Lecco: infermiere a giudizio per un clistere 'letale'. I consulenti ritorneranno a deporre

Dovranno essere risentiti i consulenti già chiamati a testimoniare nell'ambito del processo a carico di T. J., l'operatore sanitario accusato di omicidio colposo (ai sensi dell'articolo 589 del codice penale) per la morte di T. L., deceduto all'età di 83 anni a causa di una polmonite, conseguenza - questo quanto emerso in fase di istruttoria dibattimentale - di una contaminazione del cavo peritoneale determinata da una perforazione intestinale. A causare la lesione, in base al quadro accusatorio, sarebbe stato un clistere effettuato dall'infermiere il 15 gennaio 2013, mentre il paziente di Pasturo si trovava ricoverato presso il reparto di Ortopedia dell'ospedale di Lecco per la rottura di un femore.
Durante l'udienza odierna di fronte al giudice Enrico Manzi, tre medici in servizio all'epoca dei fatti e lo stesso imputato hanno descritto la strumentazione utilizzata (presente "fisicamente" in Aula) per effettuare la procedura, vale a dire un "clisma fleet" in plastica poco invasivo. Proprio per approfondire il possibile nesso tra tale presidio e la lesione patita dal defunto, il giudice ha disposto di riascoltare i consulenti.
"Il clistere viene prescritto dal medico e negli ultimi anni in reparto viene utilizzata esclusivamente la "peretta" morbida, con un beccuccio da 4 cm che non va oltre l'ampolla rettale del paziente" ha spiegato il dottor Matteo Anghileri, chiamato a testimoniare al pari dei colleghi Francesco Guerreschi e Alessandro Pelis (il quale ha prescritto il clistere in questione ma non era presente al momento dello svolgimento). I tre specialisti hanno dichiarato di non ricordarsi del paziente valsassinese. E' stato il dottor Guerreschi, che ha redatto una relazione su indicazione dell'Azienda ospedaliera basata sulla cartella clinica dell'uomo, a riferire in Aula sulle linee guida da attuare in caso di stitichezza, da trattare prima con farmaci e poi, se questi non si rivelano efficaci, con la "procedura" fisica.
L'imputato, un infermiere professionale che nel 2013 prestava servizio alle dipendenze di una cooperativa, ha riferito di non ricordarsi nello specifico di quell'uomo. "Normalmente quando effettuiamo questa operazione c'è sempre presente anche un operatore socio sanitario che assiste. L'unico strumento che utilizziamo è il clisma fleet" ha affermato. "Personalmente utilizzo sempre anche il lubrificante, si tratta di un'operazione di routine e non ricordo di clisteri particolarmente problematici".
L'83enne, una aspetto questo già emerso durante l'istruttoria, durante la degenza presso il nosocomio lecchese ha manifestato un malessere generale, descritto oggi dalle due figlie sentite in qualità di testimoni. "Non ero presente durante il clistere ma dopo mio padre stava malissimo, non mangiava e lamentava dolori allo stomaco. Aveva perso lucidità. E' stato portato ad Asso e anche lì gli hanno fatto due clisteri". Una versione confermata dalla sorella, che ha aggiunto: "quando lo hanno dimesso non c'erano medici con cui parlare in reparto" ha spiegato rispondendo alle domande dell'avvocato Marco Sangalli.
Il giudice Manzi ha disposto che vengano risentiti i consulenti del pubblico ministero e della difesa, alla luce delle prove oggi assunte in relazione al tipo di clistere utilizzato.
Il processo proseguirà il prossimo 5 giugno.
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