Qui Lecco Libera: ''il tunnel di Chiuso è nato male''. Cronistoria della grande opera

L'associazione Qui Lecco Libera ha ripercorso storia - e soprattutto costi - della galleria "San Girolamo" da Chiuso a Calolzio durante il confronto organizzato per la serata di ieri alla Casa sul Pozzo,  a poche centinaia di metri dall'imbocco nord del futuro tunnel.
Tanti i passaggi critici sollevati: la spesa continuamente levitata, i tempi dilungati e un futuro ancora incerto.

Duccio Facchini

Con documenti e carte, Duccio Facchini ha ricostruito il percorso della prima "grande opera" della Provincia di Lecco.
"Tutto è iniziato nel 2001. Il 10 aprile è stato firmato un Accordo di Programma tra la Provincia, i Comuni di Lecco, Calolzio, Vercurago per la definizione del tracciato di riqualificazione della strada 639" ha sottolineato mettendo insieme"tutte le tessere".
"Nel 2004, esattamente il 26 maggio di 13 anni fa, è stato approvato da Villa Locatelli il progetto preliminare: sottolineo che nella delibera non è riportato alcun parere di regolarità contabile. L'anno successivo anche la Regione ha dato il via libera ma evidenziando già allora che non veniva stata specificata la destinazione del materiale di scavo: un aspetto non secondario visto che è stata la principale causa dell'aumento dei costi che ha portato alla situazione attuale".

Nel 2009 si prevedeva infatti un totale di 93,7 milioni di euro, di cui 22 a carico della Provincia tramite mutui e il restante finanziato da Cipe.  E' abbandonata l'iniziale ipotesi di una galleria a due canne.
Nel 2011 l'Associazione Temporanea di Imprese guidata dalla Salini si aggiudica la costruzione del nuovo tunnel: fa quasi sorridere come allora si prevedeva una consegna dell'opera nel 2014. Oggi siamo nel 2017 e nemmeno si è iniziato a scavare.
"Nel 2012 ICS ha presentato il progetto esecutivo e nel gennaio 2013 viene posata la prima pietra. Un nuovo cronoprogramma aveva ri-fissato il termine dei lavori a maggio 2015. Il costo, di nuovo aggiornato, del progetto era salito a oltre 100 milioni ma poi è incrementato ulteriormente. Nel 2015 l'ATI ha presentato 17 riserve alla Provincia, chiedendo un incremento complessivo delle opere per complessivi 34 milioni di euro. Ad aumentare le spese, come è noto, c'è stata in particolare la necessità di portare il materiale scavato non nella Cava Mossini ma nella Rio Gambaione".

Qui Lecco Libera ha mostrato uno scambio di mail avvenuto esattamente un anno fa - maggio 2016 - tra l'allora consigliere delegato Rocco Cardamone e il dirigente della Provincia Angelo Valsecchi che scriveva: "Si previsa che, allo stato attuale, [...] è possibile scavare circa il 15% della galleria naturale". Siamo arrivati - con non poche difficoltà - ai giorni nostri: all'appello mancano 18 milioni di euro. Il 17 maggio il Consiglio Comunale ha approvato una perizia suppletiva di variante. "La soluzione per la prima fase di finanziamenti di questa perizia prevede "Uno stralcio temporaneo di alcune lavorazioni quali ad esempio le pavimentazioni stradali, la segnaletica, le barriere di sicurezza, le opere a verde e altre opere di finitura in genere". Mancando i soldi, si è deciso di togliere parte di quanto era previsto nel progetto della galleria" ha sottolineato il portavoce di Qui Lecco Libera.  "Nonostante i toni trionfalisti con cui è stata accolta la proposta votata dal Consiglio Comunale, non ci sono ancora certezze. Adesso l'azienda appaltatrice avrà tempo fino al primo giugno per decidere se accettare queste modifiche o meno: potrebbe anche arrivare a recidere il contratto".
Durante la serata diversi cittadini di Chiuso hanno ancora una volta espresso le loro preoccupazioni:"I politici non hanno fatto che raccontarci un sacco di balle. Dovevano migliorare il nostro quartiere invece ci hanno tolto i giardini pubblici e i parcheggi" hanno denunciato alcuni residenti. "Siamo molto preoccupati visto che sono anche già comparse alcune crepe nelle case vicine all'imbocco. Come possiamo stare tranquilli se questo è il quadro complessivo? Rischiamo di perdere le nostre case e di rimanere per strada". L'amarezza è parecchia, tanto che c'è stato chi è arrivato a suggerire di "bloccare tutto il progetto del nuovo tunnel, che non sarà risolutivo del problema del traffico e delle code". "In tutta Europa fanno studi di mobilità alternativa: anche per la nuova Lecco-Bergamo si sarebbe potuto affidare, magari al Politecnico, uno studio per valutare tutte le altre ipotesi e le alternative sul piatto prima di partire a testa bassa come se scavare un nuovo tunnel fosse l'unica strada percorribile" ha concluso Facchini.
P.V.
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