Olginate: un immobile al centro del ''crac'' della Colombo srl. Tre condanne del GUP

Il Palazzo di Giustizia di Lecco
Al centro delle contestazioni mosse dal sostituto procuratore Nicola Preteroti, vi è la vendita di un immobile di Via Moronata a Olginate che, poco prima del ''crac'' della srl, sarebbe stato ceduto alla Immobiladda sas, riconducibile alla medesima famiglia.
L'ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta aggravata (per l'ingente danno economico cagionato alla fallita) era contestato infatti a quattro distinti soggetti: da una parte Stefania ed Enrico Colombo, rispettivamente amministratore unico e socio, all'epoca dei fatti, della Colombo srl, dall'altra Giuseppina Formenti e Pietro Colombo, genitori dei primi, nonchè soci accomandatari della Immobiladda sas.
Sarebbe stata infatti quest'ultima ad acquisire l'immobile olginatese, stimato in 2 milioni e 200mila euro, pagandolo però soltanto per la metà del suo valore. La restante cifra - superiore al milione di euro - non sarebbe mai stata versata nelle casse della Colombo srl che, esercitando la propria attività all'interno dello stabile ceduto, avrebbe oltrettutto corrisposto un canone di affitto alla sas, senza esercitare alcuna forma di tutela (quale ad esempio l'iscrizione di un'ipoteca) rispetto alla cospicua somma da riscuotere a seguito della vendita dello stabile di Olginate.
Una condotta sulla quale hanno puntato i riflettori le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura della Repubblica lecchese che, nella persona del sostituto Nicola Preteroti, nel novembre 2014 aveva presentato istanza di fallimento nei confronti della Colombo srl, accolta nell'aprile dell'anno successivo attraverso la sentenza formulata dai giudici Dario Colasanti, Giordano Lamberti e Mirco Lombardi.
Stamani tre degli imputati hanno definito la loro posizione davanti al giudice Salvatore. In abbreviato Pietro Colombo è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione; Giuseppina Formenti a un anno, sei mesi e venti giorni, con il beneficio della sospensione condizionale. Pene accessorie, risarcimento alla fallita e pagamento delle spese legali, stabiliti per entrambi gli imputati.
Ha patteggiato la pena di un anno e nove mesi di reclusione - su consenso prestato alla difesa dal pubblico ministero Preteroti - la figlia Stefania Colombo, mentre il fratello Enrico, non avendo scelto alcun rito alternativo, è deciso a dimostrare in dibattimento la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Il processo a suo carico prenderà il via il prossimo 22 febbraio al cospetto del collegio giudicante presieduto dal dottor Enrico Manzi.
Presente all'udienza anche l'avvocato Fabio Spada del foro di Milano, in rappresentanza del fallimento della Colombo srl; a questo proposito il giudice Salvatore ha stabilito che l'entità del risarcimento nei confronti della curatela dovrà essere quantificato in sede civile.
G.C.