Calolziocorte: un ''tuffo'' nel Galavesa col documentario di Mariella e Grazia
Un corso d'acqua che ha disegnato l'orografia della Valle ma anche la storia e il lavoro delle popolazioni. Le sue acque sono state per secoli il motore del territorio, spingendo con instancabile costanza mulini, magli, opifici.
Ed è proprio questo quello che Mariella e Grazia hanno voluto raccontare attraverso un documentario che raccoglie, con le immagini di Ivo Bonaiti, il frutto di tante ricerche di archivio e di raccolta di testimonianze dirette. Per descrivere un mondo che oggi sembra scomparso nel quale l'acqua era fonte di energia e di lavoro. Non a caso il filmato - presentato sabato pomeriggio nel salone parrocchiale di Calolzio - si intitola: "Il Galavesa, un corso d'acqua operoso".
Si parte dalla fonte del torrente, che in realtà sono 2 diverse sorgenti a monte del rifugio Capanna Monza e si arriva fin alla foce, passando tra cascate, salti a strapiombo, pozze incontaminate, canyon millenari. Un viaggio che Mariella e Grazia ci permettono di vivere seguendo la corrente del fiume, trasportati dalle stesse acque che scendono rapide e vorticose dal Resegone.
Grazie alla ricerca di Mariella e Grazia si conoscono i nomi dei proprietari di macine e magli che sorgevano lungo le rive del torrente: famiglie operose e artigiane che dipendevano dalla forza del Galavesa (ma anche da tanta fatica e dal sudore del lavoro manuale). L'acqua azionava macine per la farina ma anche macchinari per la lavorazione del ferro, opifici e filande. Oggi gran parte di quelle strutture sono state profondamente modificate ed attraverso il filmato si scopre proprio come tante abitazioni che incontriamo oggi lungo le rive nascondono un passato industriale. Basta solo aguzzare la vista per riconoscerne i segni, intravedere le seriole tra i campi. Spesso però le vecchie testimonianze sono state distrutte: i numerosi lavatoi dove generazioni di donne hanno faticato sono stati abbattuti.
Ripercorrendo la discesa del Galavesa, viene ripercorsa anche la storia di Erve e Calolzio. E' grazie al torrente che sorgono in città le aziende più importanti (Gavazzi, Sali di Bario, Safilo) del '900, che non a caso avevano ciascuna una apposita centrale elettrica "nascosta" nel canyon per il loro funzionamento.
La corrente dell'acqua è stata sostituita dalla corrente elettrica e il Galavesa non è più così operoso come un tempo. Ma rimane un torrente di grande bellezza, amato dagli escursionisti che salgono verso il Resegone, dai ragazzi che si tuffano tra le rocce, dai pescatori e - ultimamente - anche dagli intrepidi appassionati di canyoning.
Il documentario di Mariella e Grazia è anche una dichiarazione d'amore per il territorio: "Abbiamo voluto raccontare il Galavesa per farlo conoscere e per promuoverlo. Il nostro è un prodotto non a scopo di lucro, amatoriale, realizzato grazie alla collaborazione di tanti cittadini che ci hanno aiutato, ci hanno fornito indicazioni, ci hanno raccontato l'evoluzione del torrente. Realizzando abbiamo scoperto moltissime storie che non conoscevamo: vogliamo contribuire a raccontarle".
P.V.