Colico: il presunto 'stalker' dei Testimoni di Geova dal GIP nega l'odio ed espone la sua verità

Il tribunale di Lecco
Tradotto dal carcere di Pescarenico – dove è stato associato nella giornata di martedì 27 dai Carabinieri chiamati a dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari – è comparso questa mattina in Tribunale a Lecco per l’interrogatorio di garanzia il camionista 42enne accusato di atti persecutori – con l’aggravante dell’odio religioso – nei confronti di alcuni esponenti della comunità dei Testimoni di Geova di Colico. Fabio Rusconi – questo il suo nome – ha risposto alle domande poste dal dottor Massimo Mercaldo, facendo parziali ammissioni in relazione ad alcune contestazioni e fornendo invece in riferimento ad altri episodi a lui ascritti – nell’arco dell’ultimo biennio – una versione in parte o del tutto diversa rispetto a quella resa dai denuncianti o dagli stessi operanti, interessati a più riprese dai “momenti di frizione” tra l’uomo e i frequentatori della Sala del Regno. Negato, per esempio, un presunto schiaffo all’indirizzo di un fedele con un moschettone fra le dita così come di aver urinato, in altra occasione, su di un muro del luogo di culto oppure ancora di aver proferito - in determinati contesti circoscritti dal giudice snocciolando le diverse parti del quadro accusatorio – minacce di morte all’indirizzo del referente della comunità e di altri appartenenti alla stessa. Ricondotta poi a una mera pressione esercitata sul vetro, la rottura di una porta della Sala dopo aver inseguito alcuni Testimoni di Geova fino all’uscio. Rusconi, spiegando di non nutrire alcun sentimento di odio o rancore nei confronti di chi ha sposato quel determinato credo, ha comunque parlato di “religione basata sulla violenza”, inquadrando i dissidi avuti con il coordinatore locale e altri soggetti in un contesto – diciamo così – “famigliare”, avendo una sua parente stretta aderito a quella comunità, e “di vicinato” vivendo a ridosso della Sala del Regno. Avrebbe altresì sostenuto di aver sempre cercato, almeno con un esponente, un dialogo pacifico, venendo invitato a partecipare a qualche funzione rifiutando la proposta.
“Ha fornito una sua versione, sostenibile” ha spiegato all’uscita dall’udienza – protrattasi per quasi due ore – il suo difensore preannunciando che, nei prossimi giorni si attiverà per chiedere quantomeno un alleggerimento della misura applicata all’uomo, ricondotto in carcere dopo l’interrogatorio. Ha optato invece per la linea del silenzio la comunità di Colico dei Testimoni di Geova.
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