Pescarenico: in tanti visitano il convento dei frati Cappuccini, narrato dal Manzoni

Sono molti i cittadini che nella giornata di ieri, domenica 10 gennaio, si sono recati a Lecco nel quartiere di Pescarenico in occasione dell'apertura della Chiesa e del Convento dei frati Cappuccini. Dopo i lavori di restauro terminati lo scorso ottobre, hanno preso il via le prime visite guidate, riscontrando un grande successo. Più di cinquanta persone hanno così trascorso il loro pomeriggio tra le mura del vecchio edificio, incuriosite dal suo fascino e dalla sua storia. È proprio qui che Alessandro Manzoni ubicò il convento dei Cappuccini in cui vivevano Fra Cristoforo e Fra Galdino de “I promessi Sposi”. Chiesa e convento costituiscono infatti una tappa del percorso manzoniano.

Lo studioso Edmondo Sala

Oltre alla visita guidata, durante la quale alcuni volontari della parrocchia hanno presentato la struttura interamente con il chiostro interno, il pozzo, le celle dei frati e il loggiato delle noci, i visitatori hanno avuto modo di approfondire la figura dei frati con lo studioso Edmondo Sala, autore del volume “I Cappuccini nella storia di Lecco”, che ne ha illustrato la storia, il rapporto con Pescarenico e le motivazioni che hanno spinto Manzoni a inserirli nel celebre romanzo.

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Secondo gli studiosi, il convento venne edificato nel 1576 alla presenza del governatore spagnolo don Giovanni Mendoza, cavaliere di Santiago e governatore della piana di Lecco, per adempiere ad una richiesta dei Cappuccini di avere un altro loro convento oltre a quelli di Bergamo, Domaso e Como. Accanto ad esso venne eretta la chiesa, dedicata come il convento a San Francesco. Particolarità di questa chiesa sono le rarissime composizioni plastiche in cera e cartapesta del ‘600 e la Trinità del Cerano.

In questo convento i frati alloggiarono per un lungo periodo, ovvero fino al 1810. In quell'anno infatti Napoleone Bonaparte ordinò la soppressione dell'ordine. Oggi è ancora possibile vedere alcune tracce dell'antica struttura, in particolare nel cortile e nelle celle in cui alloggiavano i frati. La chiesa fu invece ristrutturata, a partire dalla facciata, dall'architetto Giuseppe Bovara e dedicata a San Materno, associato più tardi a Lucia, presumibilmente in omaggio al Manzoni.
Il fatto che il celebre scrittore abbia scelto di inserire proprio questi frati nel suo romanzo è da attribuirsi a diverse possibili cause: si pensa che la sua dimora potesse trovarsi vicino a una proprietà del convento dei Cappuccini, o che forse da piccolo avesse fatto il chierichetto proprio in quella stessa chiesa di Pescarenico.

Riproduzione della cella di un frate all'interno del convento

Quello del convento e della chiesa del rione è dunque un pezzo di storia manzoniana di innegabile importanza, che fa di Lecco una città più ricca culturalmente. La partecipazione attiva e numerosa dei cittadini ne è una conferma.
P.M.
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