Inchiesta Italian Darknet Community: la Squadra Mobile lecchese si infiltra nel deep web e arresta 5 trafficati di droga

Mutuando l'espressione scelta dal Procuratore Capo di Lecco dottor Antonio Angelo Chiappani, gli uomini della locale Squadra Mobile di concerto con i colleghi del Servizio Centrale Operativo sono riusciti, "infiltrandosi" nel sistema, ad aprire "una finestra su un mondo inesplorato e occulto".

Alessandro Gallo, Marco Cadeddu, il procuratore Antonio Chiappani, il questore Filippo Guglielmino e un operante della Squadra Mobile

Una schermata tratta dal deep web per la commercializzazione di armi

Colpo grosso per le divise che, lavorando sotto copertura, si sono introdotte in quel "bazar fetente" rappresentato dal deep web - l'internet parallelo, non indicizzato dai motori di ricerca - riuscendo a "stanare" e dunque, all'alba di quest'oggi, ad arrestare cinque soggetti dediti - tramite tale canale - stando all'impianto accusatorio al traffico di stupefacente nonché ad individuare una decina di supposti "pesci più piccoli" (tra i quali un 28enne di Bellano) denunciati a piedi libero per spaccio con una cinquantina di perquisizioni domiciliari operate poi in 25 province dello Stivale a carico di presunti acquirenti di "merce illegale" smerciata online.

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Tra i destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere - giusto per dare un'idea della portata dall'inchiesta, avviata nel gennaio 2016 e non ancora conclusa, essendoci diversi altri aspetti da "indagare" - vi è anche un pregiudicato pisano, classe 1961, "nome in codice" Kriminale, sul quale già nel 2013 si era focalizzata l'attenzione dell'FBI nell'ambito della prima storica operazione sulla darknet condotta dagli USA con tanto di chiusura del blckmarket "Silk Road": ebbene, dove non sono riusciti gli americani sono arrivati i poliziotti lecchesi supportati dai colleghi del Servizio Centrale. Se infatti quattro anni fa non erano stati raccolti elementi sufficienti per identificare quella pedina ritenuta cardine nel flusso della droga tra i fruitori italiani del deep web, così non è stato nel corso di quest'ultima operazione con oltre 2.000 cessioni di droga, a partire proprio dal 2013, documentate e ascritte all'uomo dagli inquirenti. In manette sono altresì finiti anche un brasiliano, classe 1983, domiciliato anch'egli nel pisano nonché altri due italiani con casa in provincia di Forlì e un albanese risultato "itinerante" sul territorio italiano.

Il dr. Marco Cadeddu a capo della Squadra Mobile di Lecco

Il dottor Alessandro Gallo, responsabile dell'Antidroga del Servizio Centrale Operativo

"Si è trattato di un'attività molto complessa" ha ammesso il commissario capo Marco Cadeddu, a capo della Squadra Mobile lecchese, specializzata ormai nella "caccia" agli spacciatori sulla piazza locale ma addentratosi in questo caso - da "speleologi", come per usare un termine del Procuratore - in un universo a sé stante, all'interno del quale venditori e acquirenti godono di una sorta di anonimato garantito da un sistema d'accesso a nodi e da strumenti come TOR in grado di "fare una sorta di lavaggio dell'IP" di chi si muove in questa "giungla oscura", dove "tutte le comunicazioni digitali non sono dirette bensì criptate". Un panorama vastissimo, ristretto per ragioni investigative alla così detta Italian Darknet Community, "un mercato di vendita online dell'illegale": da lì passano infatti le compravendita di armi, documenti falsi, software per l'accesso illegale alle banche dati e appunto, fiumi e fiumi di droga, dalla banale "erba" alle pasticche di MDMA, dall'LSD alla polvere bianca e dunque eroina e cocaina.

Su quest'ultimo filone si è soffermata l'indagine lecchese che è così riuscita a "scardinare" il sistema, arrivando a dare un nome e un cognome a spacciatori e compratori, spesso ragazzi giovanissimi fino ad arrivare addirittura a un minorenne. Il tutto con un metodo di lavoro innovativo affiancato dai più tradizionali servizi di pedinamento che hanno permesso di filmare le spedizioni dei diversi ordinativi, tramite banali pacchi postali con le dosi celate con originalità anche all'interno di hard-disk o di bottiglie "rivisitate" proprio per "accogliere" il prezioso contenuto. "Proprio per le modalità di invio, non si tratta di grandi quantitativi di stupefacente ma di acquisti piccoli-medi" ha evidenziato il dottor Alessandro Gallo, responsabile della sezione Antidroga del Servizio Centrale Operativo, sottolineando però allo stesso tempo lo spessore criminale dei soggetti individuati e il segnale forte lanciato dalla Polizia entrando in un ambiente di apparente impunità dove il traffico di pasticche e quant'altro rappresenta un "fenomeno criminale in crescita" interessando le nuove - e super tecnologiche - generazioni. Importante dunque, sotto questo punto di vista, l'oscuramento del sito www.italiandarknet.io opeato all'esito dell'inchiesta che ha portato anche a sequestrare - oltre che stupefacente di diversa natura e materiale informatico ora tutto da "scandagliare" -  oltre 200.000 euro ritenuti provento dell'attività illecita, nonché moneta virtuale, il così detto bit coin, utilizzato per il pagamento della merce, pubblicizzata anche sull'open web e commercializzata poi nella darknet. A tal proposito, alcuni degli arrestati, indicati quali intermediari finanziari per la conversione euro-bit coin, sono indagati anche per riciclaggio in virtù dell'uso illegale di tale "moneta" il cui valore, in pochi mesi, è schizzato alle stelle.

A seguire la genesi dell'inchiesta.
A.M.
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