acque, il Resegone vigila sui quartieri di Lecco, dove migliaia di finestre accese catturano i nostri sguardi. E persino Venere e Giove ci donano un incredibile spettacolo, avvicinandosi fino a baciarsi.
Ci godiamo in silenzio questa meraviglia.
Le notizie storiche sono tratte dal libro “Il cortile delle botti e dei sassi” di Aloisio Bonfanti.
P.V.