Lecco: Tubettificio Europeo, i sindacati e le Rsu critici sul ''necrologio'' anonimo affisso in città
“Abbiamo fatto di tutto per evitare che il Tubettificio Europeo chiudesse i battenti, non ci piace essere messi sullo stesso piano della dirigenza dell’azienda (al pari degli amministratori del territorio) e accusati di aver favorito la sua prematura scomparsa”.
Il sindacalista Mauro Castelli (Fiom Cgil), unitamente al collega Giovanni Gianola della Fim Cisl, esprime il suo disappunto per il cartellone anonimo affisso in città – al costo di 290 euro, per la durata di 14 giorni – che “annuncia” la morte del Tubettifico Europeo Spa, “venuto a mancare all’affetto dei suoi lavoratori il giorno 6 giugno 2016 in Corso Carlo Alberto 26”.
Sono 120 i lavoratori in mobilità a seguito della chiusura dell’azienda, creditori privilegiati tra i 227 insinuati al passivo aziendale. Di questi alcuni non hanno ancora percepito nulla, “non per colpa nostra ma perché per legge l’Inps paga la mobilità alla scadenza del periodo corrispondente al mancato preavviso, che può andare a seconda delle singole posizioni dai 2 ai 4 mesi” ha specificato Castelli. “Ai lavoratori spetta ancora la busta paga di novembre, cui si aggiungono ferie arretrate, tredicesima, versamenti al Fondo Cometa ed eventuale Tfr. In tutto la cifra dovuta ai dipendenti si aggira sul milione di euro”.
Giovanni Gianola, ribadendo che l’iniziativa è l’espressione di un gruppo minoritario di dipendenti, ne ha criticato le modalità.
Castelli ha ripercorso l’iter aziendale, fino alla crisi – di carattere esclusivamente finanziario – che ha portato alla chiusura.
“Il primo contratto aziendale è stato sottoscritto nel 1996, unitamente alle Rsu. L’ultimo è del 2004, mentre dal 2008 la crisi economica ha iniziato a colpire. La proprietà ha venduto lo stabilimento di Abbadia Lariana, l’attività ad Anzio, alcune linee produttive di Lecco. Il lavoro non mancava, è la prima volta che chiudiamo un’azienda con gli ordini nel cassetto” ha spiegato l’esponente Fiom. “Non siamo mai stati assenti, e tutte le decisioni sono state prese in maniera collettiva. I termini dell’accordo proposti dalla direzione aziendale non sono stati accettati in accordo con i lavoratori”.
I dipendenti seguiti dall’ufficio vertenze sindacale hanno sottoscritto un documento in cui certificano il loro dissenso rispetto alla discussa affissione, affermando di non aver partecipato in alcun modo alle spese per la sua realizzazione.
Il sindacalista Mauro Castelli (Fiom Cgil), unitamente al collega Giovanni Gianola della Fim Cisl, esprime il suo disappunto per il cartellone anonimo affisso in città – al costo di 290 euro, per la durata di 14 giorni – che “annuncia” la morte del Tubettifico Europeo Spa, “venuto a mancare all’affetto dei suoi lavoratori il giorno 6 giugno 2016 in Corso Carlo Alberto 26”.
Mauro Castelli e la Rsu Silvia Brianti
Il testo parla di “100 operai e impiegati” che ne danno il triste annuncio, “che lo hanno assistito fino alla fine della sua lunga agonia durata 20 anni”. Viene indicata la data dei funerali (lo scorso 10 ottobre presso il Tribunale di Lecco, quando si è riunita per la seconda volta l’assemblea dei creditori), ma è soprattutto l’ultima parte del messaggio ad avere infastidito i sindacalisti. “I lavoratori esprimono disappunto per quanti, titolari e dirigenti aziendali, politici e amministratori del territorio, sindacati e qualsivoglia responsabile futuro del nostro Paese, con la loro volontà, la loro assenza o la loro incapacità ne hanno favorito la prematura scomparsa”.Sono 120 i lavoratori in mobilità a seguito della chiusura dell’azienda, creditori privilegiati tra i 227 insinuati al passivo aziendale. Di questi alcuni non hanno ancora percepito nulla, “non per colpa nostra ma perché per legge l’Inps paga la mobilità alla scadenza del periodo corrispondente al mancato preavviso, che può andare a seconda delle singole posizioni dai 2 ai 4 mesi” ha specificato Castelli. “Ai lavoratori spetta ancora la busta paga di novembre, cui si aggiungono ferie arretrate, tredicesima, versamenti al Fondo Cometa ed eventuale Tfr. In tutto la cifra dovuta ai dipendenti si aggira sul milione di euro”.
Corteo dei lavoratori a Lecco lo scorso aprile
Sebbene il messaggio parli a nome di tutti, gli autori dell’iniziativa costituiscono un piccolo gruppo. “Tanti di noi non ne sapevano nulla, così facendo però ci danneggiano” ha spiegato Silvia Brianti, Rsu Fiom. “Io ho lavorato al Tubettificio da 30 anni, già è difficile trovare un nuovo impiego, dopo questo fatto è ancora peggio”.Giovanni Gianola, ribadendo che l’iniziativa è l’espressione di un gruppo minoritario di dipendenti, ne ha criticato le modalità.
Castelli ha ripercorso l’iter aziendale, fino alla crisi – di carattere esclusivamente finanziario – che ha portato alla chiusura.
“Il primo contratto aziendale è stato sottoscritto nel 1996, unitamente alle Rsu. L’ultimo è del 2004, mentre dal 2008 la crisi economica ha iniziato a colpire. La proprietà ha venduto lo stabilimento di Abbadia Lariana, l’attività ad Anzio, alcune linee produttive di Lecco. Il lavoro non mancava, è la prima volta che chiudiamo un’azienda con gli ordini nel cassetto” ha spiegato l’esponente Fiom. “Non siamo mai stati assenti, e tutte le decisioni sono state prese in maniera collettiva. I termini dell’accordo proposti dalla direzione aziendale non sono stati accettati in accordo con i lavoratori”.
Il manifesto
Il 6 giugno, a seguito del fallimento, è scattata la mobilità per i dipendenti, e le proposte giunte al bando di affitto promossi dai curatori fallimentari sono state giudicate non congrue. Il prossimo passaggio sarà l’incontro già in programma in Provincia il prossimo 26 ottobre. “Fino a quella data sarà possibile raccogliere manifestazioni di interesse, nell’ottica di un bando per la vendita dell’intera attività oppure dei suoi “pezzi”, vale a dire macchinari e linee di produzione”.I dipendenti seguiti dall’ufficio vertenze sindacale hanno sottoscritto un documento in cui certificano il loro dissenso rispetto alla discussa affissione, affermando di non aver partecipato in alcun modo alle spese per la sua realizzazione.