Lecco: decretato il fallimento della 046 sas Società esposta con Equitalia per 89mila €

Il Tribunale di Lecco – nella persona dei giudici Ersilio Secchi (presidente), Mirko Lombardi e Dario Colasanti (relatore) – in data 14 luglio 2016 ha dichiarato fallita la 046 sas, estendendo contestualmente tale pronuncia anche a Stefania Shanna Trovato, classe 1987, in qualità di socia illimitatamente responsabile.
Costituita nel 2005 e inattiva già dal secondo semestre 2014 – con sospensione della licenza, chiesta e ottenuta per 12 mesi dal settembre di quello stesso anno, e precedente sequestro preventivo delle quote – la società si occupava della gestione dell’omonimo ristorante-pizzeria di via Pasubio 19 a Lecco, balzato agli onori della cronaca quale presunto “covo” della supposta Locale ‘ndranghetista capeggiata – stando alle risultanze dell’indagine Metastasi, con sentenza di primo grado già appellata e dunque con condanne ancora non passate in giudicato – da Mario Trovato, fratello del boss Franco Coco Trovato il cui nome – parallelamente – si lega invece alla Wall Street di via Belfiore e ad altre attività del medesimo settore, come quella ospitata nell’immobile di Airuno diventato poi per un certo periodo tenenza della Guardia di Finanza (ed ora “rifugio” per un gruppo di richiedenti asilo).
Proprio gli operanti del Gico delle Fiamme Gialle, in Aula, nell’ambito del procedimento originato dall’inchiesta condotta dalla DDA di Miano, avevano tracciato – al cospetto del collegio giudicante presieduto dal dr. Enrico Manzi con a latere i colleghi Salvatore Catalano e Maria Chiara Arrighi – la “storia” della 046, originariamente costituita dai fratelli Giacomo, Rolando e Franco (detto Franchino per essere distinto dal più “famoso” zio) Trovato, con le quote di questi ultimi due poi passate alla sorella Stefania Shanna, divenuta socio accomandatario.
In Tribunale erano stati poi chiariti anche i ruoli dei quattro ragazzi nella gestione dell’attività che li ha portati, tutti e quattro, a giudizio nonché del padre Mario, ritenuto dagli inquirenti vero “dominus” di un’impresa che a detta degli investigatori chiamati a spulciare i conti societari non avrebbe mai “ingranato”, seppur la pizzeria appariva, specie nel fine settimana, sempre piena come dichiarato da più soggetti alternatisi al banco dei testimoni.
Posta sotto sequestro, con la contestuale nomina di un commissario che doveva autorizzare ogni spesa, messa poi nelle condizioni di non poter più accettare pagamenti in contanti in virtù della richiesta tracciabilità degli incassi e di non poter più contare sui fidi revocati dalle banche, l’attività aveva abbassato definitivamente le serrande nel settembre del 2014, con tanto di messa in affitto dei locali.
Giovedì la dichiarazione di fallimento della società 046, su istanza presentata da due donne straniere, elettivamente domiciliare presso lo studio di un avvocato di Milano. Nella sentenza di fa esplicito riferimento allo stato di insolvenza in cui versa la sas, impossibilitata a far fronte al pagamento dei propri debiti, anche in mancanza di prospettive future. Citata anche un’informativa di Equitalia Nord spa in relazione ad un’esposizione pari a oltre 89.000 euro.
L’adunanza dei creditori è stata fissata al prossimo primo dicembre, presso l’ufficio del dr. Dario Colasanti, giudice delegato. Il curatore è stato individuato nel ragionier Alberto Bassoli.
A.M.
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