Parini, l'ex docente: se le morti non sono solo 'naturali'

Riceviamo e pubblichiamo.

Maledetto Parini. Non mi riferisco al poeta, a qualche sua stralunata poesia. Irreprensibile nella sua rigorosissima classicità. E non faccio neppure appello a qualche forma di scongiuro o di malocchio.
Di malefica magia.  Mi riferisco alla scuola, all’Istituto Scolastico Superiore di Lecco, in cui anch’io ho insegnato per decenni.
Questa Scuola Superiore è presa dentro un “giallo” che nessuno vuole risolvere. O non vede. Anche se ormai sono in tanti che ne mormorano. In quella scuola gli insegnanti muoiono di tumore. L’ultimo è stato U. Ci sono stati oggi i suoi funerali a Merate. Parrebbe una pura coincidenza, ma quando in meno di dieci anni muoiono o si ammalano della medesima malattia, una decina di persone, che ancora lì vi lavorano, diventa difficile credere a una coincidenza, a una condizione “naturale”,
E’ necessario che chi di dovere si muova  Cominciando dalla Provincia, o da quell’ibrido che eventualmente la sostituisce che è proprietaria dell’immobile. A Lei tocca promuovere una indagine epidemiologica avvalendosi degli enti sanitari preposti. Al collegio docenti il compito di dire basta. Basta morire tra le mura di questa scuola. E’ un dovere civico, una responsabilità anche nei confronti degli studenti, dire che si può ricominciare a insegnare solo se la scuola viene messa nella condizione di sicurezza, che oggi non garantisce. C’è un misterioso omicida tra quelle mura; non credo ci vorrebbe molto a scoprirne o a escluderne l’identità. Solo un caso? Vorremmo crederci. Lo dobbiamo a U. e a tutti gli altri e le altre. Carissimi, carissime, anche quando dissentivamo. Che per troppe mattine sono entrati ignari in quelle mura. Per andarci a morire.  Lo dobbiamo dire, anzi urlare.
Non si può, non si deve morire, e non è una metafora, di mal di scuola.
C’è solo da augurarsi che tutti gli organismi preposti, dal dirigente o dai suoi vice, dall’incaricato alla Prevenzione e alla sicurezza, dal Consiglio di Istituto si muovano. Per verificare, con la magistratura,  che insieme al “giallo” non ci siano anche reati.
Alessandro Magni - Ex docente del Parini


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