Lecco: l’antropologo Marc Augé chiude Leggermente con 'Momenti di felicità'
La serata non è stata lunga, ma sicuramente intensa, ricca di contenuti e di spunti. Nonostante la fitta tournée cui è stato sottoposto nella giornata di ieri con la presenza in mattinata al museo etnologico di Galbiate e nel pomeriggio a Lecco, Marc Augé, noto antropologo ed etnologo francese, ha dato prova di una buona resistenza.
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Pacato e dai modi garbati, l'ospite della serata ha mantenuto immutato il tono di voce e ha lasciato spazio a qualche pausa tra un'affermazione e l'altra. Introdotto dal già presidente di Confcommercio Peppino Ciresa e dall'assessore alla cultura del comune di Lecco Simona Piazza, punzecchiato da Massimo Pirovano, presidente del museo etnografico alta Brianza, Augé - tradotto da Camilla Pescini - ha parlato non solo del concetto di felicità, ma ha fornito anche qualche dettaglio sulle espressioni di non luogo e surmodernità, oltre a fornire una visione antropologica del mondo sportivo.
La definizione di luogo come qualcosa di bene e di non luogo come un male non è quindi così netta ed è anzi troppo semplicistica. Un esempio comune è quello del supermercato: chi entra per fare la spesa non ha un legame con l'altra persona che si trova lì e per questo si parla di non luogo, mentre chi ci lavora vive con l'altro un rapporto di amicizia e di lavoro e dunque per lui è un luogo. "Non sono nozioni empiriche immutabili perché quello che può essere un luogo per alcuni, non lo è per altri e viceversa. La definizione non è così netta e questo può essere uno strumento per studiare le relazioni sociali" ha proseguito lo studioso.
Marc Augé
Nella serata di sabato 6 aprile, il professore è infatti intervenuto nella Casa dell'Economia per presentare l'ultimo volume, "momenti di felicità". L'incontro ha dunque ufficialmente chiuso la nona edizione di "Leggermente". La manifestazione è organizzata da Confcommercio Lecco e Assocultura Confcommercio Lecco, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Regione Lombardia con la collaborazione della Camera di Commercio di Lecco, dell'Amministrazione Provinciale di Lecco, del Comune di Lecco e dell'Ufficio Scolastico Provinciale.VIDEO
Pacato e dai modi garbati, l'ospite della serata ha mantenuto immutato il tono di voce e ha lasciato spazio a qualche pausa tra un'affermazione e l'altra. Introdotto dal già presidente di Confcommercio Peppino Ciresa e dall'assessore alla cultura del comune di Lecco Simona Piazza, punzecchiato da Massimo Pirovano, presidente del museo etnografico alta Brianza, Augé - tradotto da Camilla Pescini - ha parlato non solo del concetto di felicità, ma ha fornito anche qualche dettaglio sulle espressioni di non luogo e surmodernità, oltre a fornire una visione antropologica del mondo sportivo.
Camilla Pescini, l'antropologo e Massimo Pirovano
Peppino Ciresa e Simona Piazza
Immancabile in apertura un confronto sul concetto di felicità presente sia in filosofia che in antropologia: mentre la prima offre una definizione astratta, la seconda è calata nella realtà. Inoltre, se in francese il termine esiste anche al plurale, non accade altrettanto in italiano e per esprimere il medesimo concetto si è scelto di parlare di momenti di felicità. E' un tema sul quale oggigiorno dibattono filosofi, sociologhi e l'Onu che ha creato una sezione dedicata alla felicità. Persino nelle aziende è comparsa la figura del "chief happiness", ovvero una persona incaricata di assicurare la felicità dei dipendenti. "La filosofia si è sempre occupata della felicità in modo generale. Ho invece voluto fare uno studio di momenti intensi ma fugaci per sapere se potevano far parte di sensazioni e sentimenti che si legavano all'antropologia. L'essere umano in generale è portato a provare questi sentimenti di felicità, dei piccoli momenti che portano in gioco dei dati di carattere generale" ha spiegato l'antropologo. "Ci sono momenti nella vita in cui si ha l'impedimento di agire in libertà ed è proprio quando ne siamo privati che la felicità semplice si rivela a noi. Può accadere quando siamo in ospedale e, pur volendo uscire a bere in caffè, non possiamo. E' qui che abbiamo subito la rivelazione di una felicità che non abbiamo compreso come tale".La definizione di luogo come qualcosa di bene e di non luogo come un male non è quindi così netta ed è anzi troppo semplicistica. Un esempio comune è quello del supermercato: chi entra per fare la spesa non ha un legame con l'altra persona che si trova lì e per questo si parla di non luogo, mentre chi ci lavora vive con l'altro un rapporto di amicizia e di lavoro e dunque per lui è un luogo. "Non sono nozioni empiriche immutabili perché quello che può essere un luogo per alcuni, non lo è per altri e viceversa. La definizione non è così netta e questo può essere uno strumento per studiare le relazioni sociali" ha proseguito lo studioso.
Michela Mauri