Chiuso-Maggianico: l'ingresso del nuovo parroco, all'altare anche la torta Resegone

Questa mattina i cittadini dei rioni di Chiuso e Maggianico hanno accolto ufficialmente il loro nuovo parroco, don Ottavio Filippo Villa che è subentrato a don Adriano Bertocchi, trasferito dalla diocesi a Bisuschio, in provincia di Varese, all'inizio di Settembre.
Il sacerdote (classe 1955), originario di Giussano, arriva da un percorso di undici anni a Merone, che ha servito dal 2005. Ha precedentemente anche lavorato con gli infermi all'ospedale Niguarda di Milano.
Nonostante don Ottavio si trovi nel lecchese da due settimane e abbia già celebrato alcune messe, oggi il vescovo Adelio Dell'oro, Monsignor Maurizio Rolla e gli altri parroci della comunità pastorale hanno ufficialmente celebrato il suo insediamento, dando inoltre inizio all'anno oratoriale.
Alle 10.00 il parroco ha accolto alcuni fedeli in un momento di preghiera nella cappella di via Pietro da Cemmo, dietro il cimitero di Chiuso. Si è poi recato, accompagnato da un'enorme processione guidata dai bambini della parrocchia, alla chiesa Santa Maria Assunta di Chiuso, sfilando per le vie adornate a festa.

Don Ottavio Filippo Villa

Il vicesindaco di Lecco Francesca Bonacina ha accolto i partecipanti e ha speso alcune parole sull'importanza delle comunità cosiddette "periferiche" del comune di Lecco, come quelle di Maggianico e Chiuso, poiché, ha spiegato, hanno un ruolo fondamentale e possono insegnare molto all'intera cittadinanza. Per questo ha chiesto a don Ottavio la sua collaborazione.
La cerimonia si è aperta con il proclama ufficiale, da parte del Monsignore, per la nomina di don Ottavio, che ha fatto voto di mantenere la sua carica per nove anni ed ha ricevuto in dono una copia delle sacre scritture, l'olio da aspersione, l'insegna sacra simbolo della sua carica e l'olio per l'unzione degli infermi.
Quindi, la messa è continuata con una lettura svolta dal rappresentante della comunità pastorale, che ha parlato a nome dei fedeli, esprimendo il loro affetto e sincero amore rappresentato da un "unico grande abbraccio" verso il nuovo parroco, e spendendo un ricordo frutto dell'ammirazione, a don Adriano. Attraverso la citazione di un discorso di Papa Francesco sul tema del "nuovo umanesimo cristiano", ha spiegato come i fedeli sperano che Don Ottavio sappia affrontare i temi e i problemi dell'attualità e dei singoli cittadini, con un riguardo ai valori cristiani di modestia e accettazione.

Arrivato il momento dell'omelia, don Ottavio ha voluto parlare alla comunità, che ha gremito completamente la chiesa. Il parroco si è, prima di tutto, detto felice del suo nuovo ruolo a Lecco e di quanto abbia apprezzato il poco tempo che ha già trascorso qui. Ha rinnovato la sua fedeltà e ubbidienza alla Chiesa e ai suoi fedeli e ha parlato di come quella di Chiuso e Maggianico si avvicini all'ideale di comunità cristiana che fin da giovane lo ha affascinato e fatto avvicinare alla fede. Ha inoltre lodato i cittadini per la loro fedeltà al beato Serafino, che crede sia esso stesso "testimone di tanta devozione che la sua gente ripone in lui".
Riprendendo le letture precedenti, il parroco ha descritto la Chiesa come "una casa dalle profonde fondamenta, madre di numerosi figli, culla della vita, che dalla vetta dei monti, vuole vedere tutta la sua comunità unita". Citando il prefazio alla messa ha poi sottolineato come "ogni istante ci rende partecipi di questa sovranità, traendoci dall'inferno e portandoci al paradiso", riferendosi al ruolo dei fedeli rispetto a quello delle istituzioni.

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Parlando del Duomo, nel giorno della sua dedicazione, ha osservato come "quella presenza monumentale, rappresentata dal suo cardinale, rappresenti la certezza che per oltre due mila anni la Chiesa ha conferito ai fedeli nelle parole di Cristo". Citando la terza lettura, infatti, ha spiegato come "il dubbio ferma le nostre buone intenzioni, facendoci commettere errori, ma la sincera e umile appartenenza alla chiesa, non si basa su una questione di merito: se riconosciamo il ruolo di Cristo come presente, anche qualcosa di apparentemente impossibile diventa possibile. La fede e la preghiera sono la maggiore fonte di unione e coronamento dei valori cristiani. Questi sono i valori che voglio trasmettervi come prete".
All'offertorio all'altare sono stati portati doni specificatamente lecchesi: una torta Resegone e una copia dei Promessi Sposi, che nella sua prima stesura intitolata "Fermo e Lucia", iniziava proprio dalla chiesa di Chiuso.


Per ultimo, dopo l'eucarestia, ha preso la parola il vescovo Adelio Dell'oro, che ha servito anche in Kazakistan, o come ha preferito dire "nelle steppe che Leopardi descriveva nel "discorso del pastore errante alla Luna" . Il religioso, arrivato per l'occasione dalla Brianza, ha parlato di come la visione dell'affresco conservato nella casa di don Serafino "la conversione dell'Innominato da parte di Fra Cristoforo" gli abbia ricordato un'altra opera: "il figliol prodigo" di Rembrandt. In quest'opera, un padre ormai cieco per il troppo cercare il figlio, lo accoglie con "due mani diverse": una ferma e calma, paterna, l'altra tremante e accogliente, materna. Il vescovo ha chiesto a don Ottavio di "saper mostrare alla sua nuova congregazione sia la faccia materna, che quella paterna di Dio".
Per finire, ha voluto dedicare il mandato del nuovo parroco a due santi: al beato Serafino, del quale ha ricevuto in dono le reliquie quando predicava in Kazakistan e al Beato Ladislao Bukowinski, originario dell'Ucraina e che ha servito in Polonia durante la seconda guerra mondiale. Questo santo ha anche vissuto un periodo di prigionia nei lager sovietici, ma dopo la sua scarcerazione, con davanti la possibilità di tornare in Polonia, ha preferito continuare a predicare in URSS per tredici anni, per gli afflitti e gli oppressi dal regime. Il monsignore ha citato il santo, quando ha parlato del "contadino russo, che non era mai uscito dal suo orto, ma con il segno della croce, abbracciava tutto il mondo". Questo perché si augura che don Ottavio segua un mandato dove occupi il ruolo del "padre di tutti".
Prima della fine della messa, don Ottavio ha voluto ringraziare i moltissimi presenti, tutti i fedeli e gli amici di Merone che lo hanno accompagnato, tutti i sacerdoti presenti e i suoi famigliari. Ha concluso aggiungendo che "tutte queste persone rappresentano insieme, per me, il segno della misericordia, della fedeltà e della vita. A voi rivolgo un grazie".
Dopo la messa è stato offerto un rinfresco nel giardino della casa di San Serafino, aperta alle visite per l'occasione.
Riccardo Gilardi
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