Quel viadotto costruito dalla Badoni sull’autostrada del Mediterraneo

C’è un capitolo importante di storia dell’industria lecchese nell’autostrada del Mediterraneo, come ora si chiama la Salerno-Reggio Calabria di cui ieri è stato chiuso l’ultimo cantiere, nella sua lunghezza totale di 443 chilometri, iniziata nel 1962, quando era presidente del Consiglio l’onorevole Amintore Fanfani.

Il viadotto Italia, visto dal lato Salerno e il punto massima altezza

    La società Antonio Badoni, che era in corso Matteotti, nel quartiere Castello, ha realizzato la travata d’acciaio che ha consentito di superare l’ostacolo naturale più imponente dell’autostrada nella sua corsa verso il sud della penisola, sul vallone del fiume Lao, al confine tra la Basilicata e la Calabria, con un’altezza d’alveo che raggiunge il tetto dei 255 metri.
    L’appalto lavori era affidato all’impresa Vincenzo Lodigiani, di Milano, che incaricò la Badoni della realizzazione del “sigaro” meccanico, articolato nella copertura di tre distinte campate, mediante pannelli d’acciaio costruiti nel complesso lecchese di corso Matteotti. Erano elementi lunghi 10 metri, che vennero poi collegati l’un l’altro con 330.000 bulloni Fontana ad alta resistenza. Fu necessario costruire 600 pannelli, che vennero trasferiti sul cantiere con trasporti dell’impresa Battazza. Materiale complementare venne spedito con vagoni ferroviari sino alla stazione Lagonegro.

Giuseppe Riccardo Badoni

    Il primo elemento è stato posto in opera nel marzo 1968; è stato necessario allestire, accanto alle pile di cemento del nastro stradale, una torre ausiliaria di cantiere, pure progettata e costruita dalla Badoni, che consentiva il trasporto in quota di tutto il materiale ed il relativo montaggio.
    L’ultimazione dei lavori è del maggio 1969; l’inaugurazione del viadotto Italia è stata nel 1970. Le cronache del tempo riferiscono che la Badoni di Lecco, con il viadotto Italia, aveva realizzato il lavoro più originale ed ardito degli ultimi anni nel campo dei ponti metallici di grande luce.

Piero Stabilini

    Negli anni del viadotto Italia c’era ancora il mitico ingegner Giuseppe Riccardo Badoni, classe 1882, deceduto nel 1974. Era direttore generale e consigliere delegato della Badoni l’ingegner Piero Stabilini. Piero Stabilini è deceduto nel 2008, all’età di 91 anni. E’ stato l’ingegner Stabilini a far pervenire a tutti i dipendenti e pensionati della Badoni una lettera, a lavori ultimati del viadotto Italia, definito, il “gigante d’acciaio”. Stabilini ha scritto “Non c’è miglior commento alla quotidiana fatica di tutti noi, della consapevolezza di partecipare concretamente a quelle realizzazioni di industrie, di impianti ed opere pubbliche che fanno compiere al genere umano passi avanti sulla via di un autentico progresso”.

Una delle ultime assemblee dei lavoratori della Badoni, anni ‘90

    Nella zona di costruzione del viadotto, in località Bosco Selvaggio, nel Comune di Laino Borgo, a 530 metri di quota, era stato realizzato un villaggio di insediamento residenziale; ospitò anche tecnici e montatori della Badoni, in numero di 50. I lavori non ebbero sosta, nonostante le difficoltà ambientali di una vallata con rigide temperature invernali, nevicate abbondanti, giornate di forte vento.
    I lecchesi che transiteranno sull’autostrada del Mediterraneo, al viadotto Italia tra Basilicata e Calabria, possono avere un fremito di giustificato orgoglio. Così è per il viadotto a Lagonegro, ma anche per tante altre opere della Badoni, in Italia ed all’estero, prima che la storica industria, dopo oltre un secolo di prestigiosa attività, chiudesse i battenti. Negli anni 1960/1965 la Badoni raggiunse il numero massimo dei dipendenti, sfiorando gli 850.
A.B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.