L’inglese che viaggiò anche a Lecco nel libro di Gianluca Barneschi
Torna attuale, alla vigilia del 25 aprile, anniversario della Liberazione, il libro storico di Gianluca Barneschi “L’inglese che viaggiò con il Re e Badoglio – Le missioni dell’agente speciale Dick Mallaby”. Il libro è stato presentato alla fine dello scorso dicembre, a Milano.
Gianluca Barneschi è un avvocato romano di 58 anni, già noto per il suo primo libro “Balvano 1944”, pubblicato dopo 11 anni di ricerche, che ha rivelato i segreti del più tragico incidente ferroviario della storia mondiale, avvenuto appunto a Balvano, Comune della Basilicata, nel 1944.
La prima missione segreta dell’agente Dick era avvenuta con uno sfortunato lancio di paracadute, terminato nelle acque del Lario, sul ramo comasco, nell’agosto 1943. Era una serata di luna piena e il paracadutista fu avvistato casualmente da Domenico Aquilini che, dal balcone della sua abitazione, a Carate Urio, vide l’arrivo dal cielo del parà, dando subito l’allarme, ovviamente non conoscendo se si trattasse di persona amica o nemica.
La vicenda lecchese è, invece, del febbraio 1945. Il gruppo protagonista della missione segreta, era formato da quattro persone e vedeva l’agente inglese nel ruolo di capo, affiancato da un radiotelegrafista pure inglese; era poi composto da due sacerdoti italiani, don Giovanni Barbareschi, ben noto nella vicende della Resistenza, e di un altro prete appartenente alle Fiamme Verdi, don Mario Zanin, di Padova. I quattro, che avevano varcato clandestinamente il confine svizzero verso l’Italia, attraverso la Val Cavargna, giunti sulla riva del lago di Como, a Menaggio, avevano traghettato a Varenna, a bordo di una barca a noleggio. A Varenna ebbero inizio i primi seri problemi operativi, in quanto non fu possibile trovare un automobile ed allora raggiunsero Lecco a bordo di un autocarro.
Per quanto riguarda il capo missione Dick ebbe inizio una serie di controverse vicende, in quanto al cospetto del comandante delle Brigate Nere di Como, parlò di un messaggio segreto da consegnare al generale Graziani e per questo venne portato a Milano. La ricostruzione storica di Gianluca Barneschi segue, quindi, le sempre più sorprendenti vicende dell’agente segreto, che finisce anche in una villa sul lago di Garda, dove c’è il quartier generale di Graziani. Esce, invece, di scena l’agente segreto n. 2, il marconista o telegrafista, contrassegnato dal nome in codice Anselmo.
Nel libro di Gianluca Barneschi, l’autore ringrazia Franco Morosini, lecchese di Pescarenico, ore residente a Triuggio. Già giovanissimo operatore televisivo presso gli studi di TSL, in Lecco. Morosini ed attualmente tecnico dell’alta frequenza presso Radio 24 di Milano. E’ Morosini che è riuscito a rintracciare una testimone oculare della prima cattura dell’agente Dick, avvenuta a Carate Urio. Una testimonianza, ha scritto Gianluca Barneschi, con nitidi e rilevanti ricordi. Chissà che non escano nitidi e rilevanti ricordi anche per Anselmo!
Gianluca Barneschi è un avvocato romano di 58 anni, già noto per il suo primo libro “Balvano 1944”, pubblicato dopo 11 anni di ricerche, che ha rivelato i segreti del più tragico incidente ferroviario della storia mondiale, avvenuto appunto a Balvano, Comune della Basilicata, nel 1944.
Gianluca Barneschi
“L’inglese che viaggiò con il Re e con Badoglio”, nella sua seconda missione segreta in Alta Lombardia, è passato da Lecco, un passaggio iniziato nella serata del 14 febbraio 1945, che tocca un capitolo ancora controverso ed in parte oscuro, nel periodo più tragico dell’occupazione nazista e nei mesi più difficili ed eroici della Lotta di Liberazione.La prima missione segreta dell’agente Dick era avvenuta con uno sfortunato lancio di paracadute, terminato nelle acque del Lario, sul ramo comasco, nell’agosto 1943. Era una serata di luna piena e il paracadutista fu avvistato casualmente da Domenico Aquilini che, dal balcone della sua abitazione, a Carate Urio, vide l’arrivo dal cielo del parà, dando subito l’allarme, ovviamente non conoscendo se si trattasse di persona amica o nemica.
