Traffico illecito di rifiuti dalla Campania, arrestato un imprenditore lecchese
Paolo Bonacina, 46enne amministratore unico della B&B di Torre Pallavicina (Bg) e della Bps Srl con sede ad Abbadia Lariana, è stato tratto in arresto nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia, inerente il traffico illecito di rifiuti (circa 100.000 tonnellate di “ecoballe”) che dalla Campania sarebbero stati portati in Lombardia e Piemonte per essere smaltiti.
Due le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip bresciano, nei confronti del lecchese e di Giuseppe Esposito, 60enne capo impianto presso la società Aral Spa di Castelceriolo partecipata al 100% dalla Provincia di Alessandria. Coinvolto anche D.S., 63enne broker della società “Ecosavona spa” colpito dal divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per 12 mesi.
In base all’impianto accusatorio ancora tutto da dimostrare, i tre erano parte di una articolata joint venture tra aziende private e pubbliche, creata per ritirare ingenti quantità di rifiuti speciali non pericolosi provenienti dal Sud Italia che, attraverso presunte fittizie operazioni di recupero e trattamento, venivano trasportati al Nord per essere smaltiti. Tra gli impianti destinatari risultano quelli di A2A di Brescia e di Aral Spa.
Sono 26 le persone che risultano indagate a vario titolo e coinvolte nell’inchiesta, che ha portato al sequestro del capitale sociale delle società di trattamento rifiuti B&B srl di Torre Pallavicina (BG), BPS srl di Abbadia Lariana e Crystal Ambiente srl di Brescia e di circa 80 automezzi utilizzati per il trasporto e movimentazione del materiale, per un valore stimato superiore ai sei milioni di euro. Venti i decreti di perquisizione locale che hanno consentito il rinvenimento di copioso materiale documentale, ora al vaglio degli inquirenti.
L’indagine è stata svolta dai carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico di Milano e ha visto impegnati i Carabinieri del gruppo per la tutela dell’ambiente in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania, in collaborazione con i comandi provinciali territorialmente competenti.
Ha preso il via nel 2014 in seguito ad un incendio sviluppatosi in un capannone di una società di Rezzato, all’interno del quale erano stati rinvenuti rifiuti solidi urbani provenienti da impianti campani risultati in difformità con l’autorizzazione posseduta.
Gli arrestati si strovano presso le proprie abitazioni a disposizione dell’autorità giudiziaria, con il divieto di comunicare con l’esterno.
Due le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip bresciano, nei confronti del lecchese e di Giuseppe Esposito, 60enne capo impianto presso la società Aral Spa di Castelceriolo partecipata al 100% dalla Provincia di Alessandria. Coinvolto anche D.S., 63enne broker della società “Ecosavona spa” colpito dal divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per 12 mesi.
In base all’impianto accusatorio ancora tutto da dimostrare, i tre erano parte di una articolata joint venture tra aziende private e pubbliche, creata per ritirare ingenti quantità di rifiuti speciali non pericolosi provenienti dal Sud Italia che, attraverso presunte fittizie operazioni di recupero e trattamento, venivano trasportati al Nord per essere smaltiti. Tra gli impianti destinatari risultano quelli di A2A di Brescia e di Aral Spa.
Sono 26 le persone che risultano indagate a vario titolo e coinvolte nell’inchiesta, che ha portato al sequestro del capitale sociale delle società di trattamento rifiuti B&B srl di Torre Pallavicina (BG), BPS srl di Abbadia Lariana e Crystal Ambiente srl di Brescia e di circa 80 automezzi utilizzati per il trasporto e movimentazione del materiale, per un valore stimato superiore ai sei milioni di euro. Venti i decreti di perquisizione locale che hanno consentito il rinvenimento di copioso materiale documentale, ora al vaglio degli inquirenti.
L’indagine è stata svolta dai carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico di Milano e ha visto impegnati i Carabinieri del gruppo per la tutela dell’ambiente in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania, in collaborazione con i comandi provinciali territorialmente competenti.
Ha preso il via nel 2014 in seguito ad un incendio sviluppatosi in un capannone di una società di Rezzato, all’interno del quale erano stati rinvenuti rifiuti solidi urbani provenienti da impianti campani risultati in difformità con l’autorizzazione posseduta.
Gli arrestati si strovano presso le proprie abitazioni a disposizione dell’autorità giudiziaria, con il divieto di comunicare con l’esterno.
