Vercurago: Sara Fontanella ha immaginato un museo scavato all'interno della Rocca

C’è persino un museo ipogeo scavato al di sotto della Rocca dell’Innominato a Vercurago nel progetto immaginato dalla giovane architetto Sara Fontanella che ha dedicato la sua tesi di laurea proprio allo storico castello di Somasca, immaginando un suggestivo e futuristico progetto per la sua riqualificazione.

Mauro Rossetto, Simona Piazza, Sara Fontanella, Carlo Greppi, padre Livio

Il frutto del suo lavoro è esposto ora in una mostra allestita nella Torre viscontea a Lecco – un altro luogo manzoniano – nella quale è racchiusa la secolare storia della rocca. Una storia che parte dall’età del Bronzo e arriva fino ai giorni nostri, passando per San Gerolamo (che a Somasca avviò la sua congregazione) e ovviamente per Alessandro Manzoni che con ogni probabilità vi collocò il terribile palazzaccio, luogo della prigionia della povera Lucia ma anche della conversione dell’Innominato.

Alcune immagini del progetto

Oggi i ruderi dominano Vercurago e Somasca, con un incredibile vista sulla Val San Martino e su Lecco: la funzione strategica era proprio quella di controllare il confine tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano. E proprio al castello, cercando bene, si può trovare uno degli antichi cippi di frontiera.
Un luogo visitato da moltissimi turisti, soprattutto turisti: nei giorni scorsi, tra i tanti, è stato avvistato anche il cantautore Vasco Brondi, conosciutissimo nella scena alternativa italiana e vincitore anche del Premio Tenco.
Fontanella, nel suo progetto, ha immaginato un nuovo spazio proprio al di sotto della rocca, scavato nello sperone di roccia su cui il maniero è stato costruito.

L’ingresso è stato disegnato alle spalle della struttura, dove alcuni scavi archeologici hanno portato alla scoperta di importanti reperti preistorici a testimonianza della millenaria presenza dell’uomo in questo luogo davvero unico e suggestivo.
Il museo ipogeo è stato pensato come articolato in tre sale: un “museo sensoriale-letterario” per far vivere al visitatore le emozioni che scandiscono gli avvenimenti dei Promessi Sposi, dal terrore di Lucia alla conversione del cavaliere. Nel progetto non mancano nemmeno terrazze panoramiche per osservare l’intero circondario che sa offrire una vista spettacolare dalle Alpi al Lario fino alla Brianza.
Predisposti poi anche alcuni percorsi tematici basati sull’opera manzoniana, sulla religione e sull’ambiente naturale.
L’idea è stata lanciata: una provocazione affascinante che ha acceso i riflettori su un monumento simbolico dell’intero territorio.

Un plastico: si noti la terrazza panoramica, le aperture nella roccia e la struttura della torre

“Sono contenta che il mio lavoro sia esposto in questa mostra: l’obiettivo è anzitutto quello di aumentare la conoscenza di questo luogo davvero unico, accrescendo anche il numero di visitatori” ha spiegato Sara Fontanella.
“E’ nostro compito – ha sottolineato l’assessore alla cultura Simona Piazza – dare spazio e valorizzare i lavori dei nostri giovani. Un impegno che vogliamo continuare a portare avanti con convinzione”.
Venerdì si è tenuta l’inaugurazione della mostra in Torre viscontea: ha dato ufficialmente il via alla kermesse “Lecco città dei Promessi Sposi” e rimarrà allestita fino al 6 novembre, con un’appendice aggiuntiva al Santuario di S. Girolamo a Vercurago che sarà inaugurata il 13 novembre alle 16 e rimarrà visitabile fino all'11 dicembre.
Le sale espositive della Torre sono aperte il martedì e il mercoledì dalle 9.30 alle 14, il giovedì, il venerdì, il sabato e la domenica dalle 15 alle 18.
La mostra è uno sguardo a 360° sul castello, un luogo che racconta un incrociarsi di storie e di personaggi.
Diverse le tipologie dei materiali esposti: quadri, reperti archeologici, cartoline d’epoca, documenti, mappe, fotografie, modelli in scala.

Impossibile non citare poi la tela di Mugrieri detto “il Peruggino”, Apparizione di Cristo ai santi Sebastiano e Rocco (1656), ordinariamente custodita nella sacrestia della Basilica dei Padri Somaschi, sempre a Vercurago e realizzata in occasione della cura delle epidemie di peste; l’opera di Giuseppe Canella L’Adda a Brivio (1843), facente parte delle collezioni artistiche della Deutsche Bank, e il Ritratto di Alessandro Manzoni di Giuseppe Molteni, normalmente esposto nel Museo Manzoniano di Lecco. Da aggiungere all’elenco dei ‘mai visti’, gli straordinari reperti dell’età del Ferro conservati nel Museo Archeologico di Lecco, un cippo di confine e una mappa del XVIII secolo.
 

Diverse le autorità presenti all’inaugurazione: oltre che all’assessore Piazza anche l’assessore all’istruzione Salvatore Rizzolino e il presidente del Consiglio Comunale Giorgio Gualzetti, il sindaco di Vercurago Carlo Greppi, il parroco di Somasca padre Livio Valenti, il direttore del Sistema Museale Lecchese Mauro Rossetto e il coordinatore dell’Ecomuseo Fabio Bonaiti.
P.V.
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