Galbiate: 2 passi alla cascina del ''piccolo'' Manzoni, gioiello che sta cadendo a pezzi

Cascina Costa (detta anche “Cascina Manzoni”) a Galbiate è un luogo che racchiude il meglio e il peggio del territorio lecchese.
Il meglio, perché è un casolare con una storia lunga secoli, immerso tra le verdi colline del paese con una splendida vista sul lago, sul Resegone e su tutti quei luoghi come il castello dell’Innominato resi celebri da I Promessi Sposi. Un angolo di pace e tranquillità a due passi – letteralmente – dalla frenesia e dal cemento che ha avuto l’onore di ospitare e “ispirate” Alessandro Manzoni quando, poco più che infante, venne affidato alla balia Caterina Panzeri che viveva proprio nella cascina di Galbiate, in frazione Mozzate.

La cascina vista dalla strada per Colle Brianza

Lo stato in cui versa l’immobile

“In questo casolare ebbe il primo nutrimento Alessandro Manzoni nell'anno 1785” come recita la targa – tanto bianca da risplendere ai raggi del sole – che ricorda l’illustre inquilino.
Un nutrimento che è stato anche culturale: il bimbo è rimasto immerso tra le sonorità del dialetto brianzolo, che emerge chiaramente nelle prime edizioni del suo capolavoro, prima che andasse a sciacquare i panni in Arno.
Ma veniamo al peggio: il casolare cade letteralmente a pezzi e versa in condizioni pietose. Le mura secolari – e con esse la storia che racchiudono – sono attraversate da profonde crepe, i tetti sono in parte crollati, l’abbandono è evidente e, apparentemente, inesorabile.

Qualche giorno fa, con un pizzico di curiosità, abbiamo deciso di fare un salto alla cascina per vedere quello che da anni denunciano studiosi e cittadini.
Sulla strada che da Galbiate porta a Colle Brianza un cartello turistico (anch’esso piuttosto consumato e sbiadito…) ci suggerisce di imboccare, a piedi, una piccola strada sterrata che porta a un gruppo di antiche case, la Cascina Manzoni per l’appunto.
Bastano pochi metri per ritrovarsi in un altro tempo, tra mucche, balle di fieno e campi verdi, splendenti sotto il sole del tardo pomeriggio. La cascina purtroppo è un colpo al cuore. Le antiche porte in legno, gli stipiti in roccia, le parti in metallo ormai arrugginite hanno il “profumo” della tradizione, ma lo stato di precarietà è assolutamente evidente. Rovi, ortiche, alberi e rampicanti invadono parte dell'antica struttura, costellata da puntelli e crepe. Le travi del tetto han perso parte della coperta e il prezioso immobile - senza protezione ne finestre - è in balia della pioggia e del vento.

Non abbiamo potuto fare altro che tornare sui nostri passi con un pizzico di amarezza.
Cascina Costa è solo uno dei tanti luoghi manzoniani che meriterebbero ben altro trattamento. Villa Manzoni è nello stato che tutti conoscono: in attesa dell'annunciato restauro delude turisti e studenti, facendo vergognare invece i lecchesi.
Le stesse sensazioni si provano anche alla casa di Lucia ad Olate e alla casa del sarto a Chiuso: edifici privati, chiusi ai visitatori che si devono accontentare di fotografare un portone sbarrato.

Il panorama che si gode dalla cascina

Esattamente di fronte alla cascina galbiatese, anche il castello dell'Innominato ha le sue magagne: la strada di accesso diretta - una particolare scalinata a ridosso della parete rocciosa - è chiusa da anni a causa di alcuni massi che si sono staccati e i padri somaschi stanno ancora cercando i finanziamenti necessari per la sistemazione. Che desolazione.
Paolo Valsecchi
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