Villa S. Carlo: un ospite d’eccezione dalle ginnaste di 'Sport è Salute', ecco Igor Cassina
È stato un pomeriggio tanto insolito quanto emozionante quello vissuto ieri, martedì 11 ottobre, dalle piccole ginnaste dell’Associazione “Sport è Salute” di Valgreghentino che, presso la palestra di Villa San Carlo, sede dei loro allenamenti quotidiani, hanno avuto la possibilità di conoscere e “intervistare” un ospite davvero d’eccezione: si tratta di Igor Cassina, ex ginnasta italiano classe 1977, campione olimpico nella specialità della sbarra ai Giochi di Atene del 2004.
“Il nostro è uno sport dai forti tratti educativi, che dovrebbe spronarvi a dare sempre il meglio di voi stesse e a impegnarvi costantemente in ogni ambito della vostra vita, cercando di superare i vostri limiti. Dopo una breve esperienza nel judo, mi sono avvicinato alla ginnastica all’età di cinque anni, insieme a mia sorella Mara: inizialmente pochissime persone credevano in me, anzi, i miei primi maestri tendevano a scoraggiarmi dalla pratica di questo sport a causa della mia costituzione gracile, apparentemente poco adatta a travi, anelli e salti acrobatici. Nonostante ciò, la mia forza di volontà ha fatto sì che non mi arrendessi mai, continuando a credere nel mio sogno e a lottare per i miei obiettivi”.
“Da piccolo ero soprannominato “la peste bubbonica”, non stavo mai fermo” ha ricordato con un sorriso Igor Cassina, che può vantare anche uno speciale “movimento” personale riconosciuto dalla federazione internazionale con il suo nome.
L’emozione più grande della strabiliante carriera di Igor Cassina è stata sicuramente la vittoria alle Olimpiadi di Atene del 2004, che è valsa – oltre al primo oro italiano nella specialità della sbarra – la medaglia numero 500 ai Giochi per gli azzurri.
“Inevitabilmente anche io ho vissuto alcuni momenti di difficoltà, il primo dei quali a soli 10 anni, quando ho subito un infortunio che mi ha causato la rottura della tibia: correva l’anno 1987 e la mia paura per il futuro era tanta. In quello stesso anno, però, si stavano disputando i campionati mondiali a Rotterdam, e la vittoria schiacciante del mio idolo, il grande atleta Dmitrij Bilozerčev, ancora in fase di recupero dopo un complesso intervento chirurgico, mi ha dato lo stimolo di cui avevo più bisogno per continuare a credere in me stesso e nei miei sogni, spingendomi a proseguire per la mia strada”.
Al termine dell’intervista, il campione olimpico è stato accerchiato dalle piccole atlete di Valgreghentino, che hanno approfittato della sua presenza nella loro palestra per scattare una foto e farsi firmare un autografo, di fronte agli sguardi adoranti delle loro mamme e della loro allenatrice.
Igor Cassina
“La ginnastica è stata e sarà per sempre tutta la mia vita, una passione irrinunciabile che ha indubbiamente contribuito in maniera determinante alla mia crescita umana” ha esordito l’atleta, originario di Seregno, di fronte a un gruppo di giovanissime ginnaste particolarmente concentrate e attente alle sue parole.“Il nostro è uno sport dai forti tratti educativi, che dovrebbe spronarvi a dare sempre il meglio di voi stesse e a impegnarvi costantemente in ogni ambito della vostra vita, cercando di superare i vostri limiti. Dopo una breve esperienza nel judo, mi sono avvicinato alla ginnastica all’età di cinque anni, insieme a mia sorella Mara: inizialmente pochissime persone credevano in me, anzi, i miei primi maestri tendevano a scoraggiarmi dalla pratica di questo sport a causa della mia costituzione gracile, apparentemente poco adatta a travi, anelli e salti acrobatici. Nonostante ciò, la mia forza di volontà ha fatto sì che non mi arrendessi mai, continuando a credere nel mio sogno e a lottare per i miei obiettivi”.
“Da piccolo ero soprannominato “la peste bubbonica”, non stavo mai fermo” ha ricordato con un sorriso Igor Cassina, che può vantare anche uno speciale “movimento” personale riconosciuto dalla federazione internazionale con il suo nome.
L’emozione più grande della strabiliante carriera di Igor Cassina è stata sicuramente la vittoria alle Olimpiadi di Atene del 2004, che è valsa – oltre al primo oro italiano nella specialità della sbarra – la medaglia numero 500 ai Giochi per gli azzurri.
“Inevitabilmente anche io ho vissuto alcuni momenti di difficoltà, il primo dei quali a soli 10 anni, quando ho subito un infortunio che mi ha causato la rottura della tibia: correva l’anno 1987 e la mia paura per il futuro era tanta. In quello stesso anno, però, si stavano disputando i campionati mondiali a Rotterdam, e la vittoria schiacciante del mio idolo, il grande atleta Dmitrij Bilozerčev, ancora in fase di recupero dopo un complesso intervento chirurgico, mi ha dato lo stimolo di cui avevo più bisogno per continuare a credere in me stesso e nei miei sogni, spingendomi a proseguire per la mia strada”.
Al termine dell’intervista, il campione olimpico è stato accerchiato dalle piccole atlete di Valgreghentino, che hanno approfittato della sua presenza nella loro palestra per scattare una foto e farsi firmare un autografo, di fronte agli sguardi adoranti delle loro mamme e della loro allenatrice.
B.P.