Calolzio: le emozioni di un trapiantato di cuore e dei sanitari a confronto, con l’Aido

Parlare di trapianti di organi non è solo parlare di medicina. Significa anche parlare di emozioni: quelle di chi vive in lista d'attesa, aspettando un "pezzo di ricambio", quelle dei famigliari delle vittime che sono travolti dal lutto e dal dolore, quelle delle equipe sanitarie alle prese con una corsa contro il tempo.

Sabrina Baggioli

Di tutto questo si è parlato venerdì sera grazie ad un incontro organizzato dall'Aido di Calolziocorte.
Tra gli ospiti era presente anche Sabina Baggioli, Coordinatrice del Gruppo Nazionale Infermieri della Rete Donazione e trapianto del Centro Nazionale Trapianti. "Nel reparto di rianimazione il nostro primo obiettivo è salvare la vita al paziente. Purtroppo non sempre ci riusciamo e allora il nostro obiettivo cambia, diventa quello di salvare la vita ad altri pazienti, quelli che si trovano in lista d'attesa e che hanno bisogno di un trapianto per continuare a vivere" ha spiegato. "Nel caso di un potenziale donatore, la prima cosa da fare è verificare se in vita abbia espresso le proprie volontà. Se non è così, ci rivolgiamo ai parenti. Non chiediamo loro "l'autorizzazione" alla donazione degli organi ma la "non opposizione". Può sembrare una formalità ma non è assolutamente così, soprattutto dal punto di vista psicologico. Il coinvolgimento dei famigliari è indispensabile, durante tutto il ricovero: si deve creare una vera e propria alleanza terapeutiche".
I parenti vengono coinvolti anche quando il donatore si è già espresso favorevolmente in vita: "Non vengono certo lasciati in un angolo, stanno vivendo un difficilissimo e non dobbiamo dimenticarcelo" ha sottolineato il dott. Cristiano Martini, già direttore del Dipartimento Neuroscienze, servizio Anestesia e Neurorianimazione dell'ospedale Manzoni.

Il dr. Cristiano Martini

Quando "scatta" la macchina della donazione, è una corsa contro il tempo. "Per noi sanitari - ha continuato Sabina Baggioli - di fronte alla morte di un paziente, che è una sconfitta dolorosa anche per noi - sapere che possiamo ancora salvare vite umane anche in un momento così faticoso è una grande spinta, ci permette di affrontare le mille incombenze con una grande forza interiore, gestendo al contempo tutti i complessi passaggi medici quanto di accompagnare gli amici, i famigliari, i genitori in un momento di profondo dolore". E' stato il calolziese Alberto Frigerio a raccontare l'altra faccia della medaglia, quella di chi ha passato mesi in ospedale sapendo che non ne sarebbe uscito se non si fosse trovato un donatore. Un'esperienza intensa che riesce a ripercorrere con entusiasmo giovanile: "Mi chiamo Alberto ed ho il cuore di un ragazzo napoletano" è stato l'incipit del suo racconto, che giornalmente porta nelle classi di tutta la provincia di Lecco per raccontare agli alunni cosa significa donare. "Voglio fare capire cosa significa vivere ad un passo dalla morte, con una sola speranza: ricevere una donazione".
Alberto per anni ha convissuto con un cuore matto ed è arrivato sulla soglia dell'aldilà, finendo ricoverato all'ospedale di Bergamo nell'attesa, durata mesi, che i medici gli dessero una sola buona notizia: "C'è un donatore... stasera ti operiamo...".
"Durante i miei ricoveri ho visto ragazzini aggrapparsi alla vita, ma purtroppo li ho visti anche morire. Come Stefano che aveva solo 11 anni. O come Robertino, che ne aveva 12: lo ricordo ancora oggi che gioca nei corridoi dell'ospedale con il fratellino e dietro di loro la mamma che non lo lasciava un attimo...".

Alberto Frigerio

La storia di Alberto è invece una storia di speranza: "Ai giovani che incontro lo ripeto in continuazione: non bisogna mai arrendersi, abbiamo sempre la possibilità di ripartire. Quando racconto la mia esperienza dimostrano una sensibilità inimmaginabile, che mi lascia sempre senza parole". C'è ancora tanto da fare. Nell'ultimo anno in Italia ci sono stati 4000 trapianti, grazie a 1434 donatori. Ma, purtroppo, ci sono ancora 8500 persone in lista d'attesa. Purtroppo non tutti hanno la fortuna di sopravvivere: circa 400 cittadini all'anno si spengono senza vedere realizzata la speranza di ricevere la donazione che avrebbe potuto salvargli la vita. L'Aido di Calolziocorte, guidato da Beppe Bosisio, invita tutti i cittadini a partecipare al concerto dell'ensemble Spirabilia che si terrà domenica 22 aprile alle ore 21.00 nella chiesetta di Lourdes a Calolzio, di fianco alla chiesa Arcipresbiterale.
P.V.
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