Calolzio: 6 studenti del Rota ''rilanciano'' il Lavello, con sito internet e presto una App

I giovani danno una mano al convento del Lavello: 6 studenti dell’Istituto Lorenzo Rota si sono messi in gioco per contribuire a valorizzare lo splendido monumento sulle rive dell’Adda, inserito nel prestigioso itinerario europeo della “Cloister route”.

I ragazzi hanno creato un sito internet con materiale prodotto da loro stessi, per consentire al visitatore di conoscere la storia e i tesori artistici conservati nel monastero. A settembre poi verrà anche realizzata una moderna App che permetterà ai turisti di scoprire il complesso attraverso gli occhi di un monaco, in una sorta di divertente visita multimediale, interattiva e curiosa.
Tutto è partito con i primi incontri la scorsa estate e poi, da febbraio, i ragazzi – tramite l’alternanza scuola lavoro - hanno iniziato il progetto vero e proprio, che è ancora “work in progress”.

Nevio Lo Martire e Massimo Tavola

“La primissima cosa che abbiamo fatto è stata una “visita emozionale” al Lavello, portando gli studenti a scoprire gli angoli e i gioielli della struttura, la sua arte e la sua storia, sempre attraverso il loro punto di vista e la loro personale sensibilità” ha spiegato Fabio Bonaiti, direttore dell’Ecomuseo Val San Martino. “Molti giovani non conoscono la storia secolare di questo luogo, un sito fondamentale per il territorio. Per loro è stata una scoperta, a testimonianza di come – oltre a convegni, studi e ricerche – bisogna impegnarsi per diffondere la conoscenza del Lavello anche ai non addetti ai lavori e alle nuove generazioni in particolare”.

In piedi Paola Colombo. Seduti, lo storico Dario Dell’Oro e il vicesindaco di Vercurago Roberto Maggi

In piedi a sinistra, Fabio Bonaiti

Sabato mattina, i 6 studenti del Rota coinvolti – Gabriele, Tosca, Sofia, Anna, Matteo e Fabio - hanno presentato la prima parte del loro lavoro, partendo proprio dal racconto degli approfondimenti che hanno fatto sul convento, con un sguardo in particolare anche sugli anni più recenti. Il tutto grazie al tutor Emanuele, studente di storia che li ha seguiti nel loro percorso attraverso i decenni.
Fabio ha studiato come è stato utilizzato il complesso dopo la sua chiusura come monastero, avvenuta nel 1772: gli spazi diventarono abitazioni (nella prima metà del ‘900 si contavano 12 famiglie residenti) e botteghe (il Ciabattino gestito da Basilio Longhi; l’Impagliatore Biffi specializzato nel rivestimento di bottiglie - in particolare fiaschi e damigiane - con salici e nella tessitura di cesti con lo stesso materiale; due osterie ambulanti in occasione delle fiere di santa  Apollonia e del Lavello; il Tornitore gestito da Valsecchi Pietro specializzato nella produzione di rocchetti per filande; la Merceria; lo Straccivendolo e rottamaio gestito da Carlo Biffi; alcuni commercianti di tessuti).

Gli spazi dell’antico refettorio – oggi trasformato nella sala conferenze – erano invece spogliatoi per il campo da calcio che sorgeva alle spalle della struttura.
Matteo ha invece indagato gli interventi più recenti, tra cui il rifacimento del piazzale interno e la realizzazione della tangenzialina non lontano dal complesso.

Gabriele ha approfondito il tema dell’acqua, cui il Lavello è legatissimo: per la vicinanza all’Adda (via di comunicazione e fonte di ricchezza), per la presenza della fonte miracolosa su cui sarebbe sorto il convento ma anche, infine, per i problemi di infiltrazione che il complesso deve affrontare.

Altre ricerche poi sono state dedicate al numero e alla tipologia di miracoli che la tradizione attribuisce al complesso, alla sua struttura e ai dipinti che affiorano in alcune delle sale: tracce in parte cancellate della storia e dei personaggi che per secoli hanno caratterizzato la vita del convento calolziese.

Grazie al prof. Laganà queste prime ricerche sono state raccolto sul sito monasterolavello.it, ed è solo l’inizio.
“E’ bello vedere come i giovani si sono messi in gioco per portare in vita, anche in modo stuzzicante, il nostro passato” ha commentato Paola Colombo, sindaco di Monte Marenzo e consigliere della Comunità Montana. Roberto Maggi, vicesindaco di Vercurago, ha voluto rimarcare come “il Lavello deve essere una struttura viva, per generare cultura e benessere: serve una visione moderna e meno statica dei musei, per attirare sempre più cittadini”.
Presente anche il vicesindaco di Calolzio Massimo Tavola. “Siamo davvero orgogliosi di questo progetto: il Lavello sta diventando un centro propulsore di cultura per l’intero territorio”.

Il sito internet creato con il materiale degli studenti

“Attraverso la modalità dell’alternanza abbiamo potuto far affrontare agli studenti dei veri e propri “compiti di lavoro”, mettendosi al servizio della collettività” ha sottolineato il presidente della Fondazione del Lavello Nevio Lo Martire. “Il Lavello ha bisogno di tutti, anche dei giovani”.
P.V.
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