Taceno: Pier Giorgio Romiti assolto da ogni accusa per i liquami nel torrente Pioverna 

Pier Giorgio Romiti e l'avvocato Giulia Bongiono
Il fatto non sussiste. Il dottor Pier Giorgio Romiti – a processo in qualità di presidente del consiglio di amministrazione della Saceccav Spa (già Saceccav Gestioni srl) con sede a Desio, che all’epoca dei fatti gestiva il servizio idrico integrato per il comune di Taceno - è stato assolto dalle accuse di “frode nelle pubbliche forniture” e “danneggiamento” in riferimento ad uno sversamento di liquami nel torrente Pioverna rilevato dal Corpo forestale dello Stato il 16 maggio del 2012.
Protagonista dell’udienza odierna di fronte al giudice Salvatore Catalano è stato il professor Raffello Cossu, docente ordinario di ingegneria sanitaria e ambientale presso l’Università di Padova, chiamato ad illustrare la propria perizia.
Attraverso la proiezione di alcune slide sul muro dell’aula del Tribunale – necessarie ad evidenziare attraverso disegni, immagini e tabelle alcuni degli aspetti tecnici approfonditi – l’esperto ha descritto la stazione di sollevamento gestita da Saceccav, realizzata allo scopo di convogliare le acque reflue urbane nella rete fognaria. “Quando la società ha preso in carico l’impianto era già presente al suo interno una tubazione cosiddetta “di troppo pieno”, necessaria a garantire la fuoriuscita dei liquami in caso di eventi meteorici particolarmente intensi, oltre ad una tubazione che in caso di blocco delle due pompe permetteva ai liquidi di defluire naturalmente verso un pozzetto fognario. La Saceccav, autorizzata dal Comune, ha realizzato una tubazione “a gomito” che costituisce un’ulteriore garanzia per evitare sversamenti nel corso d’acqua”. Un tubo che, ha specificato il consulente, è stato accidentalmente rotto durante un intervento di manutenzione da parte di una ditta esterna e riparato solo dopo l’evento oggetto del processo. “Quel giorno si è verificata una portata eccezionale ma lo sversamento segnalato non è stato tale da inquinare il corso d’acqua. Abbiamo analizzato i dati relativi al Pioverna in possesso della Provincia di Lecco, nel 2012 è segnalato uno stato di peggioramento dello stato ecologico con concentrazioni di mercurio e nichel, ma questo non ha nulla a che fare con l’episodio in questione, poiché i liquami contengono sostanze organiche e ammoniaca. La portata dello sversamento del maggio 2012 è stata minima e non ha causato alcun danno a carico dell’ambiente”.
È stato lo stesso imputato, rilasciando dichiarazioni spontanee, a voler chiarire la propria posizione all’interno della Spa all’epoca dei fatti. “Nel maggio del 2011 ho assunto la carica di presidente ma in base ai patti societari sottoscritti non potevo esercitare alcun potere se non in presenza di un impedimento dei due amministratori di fatto, Monica Casadei e Marzio Ferraglio, che non si è mai verificato. Prendevo parte ai consigli di amministrazione nei quali si parlava di questioni economiche (bilanci e investimenti) senza entrare nel merito di decisioni gestionali, sulle quali non venivo interpellato”.
Il vice procuratore onorario Mattia Mascaro, affermando che i fatti ascritti all’imputato si sono “parzialmente verificati”, ha indicato la necessità di escludere la fattispecie della frode (ai sensi dell’articolo 356 del codice penale) inquadrando il primo capo di imputazione nell’inadempimento di contratti di pubbliche forniture (articolo 355). “C’è stata una mancata attivazione dell’impianto di telecontrollo, che non è stata però la causa dell’evento. Penalmente manca uno degli elementi oggettivi di questo tipo di reato” ha concluso, chiedendo l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
Una richiesta cui si è associata l’avvocato Giulia Bongiorno, che ha innanzitutto ravvisato errori nel capo di imputazione. “Si dice che il mio assistito ometteva di attivare o manteneva non funzionante il sistema di telecontrollo e non riparava i guasti, sversando liquami attraverso uno scarico non autorizzato. In quello da cui sono fuoriusciti i liquami era già presente nella stazione di sollevamento e proprio all’azienda era stato affidato un intervento migliorativo”. In merito all’impianto di telecontrollo che non avrebbe funzionato, la nota penalista ha spiegato come le Sim card agli atti del processo non costituiscano una prova poiché non sarebbero quelle inserite all’epoca nella stazione di sollevamento. “Il telecontrollo era un qualcosa in più, in caso di blocco delle pompe era comunque presente una tubazione che faceva defluire i liquami in fognatura. Al massimo si può parlare di disattenzione nella tempistica di ricarica della Sim ma manca l’elemento materiale per la fattispecie della frode”.
Per quanto concerne il danneggiamento, il legale ha ripercorso la vicenda del tubo a gomito installato da Saceccav, danneggiato involontariamente dalla ditta Colombo Spurghi e che  – a causa di una inefficace comunicazione interna – si è provveduto a ripristinare successivamente allo sversamento. “In base a quanto emerso durante il processo, nessuno ha effettuato analisi sui liquami che quel giorno sono stati immessi nel Pioverna, nessuno li ha visti visivamente, si è parlato solo di uno scarico (abusivo) e di una moria di pesci, senza specificare dove si è verificata, quando e perché. Un fatto, semmai sia avvenuto, che non sarebbe comunque ascrivibile allo sversamento rilevato nel 2012”.
Al termine di una breve camera di consiglio, il giudice Salvatore Catalano ha assolto il dottor Pier Giorgio Romiti (figlio del più noto Cesare) da ogni accusa poiché il fatto non sussiste, riservandosi 90 giorni per il deposito delle motivazioni.
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