Eye Contact Experiment, un successo l’esperienza sociale

"Real connections, don't require WiFi": è questa la scritta in cui ci si imbatteva oggi a Lecco passeggiando sul lungolago in Riva Martiri delle Foibe, nei pressi del Monumento ai Caduti.
Poche parole dietro le quali si celava un messaggio preciso, un consiglio, un invito a provare per qualche istante a mettere da parte un modo di relazionarsi frettoloso, spesso anonimo, fatto di sguardi distratti e parole buttate al vento, per riscoprire il piacere di guardarsi negli occhi in silenzio, per dirsi molto di più.

E' questo, in sostanza,  il "succo" di "Eye Contact Experiment", l'esperimento sociale e umano nel quale persone sconosciute sono invitate a guardarsi negli occhi lasciando che fluiscano le loro emozioni. Nata in Australia dall'idea di Peter Sharp, l'iniziativa si è presto diffusa in tutto il mondo, coinvolgendo migliaia di persone. A Lecco era già arrivata lo scorso novembre in piazza Cermenati, quando in molti avevano sfidato l'imbarazzo e l'opinione della gente, sedendosi a terra e dimenticandosi, di fatto, di tutto ciò che c'era attorno.

Galleria fotografica (12 immagini)


Oggi a riproporlo nella città manzoniana sono stati Francesca Corti e Salvatore di Maria, due che la forza dell'eye contact experiment' l'hanno provata sulla loro stessa pelle, rimanendone letteralmente travolti. In occasione dell'equinozio di primavera, Francesca e Salvatore hanno scelto quindi un'ambientazione suggestiva per stendere i tappetini per l'incontro, vale a dire il nostro splendido lungolago, che baciato dal sole sprigionava quest'oggi un irresistibile fascino.

"Eye contact  experiment  vuole dare possibilità alle persone di sperimentare un canale di comunicazione diverso con l'altro, potremmo dire più 'autentico', che va oltre le parole", ha spiegato Salvatore. "Ci sono poche semplici regole da seguire: basta voler condividere qualche minuto in silenzio. Tutto ciò che può succedere dopo, dall'abbraccio, allo stringersi le mani, sino alla commozione, è qualcosa che avviene di conseguenza" gli ha fatto eco Francesca.

Dalle ore 14.00 di questo pomeriggio sono stati di fatto in molti i curiosi che hanno voluto sedere in silenzio sulle circa 70 postazioni a disposizione. "Abbiamo registrato un'ottima affluenza. Sono arrivate persone che non avevano mai provato, o gente che è tornata dopo altre esperienze. Possono farlo tutti, adulti, ragazzi ma anche bambini" è stato spiegato. L'invito ad abbandonare i colori freddi della quotidianità in cui viviamo, d'altronde, è un messaggio trasversale che abbraccia ogni fascia d'età senza distinzioni né di sesso, né di razza.

Infiniti gli sguardi, tanti i sorrisi, qualche lacrima e poche parole, perché la richiesta era quella di rimanere in silenzio all'interno dell'Eye Zone, il modo che fosse il linguaggio non verbale a far da tramite tra le persone.  Al centro l'incontro con l'altro, un'esperienza non facile, come ha spiegato Salvatore.  "Ci vuole disponibilità ad aprirsi, ad andare veramente oltre. Quando ciò accade allora sì, si incontra chi ci sta davanti, si entra in contatto con le sue emozioni, la sua fragilità, la gioia, l'entusiasmo. Attraverso l'altro,  si possono  scoprire  parti di noi stessi che ci erano sconosciute".  Il risultato è un'esperienza autentica e forte, incredibilmente arricchente, che non vuole tuttavia rimanere confinata a pochi brevi istanti: la vera sfida è quella di integrare nella propria vita empatia e voglia di contatto, quello vero.
G.A.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.