Lecco, 'Ten years later': Padre Renato Sesana racconta la vita con i bambini delle periferie di Nairobi

Dieci anni di lavoro con i bambini di strada della baraccopoli di Nairobi, l'impegno portato avanti con coraggio e perseveranza da padre Renato Kizito Sesana, raccontato con le immagini di un documentario dal titolo Ten years later che, come ha detto proprio Kizito, “non è il classico documentario” e che è stato proiettato ieri sera al Palladium. È la storia di come è cresciuta la realtà voluta dal missionario lecchese e sostenuta dalla Ong Amani Onlus di cui lui stesso è fondatore.



Sulla sinistra Padre Renato

“Dieci anni fa abbiamo dato visibilità alle fasi di attuazione del progetto e abbiamo conosciuto i primi bambini - ha spiegato il regista del film Fabio Ilacqua -. Poi siamo tornati a vedere cosa ne era stato di questo esperimento”.
I protagonisti della pellicola sono infatti gli otto bambini che nell’aprile 2005 sono stati accolti a Ndugo mgodo, il primo centro di accoglienza creato da padre Renato a Nairobi: le immagini di tredici anni fa si alternano a quelle girate nel 2015, quando i bambini, ormai uomini, ripercorrono il cammino fatto e raccontano cosa ha significato per loro avere un rifugio sicuro dalla strada. Le storie di questi ragazzi, che da 8 sono diventati 24 in meno di un anno, si assomigliano molto l’una all’altra: padri assenti, madri senza lavoro e senza soldi, in alcuni casi violenze domestiche; contesti che spingono i bambini ad uscire di casa e a trascorrere le giornate in strada, tra droga e devianza. Ma ad un certo punto a questi piccoli è stata offerta un’alternativa, Ndugo mgodo: una casa vera, con del cibo, dei vestiti, un posto per dormire e uno per lavarsi, per giocare a calcio ma soprattutto delle persone che si prendessero cura di loro.


Ognuno degli otto ragazzi che nel documentario ha raccontato la propria storia ricorda il centro di accoglienza come il posto in cui hanno imparato che “ci si appartiene a vicenda” e per questo ognuno deve preoccuparsi anche degli altri. Nel dicembre dell’anno dopo, il 2006, i 21 bambini di Ndugo mgodo sono stati spostati in una casa famiglia dove hanno proseguito i loro studi e adesso, raccontano con orgoglio, “molti di noi sono i migliori della classe”.


E questo è il modello che padre Kizito ha continuato a seguire negli anni: “Quando ho iniziato a lavorare a Nairobi c’erano quasi solo maschi nelle strade e anche adesso è così. Poi piano piano ci siamo posti anche il problema delle femmine, ma sono situazioni molto più complicate e difficili: abbiamo aperto un centro residenziale per bambine di strada e poi abbiamo iniziato ad avvicinarle per farle venire nel centro. Al momento abbiamo due strutture di prima accoglienza sia per maschi sia per femmine, dove i piccoli restano per pochi mesi, da marzo o aprile fino a Natale, poi vengono portati in un centro residenziale più grande: ne abbiamo due per bambini e uno per bambine, attorno ci sono attività varie, come la danza, l’acrobatica, la box, la scuola di computer. Arrivata l’età in cui i bambini finiscono la scuola dell’obbligo, abbiamo un istituto superiore, un centro di insegnamento per informatica, per catering, una scuola di ragioneria e una per la gestione di progetti. Abbiamo anche una specie di piccolo albergo che gestiamo con altri gruppi; recentemente abbiamo creato due ristoranti e stiamo cercando di aprirne altri due. È un primo lavoro che molti possono fare per mantenersi ed è un modo per creare piccole risorse che integrano gli aiuti che vengono dal fuori”.
In quasi vent’anni sono circa 2.500 i bambini accolti nei centri di padre Kizito.
M.V.
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