Valgreghentino: estorsione, pene confermate in Appello

Sono state confermate dalla corte d'Appello di Milano, le pene inflitte in primo grado in tribunale a Lecco a Vincenzo e Tommaso Falbo, residenti a Valgreghentino e Lecco, accusati di estorsione in concorso, secondo gli articoli 110 e 629 del codice penale.
I due (che non risultano parenti nonostante l'identico cognome) erano stati condannati sul finire del 2013 dal giudice monocratico Salvatore Catalano rispettivamente a otto anni e cinque anni e sei mesi di reclusione per fatti risalenti al 2012, quando avrebbero cercato di farsi consegnare, su minaccia, una cospicua somma di denaro, circa 30mila euro, da un giovane idraulico di Galbiate, costituitosi parte civile nel processo tramite l'avvocato Nadia Invernizzi. Un debito che quest'ultimo avrebbe contratto a sua insaputa, a seguito di un presunto favore che Vincenzo Falbo dichiarava di aver fatto all'artigiano.
L'uomo, spaventato, aveva scelto in un primo tempo di cedere alle pressioni di Falbo, accettando di consegnargli una somma di denaro, oltre a del materiale edile, per il valore complessivo di 10mila euro.
Tuttavia la situazione emotiva era divenuta insostenibile per il giovane, vessato da continue telefonate dal tono minaccioso di sollecito a pagare.
Consultatosi con i suoi familiari, aveva quindi deciso di rivolgersi alle forze dell'ordine per raccontare quanto gli stava accadendo. Era stata così organizzata una sorta di ''trappola'': all'appuntamento presso l'abitazione di Valgreghentino, oltre al giovane idraulico, si presentarono anche gli uomini della Questura, agli ordini dell'ispettore Antonio Verbicaro.
Dopo la condanna in primo grado, nella giornata di lunedì anche in appello è giunta la conferma per le condanne ai due.
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