La vicenda lecchese è, invece, del febbraio 1945. Il gruppo protagonista della missione segreta, era formato da quattro persone e vedeva l’agente inglese nel ruolo di capo, affiancato da un radiotelegrafista pure inglese; era poi composto da due sacerdoti italiani, don Giovanni Barbareschi, ben noto nella vicende della Resistenza, e di un altro prete appartenente alle Fiamme Verdi, don Mario Zanin, di Padova. I quattro, che avevano varcato clandestinamente il confine svizzero verso l’Italia, attraverso la Val Cavargna, giunti sulla riva del lago di Como, a Menaggio, avevano traghettato a Varenna, a bordo di una barca a noleggio. A Varenna ebbero inizio i primi seri problemi operativi, in quanto non fu possibile trovare un automobile ed allora raggiunsero Lecco a bordo di un autocarro.
La copertina del libro
Giunti a Lecco e fermatisi in una locanda per rifocillarsi, probabilmente per la segnalazione di un occasionale compagno di viaggio o di un avventore improvvisamente allontanatosi, irruppe nel locale una pattuglia delle Brigate Nere, per controllo documenti. Il quartetto venne portato alla caserma delle Brigate Nere di Lecco e sottoposto ad ulteriori controlli. La situazione era divenuta molto critica perché Mallaby correva il duplice rischio di essere smascherato e riconosciuto come il paracadutista che qualche tempo prima si era trovato nella stessa zona e che era riuscito a farla franca per vicende che sarebbe troppo lungo ricordare. I quattro stavano per essere sistemati in celle separate, quando un allarme aereo provocò generale confusione nella quale don Zanin riuscì a scappare. Avrebbe poi trovano ricovero presso la casa dei religiosi Guanelliani di via Amendola al Caleotto, stando ad una possibile ricostruzione ambientale, sulla base di quanto scritto nel libro uscito a Padova nel giugno 1987, su don Mario Zanin “curato da Alessandro Baldan e dedicato al coraggioso prete veneto impegnato nella Resistenza, arrestato a Lecco e poi riuscito ad evadere”.Per quanto riguarda il capo missione Dick ebbe inizio una serie di controverse vicende, in quanto al cospetto del comandante delle Brigate Nere di Como, parlò di un messaggio segreto da consegnare al generale Graziani e per questo venne portato a Milano. La ricostruzione storica di Gianluca Barneschi segue, quindi, le sempre più sorprendenti vicende dell’agente segreto, che finisce anche in una villa sul lago di Garda, dove c’è il quartier generale di Graziani. Esce, invece, di scena l’agente segreto n. 2, il marconista o telegrafista, contrassegnato dal nome in codice Anselmo.
Bruno Giovanni Lonati, al centro alla presentazione del suo libro
Ecco la domanda principale che si pone al termine della lettura dell’interessante libro dell’avvocato romano; “dove è finito il secondo agente inglese?” Giovanni Bruno Lonati, autore del libro “Quel 28 aprile”, ha indicato più volte, arrivando anche nella zona, la presenza di una base operativa del servizio segreto inglese, a Brunate sulla collina sopra Como. La villetta era il riferimento organizzativo di tutti gli agenti segreti britannici operanti in quel periodo in Alta Lombardia. Come è noto, Lonati, nel suo libro, scrive di una conclusione completamente diversa da quella indicata dalla storia contemporanea sulla fine di Benito Mussolini: il duce sarebbe stato colpito mortalmente da un agente del servizio segreto britannico, e non da partigiani italiani. Lonati, classe 1921, comandante di formazioni partigiani, è deceduto nel novembre 2015. Il suo libro “Quel 28 aprile – Mussolini e Claretta: la verità” è stato, dopo la sua scomparsa, ristampato dall’Editrice Ugo Mursia di Milano. La prima stesura del testo risale al 1981 quando Lonati si trovava, per ragioni di lavoro, ad Introbio, Comune della Valsassina vicino a Lecco.Nel libro di Gianluca Barneschi, l’autore ringrazia Franco Morosini, lecchese di Pescarenico, ore residente a Triuggio. Già giovanissimo operatore televisivo presso gli studi di TSL, in Lecco. Morosini ed attualmente tecnico dell’alta frequenza presso Radio 24 di Milano. E’ Morosini che è riuscito a rintracciare una testimone oculare della prima cattura dell’agente Dick, avvenuta a Carate Urio. Una testimonianza, ha scritto Gianluca Barneschi, con nitidi e rilevanti ricordi. Chissà che non escano nitidi e rilevanti ricordi anche per Anselmo!
Aloisio Bonfanti