
Williams Barone e Francesck Mecaj
Dei destinatari delle 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse del Gip del Tribunale di Lecco ed effettivamente eseguite il 2 ottobre scorso dagli uomini della Squadra Mobile lariana nell’ambito dell’indagine ribattezzata “El Diablo”, sono gli unici due soggetti a non aver optato per un rito alternativo: l’albanese Francesck Mecaj, classe 1995 e il cassaghese Williams Barone, 31 anni, ancora detenuti nel carcere di Monza, quest’oggi sono così stati tradotti dinnanzi al collegio giudicante del Foro di Corso Promessi Sposi per l’apertura dell’istruttoria dibattimentale a loro carico. Il processo si preannuncia però brevissimo: come già anticipato infatti dai legali dei due giovani nel corso dell’udienza di smistamento, si procederà all’escussione di un numero esiguo di testimoni, avendo le parti accettato l’acquisizione di un consistente numero di atti d’indagine a cura della Questura di Lecco che, all’esito di attività investigativa durata mesi, aveva sgominato un articolato “giro” di spaccio radicato prevalentemente lungo la tratta ferroviaria percorsa dal “Besanino” nonché sulle alture sovrastanti le stazioni di Civate e Cassago retto da un giovane magrebino – nome di battaglia El Diablo – affiancato dal fratello, da altri connazionali e – stando appunto al quadro accusatorio, nel loro caso ancora da dimostrare – anche dai due odierni imputati, seppur con posizioni e compiti differenti. A Barone, per esempio, come meglio dettagliato dal Sovrintendente Capo della Polizia di Stato Vincenzo Mazzilli, chiamato dal sostituto procuratore Nicola Preteroti a meglio articolare alcuni specifici capi d’imputazione, viene contestato anche l’aver fatto da “palo” in alcune occasione, piazzandosi di fatto lungo il tragitto che gli acquirenti percorrevano per raggiungere i – ben nascosti – punti di smercio di eroina e cocaina posizionati in quota nonché di aver comunque favorito la “compravendita” facendo “anche da galoppino” – per usare le parole dell’operante – per evitare la strada a quei clienti non disposti a sporcarsi le scarpe per inerpicarsi fino alla tenda usata quale bazar per l’immissione sul mercato della “polvere bianca”. Il 18 febbraio 2015, “Willy” o “Barausch” – come veniva chiamato dai clienti italiani o dai pusher marocchini – avrebbe anche fatto da corriere, trasportando da Monza a Cassago, in treno, un quantitativo di droga per conto di Khalid e Rachid Kabal. Pregiudicato (con una condanna per spaccio risalente al 2011, citata quest’oggi in Aula) e già noto al SerT, Barone è stato anche al centro della faticosa testimonianza dell’unico acquirenti – nella short list ritagliata dagli avvocati – presentatosi quest’oggi in Aula. Classe 1991, il ragazzino, rispondendo alle domande poste dal pubblico ministero, ha ammesso – con imbarazzo ma senza troppi giri di parole – di aver iniziato a far uso di eroina 4 o 5 anni fa e di essersi rifornito della sostanza “qualche volta alla settimana” sia presso il “punto vendita” di Civate sia quello di Cassago, sapendo di poter trovare quel che cercava. Un’ammissione capace di far accapponare la pelle con la testimonianza poi proseguita però tra “non ricordo” e stucchevole reticenza nel confermare quanto già dichiarato dalla Polizia in riferimento alle posizioni dei due imputati.
Si torna in Aula il prossimo 13 ottobre per la conclusione dell’istruttoria e, probabilmente, la requisitoria del PM.
A.M.