Lecco, il dottor Atanasio: 'la Questura non è un vero Cie ma ogni settimana arrivano profughi, grossi gli sforzi sostenuti'

Il dr. Andrea Atanasio
Presso la Questura di Lecco non è stato attivato un vero e proprio Cie – Centro di identificazione e espulsione – ma indubbiamente nelle ultime settimane, ormai si potrebbe dire negli ultimi mesi, anche gli agenti di polizia lariani si trovano a fare i conti con il continuo afflusso di migranti da gestire. Il tutto fronteggiando i continui tagli imposti dallo Stato e dunque potendo fare affidamento solo alle “forze interne” senza alcun sostegno aggiuntivo. E’, in sintesi, quando spiegato dal dottor Andrea Atanasio, capo dell’Ufficio di Gabinetto, a cui abbiamo chiesto delucidazioni in merito al comunicato diffuso dalle segreterie provinciali dei sindacati di polizia in merito appunto a tale tema. Specificando dunque come la Questura di Lecco non sia diventata effettivamente un Cie il dirigente non nasconde però le difficoltà a cui l’organico deve far fronte.
“Siamo costretti a gestire un’emergenza che riguarda tutta Italia e che ormai tocca anche Lecco” ha argomentato infatti. “Non tutti i giorni ma quasi arrivano gruppetti da 7, 10, 15 profughi creano disagi operativi non trascurabili. Tutti vanno infatti fotosegnalati prima di essere affidati alle strutture di accoglienza. Ciò può risultare senza dubbio impegnativo, soprattutto nelle ore notturne. Stiamo quindi mettendo in atto grossi sforzi”. I migranti “assegnati” a Lecco vanno infatti “presi in consegna” presso l’aeroporto di Milano Malpensa oppure presso la sede della Crose Rossa di Bresso (Milano), condotti in Questura dove avviene il fotosegnalamento e poi lo smistamento presso gli alloggi messi a disposizione dai comuni e dalle associazioni. “Inizialmente i richiedenti asilo venivano fotosegnalati direttamente all’arrivo: oggi il volume di sbarchi è così massiccio che tale operazione viene demandata alle sedi territoriali a cui gli stessi vengono destinati”. Anche se Lecco dunque non è un vero e proprio Cie, le funzioni di identificazione vengono svolte ormai in loco con un importante aggravio del carico di lavoro e innascondibili disagi.

Riproponiamo, in calce, il comunicato diffuso dalle segreterie unitarie dei sindacati provinciali di polizia attraverso il quale si sono accesi i riflettori sul tema, con tanto di richiesta di aiuto alle istituzioni locali e alle realtà del terzo settore. In particolare viene domandata maggiore tutela della salute dei poliziotti a diretto contatto con i migranti.


Dopo la notizia che due Poliziotti della Questura di Padova hanno contratto la “SCABBIA” e alcuni colleghi del Reparto Mobile di Padova sono risultati positivi al test cutaneo della tubercolina (Mantoux) che prova il contatto con persone affette da tbc, ieri, dopo l’invio di profughi nella Provincia di Lecco disposto dal Ministero Dell’Interno, abbiamo fatto l’amara scoperta che anche la Questura di Lecco è diventata un nuovo C.I.E. (Centro di Identificazione ed Espulsione).

I Segretari Generali Provinciali delle Organizzazioni Sindacali di Lecco si chiedono:
 
“Possibile che nessuno abbia pensato che la struttura della Questura dove sono stati accolti in questi giorni i profughi non è idonea per ospitarli perché non ha locali appositi?”
Forse, come al solito, si è pensato che tanto ci sono i soliti poveri Poliziotti che in qualche modo rimedieranno.
Di sicuro, chi li ha accolti non conosce le condizioni fisiche e non serve un luminare per capire che diverse patologie hanno lunghi periodi di incubazione e quindi sfuggono facilmente al primo controllo medico, ma di certo i poliziotti “dovranno garantire l'ordine e la sicurezza”.
C'è qualcosa che non funziona nella grande “macchina” dei piantonamenti e degli accompagnamenti effettuati, oramai all'ordine del giorno, che urta contro le più elementari norme di salvaguardia e di tutela sanitaria professionale.
Insistere a minimizzare il rischio che le Forze dell’Ordine corrono svolgendo i servizi legati all’arrivo dei migranti è un atteggiamento non più sopportabile, di gravissima mancanza di rispetto e di considerazione non solo verso gli Operatori, ma soprattutto verso le rispettive famiglie ed anche verso tutti gli altri cittadini.
E’ ora di mettere la parola fine a questa situazione di precarietà e di pericolo comune e di mettere il problema delle centinaia di migliaia di migranti che arrivano in Italia nelle condizioni più disparate al primo posto dell’agenda Politica.
La situazione oramai sta diventando ingestibile!!!

Per questi motivi invitiamo il Sindaco di Lecco, gli esponenti politici e le testate giornalistiche a “bussare” al Questore per venire a vedere di persona in quali condizioni lavorano i Poliziotti che subiscono, è proprio il caso di dire, “sulla propria pelle”, i tagli fatti dal Governo.
Non bastava rischiare la vita per il controllo del territorio a caccia di rapinatori, ladri, violentatori, spacciatori oppure rilevando incidenti stradali o garantendo il diritto di manifestare o di vedersi “in pace” una partita di calcio o un evento sportivo o di spettacolo.
Non bastava ammalarsi di freddo, saltando i pasti, lavorando 24/48 ore consecutive o andando in posti a dir poco malsani… ora, volontariamente si mette a rischio la nostra incolumità e cosa peggiore quella dei nostri familiari e di conseguenza di tutti gli altri cittadini (che non vivono su un altro pianeta).
Tutto questo continuando ad essere umiliati da un Governo che ci toglie quei pochi diritti, anche economici, che ci siamo guadagnati con tanti sacrifici nel corso degli anni.
Vi preghiamo non lasciateci da soli!
Possibile che nessuno ha il coraggio di chiedere alle organizzazioni governative e non di darci una mano? Non possiamo farcela da soli a sobbarcarci il peso di questo “esodo” epocale!
Dove sono le varie croci rosse, caritas e le altre associazioni umanitarie del territorio che si sono sempre distinte quando ce n’è stato bisogno?
Restiamo fiduciosi di una risposta da parte Loro.
Nel frattempo, come al solito, ci rimbocchiamo le maniche e… in silenzio… continuiamo a lavorare.     

Con richiesta di cortese pubblicazione e consueta attenzione giornalistica.


Le Segreterie Provinciali
S.I.U.L.P.      S.I.A.P.     C.O.I.S.P    U.G.L.     C.O.N.S.A.P.   S.I.L.P. – C.G.I.L.
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.