Gilardoni, parla la minoranza: 'speravamo in un Cda che non avesse il sapore di vecchio'

La sede di Mandello
"Ci attendevamo che il nuovo corso fosse totalmente staccato, lontano, dimentico dell'esperienza che ci siamo lasciati alla spalle. Cosa che non abbiamo riscontrato. Il nuovo consiglio di amministrazione ha al suo interno una figura, l'avvocato Salvatore Capodiferro, considerato braccio destro della signora"
. A parlare è l'avvocato Dino Sartori nell'interesse di Andrea Paolo Federico Ascani Orsini, socio di minoranza - con il 45% delle quote - della Gilardoni spa di Mandello, colui il quale, trascinando in giudizio la zia Maria Cristina Gilardoni - titolare del 55% delle "azioni" societarie - ha portato alla ribalta il "caso" relativo alla gestione della rinomata impresa, conosciuta su tutto il territorio nazionale. Una vicenda - prettamente civilistica, di rapporti tra soci - che si è poi intersecata con l'inchiesta dai risvolti penali coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecco vertente sui presunti maltrattamenti patiti da parte dei lavoratori - alcuni dei quali "devastati psicologicamentee" dall'esperienza vissuta negli uffici mandellesi per usare l'espressione scelta a suo tempo dal capo della squadra mobile Marco Cadeddu - ora pronti a costituirsi parte civile nel procedimento contro l'ex patron e l'allora capo del personale Roberto Redaelli che potrebbe incardinarsi dopo l'udienza preliminare prevista per il prossimo 19 luglio.
L'esternazione della minoranza arriva nel giorno successivo all'investitura del nuovo CdA, dopo otto mesi di commissariamento sanciti al tribunale del lavoro di Milano proprio nell'ambito della causa intentata da Ascani Orsini. Ne fanno parte il già citato Capodiferro (membro anche dell'organo presieduto da Maria Cristina Gilardoni, destituito dai giudici meneghini nell'ottobre scorso) e il dottor commercialista Angelo Carlo Colombo, voluto da Marco Gilardoni, riconfermato numero uno dopo la temporanea reggenza.
"Abbiamo provato a lavorare affinchè  il nuovo consiglio non avesse il profumo del vecchio" ha proseguito l'avvocato Sartori. "Proponevamo un patto di lungo corso in base al quale per almeno cinque anni si sarebbero tenute lontane persona a noi sgradite. Non siamo arrivati a questo, purtroppo. Quindi ieri il nostro voto è stato negativo. Il motivo - come già anticipato - è proprio legato alla presenza di una persona che non possiamo negare sia legata al passato, revocata dal Tribunale di Milano otto mesi fa. Desideravamo arrivare alla chiusura di un patto con la maggioranza per evitare il rischio che possa succedere ciò che è successo in passato e per ricordare la nostra vicinanza ai lavoratori: del resto è stato proprio il dr. Ascani a fare la prima mossa e a intraprendere l'iniziativa che ha portato alla decadenza della signora, per tutelare la propria quota e per permettere all'azienda di tornare a vivere. E ciò è accaduto, lo riconosciamo a Marco Gilardoni. Da oggi in poi avrebbe dovuto solidificarsi ciò che l'amministratore ha iniziato e fatto bene. Ci saremmo aspettati un segnale forte, anche verso l'esterno con la nomina di un CdA immune a critiche. Così non è stato. E ne siamo dispiaciuti".

Lo spazio è chiaramente a diposizione per eventuali repliche o precisazioni.

A.M.
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