Lecco: Cesare Fumagalli, tavolo in Provincia per il sostegno ai 22 lavoratori, senza stipendi
Questa mattina, nella sede dell’Amministrazione provinciale di Lecco, si è tenuto un incontro ufficiale sulla situazione di crisi della Cesare Fumagalli, l’azienda che ha sede in Via Gorizia 1 a Lecco.
Presenti i funzionari sindacali Emilio Castelli (Fim Cisl) e Mauro Castelli (Fiom Cgil), unitamente al vice presidente della Provincia Giuseppe Scaccabarozzi, l’assessore lecchese Riccardo Mariani, il dottor Matteo Sironi dell’Unità di Crisi provinciale, l’azienda con il proprio legale.
Sul “tavolo” la situazione dei 22 lavoratori rimasti – erano una trentina, alcuni di loro si sono licenziati per giusta causa e hanno trovato una nuova collocazione – alle prese con la mancanza di stipendio da 4 mesi a questa parte, cui si aggiunge l’estrema incertezza legata al proprio futuro professionale.
«Quello di evidente emerso dall’incontro – ha proseguito Emilio Castelli – è la disponibilità delle parti sociali e la certezza che la Cesare Fumagalli non tornerà ad essere l’azienda che conosciamo. Avrà un sicuro ridimensionamento, e anche per questo occorre far presto per dare ai lavoratori le doverose risposte in merito».
«Resta ancora aperta la questione degli stipendi arretrati – ha sottolineato Emilio Castelli – ma l’azienda in questo momento di grave crisi non ha saputo dare certezze. Anche per questo è fondamentale avere una chiara indicazione sulla situazione reale, per poter poi individuare gli ammortizzatori sociali più appropriati e venire così incontro ai lavoratori, che stanno vivendo una situazione molto difficile. L’incontro di oggi ha permesso di mettere le istituzioni al corrente della situazione, e porre le basi per una “rete” necessaria a restituire ai lavoratori la tranquillità, e accompagnarli verso un possibile ricollocamento nel mondo del lavoro attraverso politiche attive promosse con la Provincia».
L’attività lecchese, attiva da 60 anni sul territorio, vede impiegati per lo più uomini (ma non mancano donne nel settore impiegatizio) ed è specializzata nella progettazione, installazione e manutenzione di impianti elettrici, antincendio, solari termici e fotovoltaici, per il trattamento di acqua e aria, riscaldamento, condizionamento e raffrescamento, reti di distribuzione gas combustili e medicali.
Attualmente solo un piccolo gruppo di dipendenti – una decina – lavora come manutentore per appalti ancora in attività.
Per tutti loro rimane la preoccupazione per una situazione molto difficile, sulla quale si potrà avere qualche risposta in più la prossima settimana dopo l’incontro sindacale in definizione.
Presenti i funzionari sindacali Emilio Castelli (Fim Cisl) e Mauro Castelli (Fiom Cgil), unitamente al vice presidente della Provincia Giuseppe Scaccabarozzi, l’assessore lecchese Riccardo Mariani, il dottor Matteo Sironi dell’Unità di Crisi provinciale, l’azienda con il proprio legale.
Sul “tavolo” la situazione dei 22 lavoratori rimasti – erano una trentina, alcuni di loro si sono licenziati per giusta causa e hanno trovato una nuova collocazione – alle prese con la mancanza di stipendio da 4 mesi a questa parte, cui si aggiunge l’estrema incertezza legata al proprio futuro professionale.
Una immagine del presidio
“Abbiamo discusso con l’azienda la situazione attuale – ha detto Emilio Castelli – e abbiamo convenuto di accelerare i tempi per poter decidere quale tipo di procedura attuare per accedere agli ammortizzatori sociali. Già la prossima settimana apriremo un tavolo sindacale per decidere con l’azienda quali strade intraprendere». Al momento non è stato infatti ancora deciso se l’azienda potrà sottoscrivere un concordato preventivo, o se invece le problematiche riscontrate condurranno al fallimento.«Quello di evidente emerso dall’incontro – ha proseguito Emilio Castelli – è la disponibilità delle parti sociali e la certezza che la Cesare Fumagalli non tornerà ad essere l’azienda che conosciamo. Avrà un sicuro ridimensionamento, e anche per questo occorre far presto per dare ai lavoratori le doverose risposte in merito».
«Resta ancora aperta la questione degli stipendi arretrati – ha sottolineato Emilio Castelli – ma l’azienda in questo momento di grave crisi non ha saputo dare certezze. Anche per questo è fondamentale avere una chiara indicazione sulla situazione reale, per poter poi individuare gli ammortizzatori sociali più appropriati e venire così incontro ai lavoratori, che stanno vivendo una situazione molto difficile. L’incontro di oggi ha permesso di mettere le istituzioni al corrente della situazione, e porre le basi per una “rete” necessaria a restituire ai lavoratori la tranquillità, e accompagnarli verso un possibile ricollocamento nel mondo del lavoro attraverso politiche attive promosse con la Provincia».
L’attività lecchese, attiva da 60 anni sul territorio, vede impiegati per lo più uomini (ma non mancano donne nel settore impiegatizio) ed è specializzata nella progettazione, installazione e manutenzione di impianti elettrici, antincendio, solari termici e fotovoltaici, per il trattamento di acqua e aria, riscaldamento, condizionamento e raffrescamento, reti di distribuzione gas combustili e medicali.
Attualmente solo un piccolo gruppo di dipendenti – una decina – lavora come manutentore per appalti ancora in attività.
Per tutti loro rimane la preoccupazione per una situazione molto difficile, sulla quale si potrà avere qualche risposta in più la prossima settimana dopo l’incontro sindacale in definizione.
