Esino, Lazzari in Tribunale: foglie di 'erba' per il diabete. Ai domiciliari, senza mucche

Tutte quelle piante di cannabis indica? Coltivate esclusivamente per uso personale: le foglie servivano infatti per tener sotto controllo il diabete. Così si sarebbe giustificato, questa mattina, l’allevatore 51enne Ivano Lazzari comparso dinnanzi al Gip Paolo Salvatore per l’udienza di convalida dell’arrestato operato dai Carabinieri della Stazione di Bellano. Associato presso la casa circondariale di Pescarenico dalla serata di sabato, l’uomo, sposato e padre di quattro figli, è stato tradotto dalle guardie carcerarie presso il Palazzo di Giustizia dove, poco dopo le 11, è stato escusso dal giudice. Ad assisterlo l’avvocato Giovanni Piero Carissimi, in sostituzione dell’avvocato di fiducia Fabrizio Consoloni già legale di Sergio Lazzari, fratello di Ivano, a sua volta a processo, sempre presso il Palazzo di Giustizia di Lecco, in quanto ritenuto addentro – stando al quadro accusatorio ancora chiaramente tutto da dimostrare - ad un giro di droga che avrebbe avuto come nodo principale un cantiere di Bellano e “diramazioni” presso la nota località sciistica di Livigno.

Nei confronti del 51enne il pubblico ministero Paolo Del Grosso, titolare del fascicolo, non presente personalmente in Aula, ha chiesto la convalida dell’arresto e l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, proposta quest’ultima ovviamente “rigettata” dall’avvocato Carissimi. Il dottor Salvatore, dopo una veloce camera di consiglio, ha optato per gli arresti domiciliari, senza al momento concedere all’allevatore la possibilità di raggiungere la stalla dove custodisce una quarantina di capi di bestiame da cui trae sostentamento. L’uomo infatti dovrà dimostrare in un altro momento di essere il titolare “dell’impresa” e chiedere poi un apposito permesso per recarsi dunque presso il proprio “posto di lavoro”.

Al centro il maggiore La Rocca, a sinistra il luogotenente Doriano Fulceri

A Lazzari, i Carabinieri di Bellano, coordinati dal Luogotenente Doriano Fulceri, erano arrivati dopo un mese di appostamenti presso l’area – estesa per 40 metri quadri, terrazzati – dove erano state messe a dimora circa 130 piante di canapa indiana, già diventate alte oltre due metri. Da quando raccontato quest’oggi in Tribunale, è emerso che, ad imbattersi nella piantagione abusiva, creata su terreno demaniale non troppo distante dalla sp65 e dunque dalle prime case del centro abitato di Esino, era stato “incidentalmente” un militare che, libero dal servizio, era a caccia di funghi. La scoperta, avvenuta all’incirca 30 giorni fa, ha fatto poi seguito un servizio “quasi ininterrotto”  - come precisato ieri dal maggiore Gaetano La Rocca a capo della Compagnia Carabinieri di Lecco – di osservazione, nell’attesa di cogliere in flagranza di reato il “coltivatore” che, aiutato dalla pioggia, per giornate intere non si è recato presso la piantagione, non necessitando la cannabis indica di altre cure se non di una regolare irrigazione. Sabato, invece, l’arrivo al campo dell’uomo e il suo arresto per coltivazione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.
Già nel 1981 Lazzari era stato condannato, con sentenza passata in giudicato, per “una questione di droga”. A breve, con in mano gli esiti delle analisi di laboratorio disposte per accertare la concentrazione di principio attivo nelle foglie inviate dai Carabinieri a Milano quale campione, tornerà dinnanzi al giudice per difendersi da questa nuova accusa.
A.M.
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