Lecco: i lavoratori della Cesare Fumagalli senza paga da 3 mesi. Si chiede un tavolo

"Siamo di fronte a un altro pezzo di storia di Lecco che rischia di scomparire". Con tale affermazione Emilio Castelli (Fim Cisl) ha quest'oggi presentato - direttamente dinnanzi ai cancelli della sede dell'azienda in via Gorizia, alla presenza dei lavoratori in sciopero - la situazione della "Cesare Fumagalli", definita "estremamente difficile".

Da 60 anni sul territorio, la società - specializzata nella progettazione, installazione e manutenzione di impianti elettrici, antincendio, solari termici e fotovoltaici, per il trattamento di acqua e aria, riscaldamento, condizionamento e raffrescamento, reti di distribuzione gas combustili e medicali - avrebbe infatti nei giorni scorsi presentato richiesta di attivazione della cassa integrazione ordinaria. "Non riteniamo sia lo strumento più opportuno" ha argomentato il rappresentante della Fim Cisl congiuntamente al collega Mauro Castelli della Fiom. "Non disponiamo dei dati ufficiali, che non ci sono stati forniti dall'azienda. Ma ci sono 28 dipendenti che al momento hanno tre mensilità arretrate da percepire. Indubbiamente la società ha subito la crisi dell'edilizia ma come tante altre aziende del territorio si è attivata all'ultimo per mettere riparo ai problemi. Siamo a conoscenza di appalti per nuovi cantieri scemati e di alcune commesse perse con i dipendenti della Fumagalli che si sono visti affiancati e sostituiti da altri lavoratori. Questa è stata la scintilla che ha fatto traboccare il vaso. Al momento ci sono una decina di operai che fanno manutenzione h.24 presso la Nostra Famiglia di Bosisio Parini: in accordo con loro non abbiamo intenzione di farli smettere. Fino ad oggi il tentativo è stato quello di lasciare i lavoratori al loro posto: farli continuare nella speranza almeno di finire i cantieri in essere e drenare a loro le entrate. Siamo così riusciti a portare a casa il 60% della retribuzione di giugno: ne mancano ancora tre e con ottobre saranno già quattro. Chiediamo all'azienda quale strada ha intenzione di intraprendere".

"Tre settimane fa c'è stato il primo incontro in Api - argomenta a sua volta Mauro Castelli - durante il quale è stata chiesta la cassa ordinaria. Tre giorni dopo - il 5 ottobre - i lavoratori si sono presentati nella sede del sindacato consapevoli che non si tratta di una questione di cassa ordinaria. Come prima cosa chiediamo alla Fumagalli di iniziare a pagare gli stipendi. Poi di aprire un tavolo: se verrà aperto la procedura per il concordato preventivo in bianco i lavoratori avranno diritto alla cassa integrazione straordinaria se invece verrà dichiarato il fallimento, alla mobilità".

"Siamo stati presi in giro in questi mesi: ci veniva detto di avere pazienza, qualche giorno, a fine settimana, lunedì... ma i soldi non arrivavano mai..." hanno commentato i lavoratori presenti nella mattinata odierna al presidio organizzato ai cancelli dell'azienda (a cui non hanno partecipato i colleghi impegnati nel settore delle manutenzioni). "C'è gente che qui dentro ha iniziato a lavorare il primo giorno ed è arrivata fino alla pensione. Tra di noi ci sono persone che hanno trent'anni di anzianità. Qualcuno si è già licenziato per andare altrove. Ci rendiamo conto che il mondo del lavoro è cambiato: nel settore dell'edilizia c'è la guerra, si gioca al ribasso. Per di non perdere le commesse l'azienda ha accettato anche appalti non remunerativi. E siamo arrivati alle condizioni attuali. Chiediamo quantomeno di recuperare i soldi che ci spettano".

Mauro Castelli e Emilio Castelli

"Nell'ultimo periodo non era più la Fumagalli a fare i preventivi ma l'impresa di costruzione a cui eravamo legati: saranno i prossimi a finire sui giornali" l'amare previsione di un altro dipendente.
A.M.
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