Monte Marenzo: picchetto dei dipendenti ai cancelli della Bettini per i 30 esuberi
Da quell'azienda che nel 1999 contava 160 dipendenti oggi si rischia di arrivare a non più di una quarantina.
E questo a seguito della decisione della proprietà, giunta in questi ultimi giorni alle fasi finali della "trattativa", di avviare la procedura di licenziamento collettivo senza passare attraverso ulteriori ammortizzatori sociali o comunque facilitazioni che permettano di ridurre il peso del costo dei lavoratori, senza lasciarli in strada.
Da questa mattina alle 8 buona parte dei dipendenti della "Bettini Srl" di Monte Marenzo, azienda specializzata nella realizzazione di prodotti metalmeccanici e in ceramica, hanno incrociato le braccia fuori dai cancelli per protestare contro questa mancanza di apertura a qualunque trattativa che, di fatto, condanna 30 di loro a perdere il posto di lavoro.
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"Gli esuberi annunciati riguardano sia il settore della produzione che quello impiegatizio/amministrativo" ha spiegato Nicola Cesana della Filctem "L'azienda vuole trovare soluzioni per ridurre il carico dovuto al costo del lavoro, il problema è che ha deciso di risolverlo buttando in strada i dipendenti. Noi abbiamo proposto diverse idee ma dalla proprietà non le hanno prese in considerazione e c'è un atteggiamento di chiusura totale".
L'ultima mobilità alla Bettini, che non aveva mai contato un'ora di sciopero, risale al 2015 quando aveva inizialmente interessato 28 persone e si era chiusa con una dozzina di uscite volontarie, cui aveva fatto seguito anche una riduzione dell'orario di lavoro. "Si vogliono liberare di 30 persone piuttosto che avviare delle procedure, seppur più lunghe, di salvaguardia dei lavoratori" ha proseguito Cesana "settimana prossima abbiamo un altro inconntro ma se la proprietà non cambierà atteggiamento non ci aspettiamo grandi risultati. La procedura prevede 45 giorni più altri trenta. Si va a finire in piena estate e con agosto di mezzo diventa anche difficile discutere".
E questo a seguito della decisione della proprietà, giunta in questi ultimi giorni alle fasi finali della "trattativa", di avviare la procedura di licenziamento collettivo senza passare attraverso ulteriori ammortizzatori sociali o comunque facilitazioni che permettano di ridurre il peso del costo dei lavoratori, senza lasciarli in strada.
Nicola Cesana della Filctem Cgil, Luigi Panzeri della Fiom Cgil, Massimo Fermi della Femca Cisl, Marco Oreggia della Fim Cisl
Da questa mattina alle 8 buona parte dei dipendenti della "Bettini Srl" di Monte Marenzo, azienda specializzata nella realizzazione di prodotti metalmeccanici e in ceramica, hanno incrociato le braccia fuori dai cancelli per protestare contro questa mancanza di apertura a qualunque trattativa che, di fatto, condanna 30 di loro a perdere il posto di lavoro.
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"Gli esuberi annunciati riguardano sia il settore della produzione che quello impiegatizio/amministrativo" ha spiegato Nicola Cesana della Filctem "L'azienda vuole trovare soluzioni per ridurre il carico dovuto al costo del lavoro, il problema è che ha deciso di risolverlo buttando in strada i dipendenti. Noi abbiamo proposto diverse idee ma dalla proprietà non le hanno prese in considerazione e c'è un atteggiamento di chiusura totale".
L'ultima mobilità alla Bettini, che non aveva mai contato un'ora di sciopero, risale al 2015 quando aveva inizialmente interessato 28 persone e si era chiusa con una dozzina di uscite volontarie, cui aveva fatto seguito anche una riduzione dell'orario di lavoro. "Si vogliono liberare di 30 persone piuttosto che avviare delle procedure, seppur più lunghe, di salvaguardia dei lavoratori" ha proseguito Cesana "settimana prossima abbiamo un altro inconntro ma se la proprietà non cambierà atteggiamento non ci aspettiamo grandi risultati. La procedura prevede 45 giorni più altri trenta. Si va a finire in piena estate e con agosto di mezzo diventa anche difficile discutere".
S.V.