Lecco, area Leuci: al Palladium presentati tre 'sogni' ma manca un piano industriale

Continuano gli impegni degli ex lavoratori della Leuci per tenere alta l'attenzione di media, cittadinanza e autorità sul loro futuro e per cercare di trovare una via d'uscita a una situazione che sembra ormai essersi impaludata.
Una via d'uscita che potrebbe secondo loro passare attraverso tre progetti di recupero dell'area presentanti ieri sera al cinema Palladium a circa un centinaio di cittadini presenti: la realizzazione di una zona dedicata all'arte e alla creatività con i ragazzi del collettivo "Ast station #1", l'inserimento di un centro di sviluppo applicativo della tecnologia multipolare proposto dall'ingegner Vaccani e la creazione di una cooperativa di lavoro in collaborazione con la comunità Il Gabbiano.
"Vogliamo dimostrare che ci sono percorsi percorribili - ha spiegato Germano Bosisio - Non possiamo solo resistere ma dobbiamo essere propositivi, dobbiamo scuotere il cosiddetto 'Sistema Lecco'. Senza volersi sostituire a nessun'altro nel proprio ruolo".
Tre idee che sono apparse tuttavia ancora piuttosto fumose e in fase embrionale, ben lontane - per il momento - dal poter rappresentare una concreta via d'uscita da poter imboccare in tempi brevi.
Per questo motivo nonostante le ottime intenzioni dei proponenti, chi è si è recato al cinema di Castello credendo di uscirne con qualche punto fermo, con una qualche certezza, ne è rimasto deluso.
I tre progetti (che per il momento non sono ancora tali) sono risultati infatti più simili a una lista di buoni propositi molto vaghi che a un concreto e preciso piano industriale di recupero.
La voglia di fare c'è ma siamo al momento ai primissimi passi. E non è nemmeno molto chiara quale direzione prendere realmente.
Il primo progetto presentato è stato quello di Art Station#1 "un gruppo di giovani che crede che l'arte possa essere motore di cambiamento in tutti i settori della comunità". "Ci piacerebbe realizzare, in un progetto su scala ventennale, laboratori didattici ed educativi, attività creative anche per i più piccoli, spazi ed uffici dedicati all'agroalimentare" ha spiegato il responsabile Carlo Ivaldi.
Portare dunque a Lecco una realtà come quelle che stanno sorgendo nelle aree dismesse delle grandi città e delle grandi metropoli. "Sulla carta è molto bello - ha commentato Mauro Gattino di Api Lecco (presente a titolo personale) -  Ma si tratta di una realtà di nicchia. Ma oggi abbiamo bisogno di numeri, di creare occupazione".
L'ingegnere Lucio Vaccani ha presentato poi la sua rivoluzionaria tecnica di cinematica multipolare "una vera e propria rivoluzione dell'industria meccanica, come lo sono stati nei loro settori i cellulari o google", sognando che l'area Leuci diventi un centro di sviluppo applicato di questa nuova tecnologia da lui brevettata. Ma anche in questo non è stato fatto alcun riferimento, ad esempio, ai costi e ai ricavi che questa realtà potrebbe offrire.
Terza e ultima proposta quella della comunità Il Gabbiano tramite il presidente Cecco Bellosi che vorrebbe creare una non meglio definita "cooperativa di lavoro che permetta a questa struttura di sopravvivere con la sua vocazione industriale, traghettando l'esistente al futuro".
Tre strade molto diverse tra loro ma altrettanto vaghe: a mancare per il momento sono i dati, i costi, uno studio di fattibilità, il reperimento dei finanziatori ecc. E ieri sera a questi temi non si è accennato.
L'area Leuci sarebbe infatti una candidata perfetta per poter ottenere gli incentivi previsti dalla Regione Lombardia per l'insediamento di nuove aziende che facciano dell'innovazione la propria mission.
Ma per ottenerli la legge regionale prevede che sia presentato - da parte degli imprenditori eventualmente interessati - un piano industriale preciso. Che per il momento alla Leuci manca.
A non nascondere queste difficoltà, o meglio a elencare cosa ora occorra fare, ci ha pensato - da  imprenditore con spirito di concretezza qual è - l'assessore alle attività produttive Armando Volontè:
"Stasera ho visto la voglia di sognare, ma adesso bisogna essere pragmatici. Le proposte sono affascinanti  ma vanno tradotte in un piano industriale che dica concretamente come si possono realizzare queste idee innovative. Come  "sistema Lecco" dobbiamo fare un business-plan da offrire alla Regione. E in questo anche le aziende devono fare la loro parte - ha voluto concludere l'assessore - E' come per fare la polenta: abbiamo l'area Leuci che è il paiolo, abbiamo i lavoratori che sono l'acqua, abbiamo la legge regionale che può essere la miccia per accendere il fuoco. Ma per partire ci manca la farina, la materia prima: ovvero le imprese e gli imprenditori".
P.V.
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