Civate: dal 30 marzo chiude il magazzino Fiskars, 8 dipendenti perderanno il lavoro

A partire dal 30 marzo 2016 il magazzino di Civate della Fiskars, multinazionale finlandese che ha delocalizzato la produzione di coltelli all’estero, chiuderà i battenti.
Questa la comunicazione che, nella giornata di ieri, è giunta agli 8 dipendenti impiegati nel sito lecchese, dove lavorano anche 22 persone presso gli uffici.
L’amministratore delegato Francesco Chinaglia, in disaccordo con la decisione presa dalla proprietà aziendale, ha rassegnato le proprie dimissioni e al suo posto è stato nominato Daniele Carissimi.
Sarà lui ora a confrontarsi con il funzionario sindacale Rino Maisto della Fiom Cgil, la direzione aziendale e Confindustria, per valutare una forma di tutela e di sostegno per gli 8 dipendenti che, di fatto, tra 5 mesi resteranno senza un lavoro.

Gli 8 lavoratori in presidio

È stata una vera e propria “doccia fredda” per chi da un anno, a seguito di una complessa trattativa sindacale che ha consentito di preservare i 30 posti di lavoro, lavora a Civate facendo il “pendolare” dalla Valsassina, area in cui l’azienda aveva due siti poi abbandonati per trasferire la produzione in Cina.
“I coltelli venivano lavorati a Premana e Casargo, con marchi Caimano e Montana. Lo scorso anno a seguito della chiusura 52 persone sono state lasciate a casa, e molti di loro non sono più riusciti a trovare un impiego” hanno spiegato gli addetti al magazzino, presenti stamane di fronte all’azienda in presidio. “Il lavoro non manca, anzi sono state fatte nuove assunzioni negli uffici. Non ce lo aspettavamo”.
La decisione aziendale riguarda una riorganizzazione interna, che prevede di centralizzare lo stoccaggio e distribuzione dei coltelli destinati al mercato europeo in Germania.

Rino Maisto

Una politica non condivisa dall’amministratore delegato referente per il magazzino civatese, che ha rassegnato le proprie dimissioni.
“L’azienda ha abbandonato la produzione in Valsassina per delocalizzarla all’estero, lo stabilimento di Premana è stato acquisito da Ambrogio Sanelli e qualcuno dei vecchi lavoratori è stato ricollocato lì” ha spiegato Rino Maisto. “Ieri è giunta la comunicazione sulla chiusura del magazzino a Civate, in cui non è coinvolto il personale degli uffici. Abbiamo chiesto all’azienda onestà e trasparenza, di mostrarci quindi il piano industriale alla base di questa decisione, e valutare una possibile ricollocazione per gli 8 dipendenti. Da parte della direzione c’è stata una apertura per la loro tutela, valuteremo l’attivazione della cassa integrazione per 12 mesi e la mobilità a seguire, con un riconoscimento integrativo del reddito. Ci confronteremo con azienda e Confindustria la prossima settimana”.

Lo stabilimento di Civate, che ospita magazzino e uffici

Da parte dei lavoratori è grande la preoccupazione per ciò che accadrà dopo la chiusura. “Alcuni di noi lavorano qui da 30, 40 anni, e no abbiamo più un’età in cui è facile trovare un impiego. Ogni giorno facciamo la spola dalla Valsassina, un’area in cui la crisi si fa ancora sentire. Alla nostra età abbiamo poche speranza di ricollocarci, e abbiamo delle famiglie a carico. Gli ammortizzatori sociali non dureranno in eterno”. La prossima settimana gli 8 dipendenti avranno risposte sul loro futuro, che al momento non sembra presentare prospettive. 
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